Morandini distrugge Liquirizia etichettandolo come apice di "volgarità" (ah, sai che novità). Marco Giusti su Stracult lo idolatra come un capolavoro anticipatore e incompreso. Molto modestamente, per i miei gusti, la verità la metto nel mezzo. Liquirizia non è né una ciofeca né un megacult. Dalla sua ha un cast incredibile che va da Magalli a Cannavale, da Teocoli a Eros Pagni, da Ricky Gianco a Christian De Sica, passando per Barbara Bouchet, Carmen Russo, Jenny Tamburi (e Jimmy il Fenomeno). Un caravanserraglio mica da ridere. Si narra di giovani scolaresche, liceali contro ragionieri, con vaghissimo accenno di differenza di censo e classe, e molto disimpegno. Il pretesto è uno spettacolo teatrale nel quale le due squadre si fronteggiano. "Uno spaccato di goliardia liceale nel quale scherzi di cattivo gusto, trivialità e situazioni talvolta grottesche sfociano quasi nell'eccesso" dice Wikipedia, che fotografa perfettamente la situazione. Tutto però è estremamente concitato, verboso e frazionato, pare sempre che debba succedere il finimondo, tutto è accennato ma poi va morir lì, interrotto, sovrastato dal parlare e dal succedere, dal succedere e dal parlare. Come lo studente che fa il pazzo, che parla con presenze immaginarie e ha i tic. Non si capisce dove voglia andare a parare, né perché a teatro si esibisca con la tromba. Pareva un accenno di sottotesto da sviluppare e invece viene abbandonato.
In questo maelstrom iperuranico però si aprono continuamente siparietti buffi, brevi e brevissimi scambi di battute fulminanti e situazioni divertenti. Un helzapoppin creativo e inconcludente al contempo; tuttavia alla fine il "clima" c'è e quindi si rimane comunque appagati dalla visione del film, anche se per 100 minuti non è praticamente successo nulla o quasi, e si è stati sballottati come una pallina da flipper a destra e a manca (a proposito, nella scena del flipper la ragazza è addirittura Susanna Tamaro). Giusti dice che sarà il modello dei successi giovanilistici vanziniani; non so quanto corrisponda a verità, ma può essere. Samperi qui sembra effettivamente una via di mezzo tra Avati e i Vanzina. Si dice pure che sia stata la risposta italiana ai Graffiti all'americana. Mah, questa la vedo più improbabile, sa tanto di trovata pubblicitaria "post", ma molto post. Grandissmo Gianco rocker che chiude lo show a teatro spaccando di brutto e cantando canzoni pressoché demenziali ma con un tiro degno degli Aerosmith. Cannavale che spiega la magia di Edoardo De Filippo fa morir dal ridere, così come quando si esalta per il cantante napoletano, del quale cerca immediatamente di capire la provenienza e l'appartenenza rionale. Christian De Sica vittima di cori da stadio, nel suo ruolo di presentatore ampolloso dello spettacolo, è altrettanto divertente. Indimenticabile lo sbrocco del prof che, vittima di uno scherzo degli studenti, crede di aver fatto tredici alla schedina e si ribella a 20 anni di rospi amari ingoiati, tanto da farsi venire un mezzo infarto. C'è pure Simona Mariani, poco più che comparsa, belloccia che poi si rivderà in molte commedie italiane degli Ottanta con Celentano, Pozzetto e Abatantuono. E riguardo al resto della gnagna - tutta gloria futura del cinema pecoreccio - Jenny Tamburi (quasi a fine carriera) fa la scolaretta casta e tenera tenera, la Bouchet fa la donna cougar, Carmen Russo appare per qualche minuto scarso ad inizio film ma la si riconosce subito, non ci si sbaglia, tempo due smorfie ed è già in guepière e mutandone, ruspante come sempre.