Lulù

Lulù
Lulù

Dopo aver diretto le pellicole per le quali verrà perlopiù ricordato (Goto, I Racconti Immorali, La Bestia, Interno Di Un Convento), Walerian Borowczyk apre gli '80 con l'adattamento dei drammi di Wedekind, Lo Spirito Della Terra e Il Vaso Di Pandora. Non ci arriva per primo, nel '28 infatti Georg Willhelm Pabst dirige il suo Il Vaso Di Pandora e a metà degli anni '30 Alban Berg compone l'opera Lulù. Il regista polacco ci mette del suo caratterizzando in modo peculiare (e un filo grottesco) i testi di Wedekind, e permettendosi pure il lusso arbitrario di espungere a pie' pari una sezione mediana della vicenda, saltando (per necessità di sintesi narrativa) direttamente al finale. La storia è quella di una giovane donna la cui identità cambia col trascorrere della sua vita. Salvata dalla strada dal dottor Schoen, Lulù viene data in sposa ad un attempato riccone. Questi muore di crepacuore quando sorprende la donna ad amoreggiare con un pittore bohemienne. Ereditato il capitale del marito defunto, si risposa col pittore, il quale si suicida quando viene a sapere della tresca tra Lulù e il dottor Schoen, una liaison mai sopita sin da quando si sono conosciuti. Morto il pittore, è proprio Schoen a prenderla in moglie, quasi costretto dal rapporto morboso che li lega. Sarà Lulù ad ucciderlo quando, in un eccesso d'ira per aver sorpreso la moglie insieme al figlio, Schoen cercherà di costringere Lulù a togliersi la vita. Per tutta risposta la donna rivolgerà invece la rivoltella verso Schoen scaricandogli addosso parecchi colpi. Qui avviene il taglio di Borowczyk, che non ci mostra l'immediata punizione dell'assassina, ma ce la restituisce molti anni dopo quando, ridotta in condizioni di indigenza, mantiene il figlio di Schoen e un barbone facendo la prostituta a Piccadilly Circus. - SPOILER: Una sera come tante porta in casa l'ennesimo cliente, che purtroppo si rivela essere addirittura Jack lo Squartatore. Questi le apre l'intestino a colpi di bisturi ponendo fine ad una vita tumultuosa.

Per interpretare Lulù Borowczyk sceglie Anne Bennent, ragazza prodigio di origini svizzere. All'epoca del film la Bennent pare avesse 16 anni, ed il suo fisico acerbo li dimostra tutti, rendendo Lulù un personaggio terribilmente malizioso, lolitesco e disturbante, perché assomma in sé tanto la fanciullezza capricciosa quanto una femminilità lussuriosa. Ancora più estrema la scelta di assegnare il ruolo del dottor Schoen al vero padre della Bennent, Hans Jurgen Schatz. Sebbene tra i due personaggi in scena non ci siano scene erotiche esplicite, la tensione sessuale è costante, ed anche solo i dialoghi che padre e figlia devono recitare hanno un retrogusto imbarazzante sapendo quale è il legame di parentela vigente. Un po' come Kubrick che optò per i coniugi Kidman-Cruise per la coppia di Eyes Wide Shut, Borowczyk si assume il rischio di scegliere un padre ed una figlia per incarnare un rapporto che in effetti qualcosa di incestuoso lo ha. Quando Schoen raccoglie letteralmente dalla strada Lulù, lei è poco più che una bambina ed egli ne è un tutore paterno; Borowczyk cerca di riprodurre in background, subliminalmente, questo legame, affidandolo al richiamo fisiologico del sangue tra la Bennent e Schatz. Lulù è un personaggio femminile di rottura, ninfomane e scostumata per i più conservatori, animata da un genuino anelito di libertà ed anarchia per i più progressisti, un prototipo di femminista, di donna sessualmente emancipata, di incoercibile spirito libero che, anziché piegarsi alle gabbie dorate nelle quali tutti vorrebberlo rinchiuderlo, sprigiona un energia di morte che annienta ogni ostacolo si frapponga tra esso e la libertà. Solo una potenza quasi sovrannaturale come Jack potrà infine averne ragione.

Michele Placido - che da qui in poi collaborerà con Borowczyk - interpreta il pittore, un ruolo breve ma convincente, mentre più inquietante è la figura di una contessa lesbica che si innamora perdutamente di Lulù (arrivando addirittura a nascondersi nella sua casa per spiarla) e che ritroverà poi l'amata nei sobborghi londinesi poco prima di essere uccisa. Nel tentativo di difenderla dal suo assassino, anche la contessa farà la stessa fine, sbudellata. Una scena intensa e con rapidissimi dettagli gore che Borowczyk non risparmia allo spettatore (mediante fugaci inquadrature delle interiora). L'universo che ruota attorno a Lulù è di un cinismo disarmante, ma del resto la stessa Lulù non si fa scrupolo di camminare sui cadaveri pur di affermare la propria volontà di potenza. Date le sue caratteristiche, si è parlato di Lulù come della quarta donna (presunta) "immorale" di Borowczyk, facendo riferimento alla pellicola del '79 immediatamente precedente a questa. Rispetto ad altri suoi titoli l'erotismo è meno accentuato, o comunque meno esplicito, perlopiù affidato ai frequenti nudi frontali integrali della Bennent (e ad un paio di scene pure accorciate dalla censura, per portare il divieto dai 18 ai 14 anni). Al solito, squisite le scenografie e i costumi, elementi importantissimi in un film girato esclusivamente in interni.

Trailer ufficiale

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