Tratto dal romanzo omonimo di Georges Simenon (1953), l'adattamento per lo schermo di Cédric Kahn rimane per buona parte fedele alle pagine del libro, riservandosi qualche licenza poetica (assai più nera rispetto a Simenon) solo in pochi, significativi frangenti. Avvocato lei (Carole Bouquet), impiegato in una società di assicurazioni lui (Jean-Pierre Darroussin), il ménage matrimoniale di Hélène e Antoine sembra duramente provato da anni di incomprensioni e frustrazioni. L'uomo subisce il carattere forte e decisionista di lei, ponendosi in una condizione di sudditanza psicologica dalla quale cerca di evadere bevendo a più non posso. Un viaggio estivo li unisce, dovendo andare a riprendere i figli presso una colonia. Ma tutto andrà storto. Dopo diverse birre e alcuni whisky doppi, i due iniziano la consueta schermaglia; all'ennesima sosta di Antoine ad un bar, Hélène abbandona l'auto per proseguire con il primo treno. Antoine prova a ritrovarla ma la sua ricerca fallisce. Trascorre così una nottata ubriacandosi, in compagnia di un altro avventore di un locale.
- SPOILER: il suo compagno di bevute (Vincent Deniard) si rivelerà essere un evaso che Antoine finirà per assassinare (dapprima colpendolo con il crick poi investendolo con l'auto) per non rimanerne ucciso a sua volta. Poi scoprirà che Hélène è stata aggredita in treno, la raggiungerà in ospedale dove verrà a sapere che oltre alla rapina ha subito anche uno stupro. L'aggressore era proprio l'evaso. Quando Hélène lascia l'ospedale, la coppia si dirige finalmente dai figli, cercando di rielaborare in chiave costruttiva quanto accaduto, in funzione del loro rapporto.
Simenon analizza la dinamica tra marito e moglie allorquando il carattere dominante non è quello maschile e a corollario pone idealmente domande su come sia possibile mantenere tale rapporto sano e duraturo, se lasciando esplodere o implodere le tensioni, come vadano suddivise le "colpe", come siano recuperabili gli errori. Tutte tematiche ampiamente presenti nel film di Kahn, affidate tanto ad una sceneggiatura acuta e sottile quanto all'interpretazione dei due protagonisti, entrambi ottimi attori, con l'obbiettivo ininterrottamente puntato addosso. Il film è fatto di dialoghi e riflessioni ma anche di molti silenzi e di sguardi persi nel vuoto, in particolar modo quelli del progressivamente sempre più allucinato Darroussin, che nell'arco di poche ore di buio sperimenta discesa all'inferno e ritorno. Luci Nella Notte (traduzione di Feux Rouges, le luci rosse, che poi sarebbero quelle dei locali che lungo la strada attraggono Antoine) ha uno stile narrativo rarefatto, dilatato. L'impiegatino mite e penoso penetra passo dopo passo in un mondo onirico, le sue risposte livorose e amareggiate alla moglie ne tradiscono l'impossibilità di combattere ad armi pari, così come il suo continuo mentire riguardo all'alcolismo e ad un rapporto fatto oramai più di ostilità che di amore. Il sogno si tramuta in incubo. Anche per accentuare questa discesa Kahn esaspera l'incontro con l'evaso. La scena nel bosco è la più violenta di tutta la pellicola. Molto intenso anche l'incontro con Hélène all'ospedale, è lì che Antoine scopre cosa veramente ha subito sua moglie e per colpa di chi. Decide quindi di aprirsi completamente e confessare ogni sua fragilità, compresa la paura del futuro e di come il ricordo di quegli eventi potranno distruggere definitivamente il loro rapporto. Ciò nonostante, Hélène tiene salde ancora una volta le redini, lo invita a smettere di parlare e a vivere con fiducia il domani.
Il finale risolve in chiave tutto sommato positiva, anche se le basi su cui poggia la realtà di Antoine e Hélène sono fragilissime e possono franare da un momento all'altro. Spicca in particolare l'interrogatorio di Antoine da parte dell'ispettore di Polizia (Jean-Pierre Gos). Nel film le indagini non riescono a collegare direttamente Antoine all'evaso, anche se il sospetto c'è, nel libro invece Antoine (che poi è un americano di nome Steve) viene identificato assieme all'evaso e messo a confronto dalla Polizia. Davanti alla sua confessione verrà però lasciato andare, in un atto di benevola comprensione da parte delle Autorità. Il legame che si instaura tra l'impiegato e l'ex galeotto è malevolo, poiché sulle prime Antoine si riflette in quell'uomo ardito e possente, leggendovi tutto il coraggio e la libertà che lui non è mai riuscito a prendersi. L'evaso ha abbattuto addirittura la Legge, Antoine non sa scardinare nemmeno il giogo della moglie. Questa visione accecante però lascerà presto il passo ad una realtà assai più prosaica, fatta di violenza e sopraffazione. Luci Nella Notte cattura soprattutto per il suo incedere atipico, fato di immagini ripetitive, ipnotiche (la strada di notte illuminata dai fari dell'auto), la quasi assenza di musica, la fissità della recitazione dei personaggi, piccole pennellate sempre a fuoco che danno un'immagine d'insieme ottenuta per sottrazione anziché per saturazione. Al termine, nonostante un finale moderatamente lieto, rimane una discreta inquietudine addosso.