L’Ultima Donna Sulla Terra

L’Ultima Donna Sulla Terra
L’Ultima Donna Sulla Terra

Maestro indiscusso del cinema exploitation, ovvero pochi mezzi, massimo sforzo, quasi sempre ottimo risultato, Roger Corman, il regista per eccellenza della trasposizioni dei racconti di Edgar Allan Poe, nel 1960 gira una pellicola vistosamente debitrice di The World, The Flesh And The Devil, uscito l'anno prima (La Fine Del Mondo, da noi). Soggetto praticamente identico, dei sopravvissuti inconsapevoli ad un disastro apocalittico si ritrovano ad essere gli unici abitanti del mondo. Si tratta di un trio, due uomini accompagnati da una donna capace di far innamorare entrambi. Corman gira l'intero film in due settimane, a Porto Rico, praticamente a costo zero, poiché gli bastano tre attori (uno dei quali è anche lo sceneggiatore del film), delle location temporaneamente deserte, e la musica curata da Ronald Stein. Una povertà di mezzi che strategicamente si trasforma in una cifra stilistica riconoscibile.

Harlod è un uomo d'affari che da una vita naviga borderline tra legalità e illeciti, il suo fido avvocato Martin lo assiste in ogni grana, sempre più malvolentieri però. C'è poi Evelyn, bellissima moglie di Harold, "posseduta" dall'uomo ma forse mai veramente amata. In vacanza a Porto Rico i tre trascorrono il tempo a suon di giochi d'azzardo e immersioni subacque, quando, all'indomani dell'ennesima immersione, scoprono che una desolazione inspiegabile ha colpito la zona. Tutti gli uomini sono riversi a terra, cadaveri, come soffocati, ed in effetti inizialmente l'aria è quasi irrespirabile. Sull'isola non c'è più alcuna traccia di vita. I tre si sistemano presso una villa piena di cibo, alcol e comfort ma, col passare dei giorni, la convivenza si fa sempre più complicata, vista l'arroganza di Harold e il flirt nato nel frattempo tra Martin e Evelyn. Le ostilità vengono allo scoperto, e Harold e Martin diventano l'un l'altro nemici, mentre paradossalmente un mondo silenzioso ed in putrefazione assiste distrattamente alle loro futili zuffe.

Siamo nel 1960, l'attendibilità scientifica è quella che è, e per altro credo che a Corman importasse pochissimo di rispettare una qualche verosmiglianza di questo tipo. Il disastro post atomico è suggerito, ipotizzato, ma neanche esplicitato; è successo "qualcosa" che ha posto fine al genere umano e sta facendo marcire la Natura, sostanzialmente un pretesto per lasciare da soli i tre personaggi della storia e far scattare le dinamiche interne a questo trio obbligato. Anziché dei novelli Adamo ed Eva, qui abbiamo Caino, Abele ed Eva nel mezzo. Harold e Martin in particolare vivono una situazione speculare e rovesciata rispetto a quella di Al Pacino e Sean Penn in Carlito's Way. Lì avevamo un boss vecchia scuola che dopo l'ennesima galera decide di cambiar vita e dare un taglio al crimine che lo ha accompagnato da sempre, mentre il suo avvocato scivola progressivamente nella violenza e nel malaffare; qui è Martin, l'avvocato, a pentirsi di aver salvato troppe volte la baracca di Harold, che invece continua imperterrito a prendere la vita come un suo bene di proprietà personale con tutto ciò che contiene, soldi, potere, donne, le vite degli altri. La follia della situazione nasce dal contesto in cui i personaggi sono immersi, un limbo che si frappone tra la fine di tutto ed un nuovo inizio. Evelyn con i suoi uomini potrebbe ripopolare la Terra, avviare un nuovo ciclo, ma le polarità che si frappongono sono talmente incompatibili che la soluzione può essere una ed una sola soltanto: l'eliminazione del più debole. - SPOILER: dopo un rocambolesco inseguimento pieno di sganassoni e capitomboli, Harold riesce a ferire mortalmente Martin, che muore in una chiesa tra le braccia di Evelyn. Harold, minimamente toccato dall'accaduto, invita Evelyn a ripartire da zero, ed Evelyn, quasi senza batter ciglio, segue Harold, come ha sempre fatto da una vita a questa parte, nonostante appena pochi minuti prima avesse quasi implorato Martin di fuggire assieme lontano dal suo terribile padrone.

Corman veicola un messaggio di ineluttabilità della violenza e della sopraffazione. Anche di fronte al nulla post atomico la natura umana rimane immutata, impermeabile; se anche tutto ricominciasse da capo sarebbe destinato a finire sempre nel medesimo modo, come accade per i criceti costretti in una ruota girevole. Una sorta di tortura eterna degna di un girone infernale dantesco. Il film è libero da copyright, appartiene al cosiddetto "pubblico dominio", tant'è che ne esistono diverse edizione per il mercato homevideo. Il set e gli spiccioli del budget che Corman riuscì persino a risparmiare furono riutilizzati per il film La Creatura Del Mare Fantasma (1961), avente lo stesso cast tecnico ed artistico de L'Ultima Donna Sulla Terra. L'avvenente Betsy Jones-Moreland è stata un'attrice feticcio di Corman, apparsa con ruoli minori in diverse sue produzioni, per poi lavorare prevalentemente in tv negli anni '70.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica