L’Ispettore Martin Ha Teso La Trappola

L’Ispettore Martin Ha Teso La Trappola
L’Ispettore Martin Ha Teso La Trappola

Quando ero bambino i miei genitori guardavano in tv le commedia americane con Walter Matthau, sono cresciuto convinto che l'attore fosse quello dei film in coppia con Jack Lemmon, delle produzioni di Billy Wilder, degli episodi dove una moglie petulante ed appiccicosa lo ossessiona e lui da bravo misogino fa tutte le facce buffe di questo mondo. Solo grandicello ho scoperto che Matthau era anche quello degli stropicciatissimi polizieschi degli anni '70 (oltre agli western del decennio precedente). Nonostante quel suo fisico slanciato ma un po' goffo e molleggiato alla Pippo, nonostante le espressioni rugose e sempre venate di sarcasmo, nonostante un modo di porsi piuttosto lontano dall'ispettore Callaghan, Matthau è stato un credibilissimo e genuino tutore della Legge, anche se sui generis quanto a deonotologia professionale e umanità. L'Ispettore Martin Ha Teso La Trappola è una di queste battaglie campali di Matthau contro il crimine.

A San Francisco un pazzo fa una strage su di un autobus di linea. Tra i morti ammazzati c'è un poliziotto, il collega del sergente Jack Martin (Matthau). Stava seguendo qualcuno; perché, se era ufficialmente in "malattia"? Martin inizia le sue indagini personali a ritroso, immergendosi sempre più in profondità in una città ed in una società che hanno perso la bussola, i valori, il controllo, la cognizione di sé. E' un mondo amaro, perverso, fragile e nichilista quello che Martin deve attraversare. Lo spalleggia il suo nuovo collega Leo Larsen (Bruce Dern), mentre il Distretto rema contro. - SPOILER: Evans, il collega morto, stava indagando su un vecchio caso irrisolto di Martin, un omicidio che aveva dato il tormento al sergente e che torna a riproporsi a due anni di distanza. Martin dovrà nuovamente affrontare il faccendiere Henry Camerero, uxoricida e pederasta a piede libero.

Le atmosfere ed i personaggi di questa America del 1973 filmata da Stuart Rosenberg sono splendidi. The Laughing Policeman (questo il titolo originale, dovuto all'espressione sorniona di Matthau, sempre preso a ruminare qualcosa mentre riflette) è ben altro che un "semplice" poliziesco, contiene elementi di verità quasi documentaristica. Nei suoi 112 minuti di durata mette sul piatto di tutto, violenza, droga, costumi sessuali in evoluzione, rapporti familiari complicati, minati da un lavoro - quello del poliziotto - che inaridisce progressivamente chi lo compie giorno dopo giorno, sempre in mezzo alla feccia e alla morte. Matthau ha a che fare con criminali di piccolo cabotaggio, informatori laidi, avvocati che proteggono i potenti, affaristi che vivono doppie e triple vite, colleghi che stanno sulla strada tutti i giorni e mangiano schifezze messicane nei retrobottega, comunità nere sul piede di guerra, hare krishna in cerca di proselitismo. Il figlio di Martin frequenta locali porno dove nere giumente super corazzate tengono show bollenti, magari proprio mentre Martin deve interrogarne il proprietario. Le false piste sono ovunque, Larsen è uno che parla troppo e spesso sbaglia strada per faciloneria, ma è anche un tipo generoso. Martin però deve pensare, riflettere, capire e deve risolvere una volta per tutte quel maledetto brutto affare di Henry Camerero.

Stupenda la fotografia, eccellenti le interpretazioni attoriali, ottima la musica, che cambia registro continuamente, sottolineando al meglio ogni diverso momento del film. Il caso dell'ispettore Martin è complesso ed articolato, ed ogni nuovo indizio apre ulteriori scenari, fino al concitato finale, che fa il pari con l'esplosivo inizio, un incipit magistrale che incolla immediatamente allo schermo e ci obbliga a vedere ogni fotogramma del film senza soluzione di continuità. Un puzzle articolato e in divenire che porta a livelli esponenziali la tensione ed il senso di minaccia incombente. Colpisce il ritratto di quegli anni, popolati da persone che hanno smarrito il senso di comunità e vivono come automi per le strade, ognuno indaffarato nel proprio micromondo, mentre tutto intorno la gente muore, si droga o vende il proprio corpo. All'insegna del verismo estremo anche il tentativo di salvataggio in ospedale di una delle vittime della sparatoria iniziale, davvero un brandello di medical drama inserito di prepotenza dentro la cornice del poliziesco. Originariamente la storia aveva luogo a Stoccolma, trattandosi di un romanzo scritto da Maj Sjöwall e Per Wahlöö, autori della serie riguardante il detective Martin Beck (divenuto Jack Martin nel film). Golem ha pubblicato l'ottimo dvd italiano del film, sbagliando pero l'articolo determinativo della trappola.

Trailer ufficiale

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