Locked In è un thriller del 2023 da serata divano Netflix, la sua perfetta collocazione è quella, un film senza infamia e senza lode che ha dei buoni spunti, una regia tutto sommato solida anche se priva della qualsivoglia minima personalità e tuttavia cade su alcuni elementi topici come la costruzione dei personaggi ed una seconda parte che si rivela nettamente inferiore della prima. La vicenda è piuttosto frequentata nel genere tresca amorosa, con la giovane Lina (Rose Williams) che viene adottata dalla famosa attrice hollywoodiana Katherine (Famke Janssen), vecchia amica della madre quando era in vita, e oramai un po' decaduta. Il suo figliastro Jamie (Finn Cole) eredita l'intero patrimonio alla morte del padre, compreso un maniero spettacolare dove vive la famiglia. Lina cresce il ragazzino, epilettico e malaticcio, e strada facendo ne diventa amante oltre che badante, fino a sposarlo. I rapporti di forza si rovesciano, la signora del maniero diventa Lina e Katherine si sente ospite in casa propria. A complicare il tutto sopraggiunge il medico di Jamie, Robert (Alex Hassell), visibilmente più preoccupato per il corpo di Lina che per quello di Jamie. La trama ci viene narrata in forma di flashback poiché tutto comincia dal ricovero e la conseguente fisioterapia in ospedale di Katherine, investita e ridotta in fin di vita. E prima di lei è morto Jamie. La situazione è torbida ma di presunti colpevoli non ce ne sono troppi da individuare, il cerchio si restringe sostanzialmente a due. Pare volersene pervicacemente occupare l'infermiera neurologica MacKenzie (Anna Friel), che segue Katherine nella sua riabilitazione.
Proprio questo è uno degli aspetti meno convincenti di Locked In, l'invadenza della MacKenzie che si scopre signora in giallo e tempesta Lina di domande e irruzioni nella sua privacy, come fosse la cosa più normale del mondo. La ragazza non solo non le respinge al mittente come farebbe una persona nella realtà, ma ne rimane sempre più schiacciata. Questo mi porta al secondo problema del film, l'aria perennemente da canino bastonato dipinta sul volto di Rose Williams. Nonostante delle fattezze che ricordano da vicino la nostra Martina Stella (in versione meno glamour), la Williams è un pulcino bagnato con la lacrima ponta e il capello arruffato (ma con il trucco sostanzialmente sempre in ordine) che rimbalza dalla condizione di vittima a quella di carnefice. Riesce difficile per lo spettatore empatizzare con lei, anche se forse dovrebbe. Il Dr. Robert Lawrence ha l'aria losca sin dal primo fotogramma e la costruzione della sua seduzione non risulta particolarmente sottile. Terribile il dialogo sulla nuova jeep fiammante nel quale ha la stessa innocenza di un capo del narcotraffico colombiano. Soggetto e sceneggiatura sono stati scritti da Rowan Joffé, figlio di quel Roland regista di capolavori assoluti come Urla Del Silenzio e Mission, decisamente il sangue di padre in figlio sembra essersi annacquato.
Di buono Locked In ha la fotografia, la bella location britannica e quell'aria da feuilletton, da romanzo d'appendice ottocentesco nel quale grandi passioni albergano in personaggi ingombranti, residenti in grandi castelli nei quali tutto è esasperato, enfatico, retorico ed alla fine qualcuno muore per amore. Locked In potrebbe tranquillamente essere trasposto nell'Inghilterra vittoriana ma il suo giocare con la contemporaneità lo rende interessante. Ci sarebbe potuto essere molto più erotismo, alla maniera di una Lady Chatterley, ma il doverlo mantenere un prodotto spendibile per famiglie su Netflix lo ancora ad una assoluta castità, preferendo semmai qualche cupezza e qualche momento di violenza in più alle nudità a buon mercato. Il titolo si riferisce alla condizione patologica di Katherine, costretta nella rigidità di un corpo indirettamente proporzionale alla sua lucidità cognitiva, la donna è costretta, "rinchiusa" in se stessa anche se perfettamente cosciente. Ed è la stessa condizione di Lina e Jamie, incatenati nel loro maniero dorato e decadente, senza possibilità di avere alcun contatto con un mondo reale che li tenta e li scoraggia al contempo.