L’Insegnante

L’Insegnante
L’Insegnante

Fino al 1975 la scuola (al cinema) era stato un posto tranquillo, morigerato, integerrimo, dove si andava per studiare ed imparare, rispettando l'autorità del corpo docente e permettendo alla bella compagna del primo banco di entrare nei propri segreti sogni notturni solo mediante il profumo di biondi capelli setati, un sorriso solare ed innocente, la morbidezza di un casto golfino di cashmere. Nando Cicero e Edwige Fenech distrussero per sempre questo idilliaco mondo fatato e fecero piombare gli adolescenti di allora (e di molte generazioni a venire) nell'incubo erotico più devastante che si ricordi a mempria d'uomo. Più o meno istituzionalmente il filone degli "scolastici" (sottofilone delle commedie sexy del periodo) si fa iniziare da qui. Il film "incriminato" è L'Insegnante, che spacca in due gli anni '70 e rovina credo molte famiglie nelle quali il ragazzino di turno deve ricorrere a ripetizioni private da parte di "professoresse", che saranno graditissime dal papà ma guardate con sospetto dalla mamma del somaro. Siamo oltre il cult, siamo alla Nascita di Venere del Botticelli, qualcosa che rimarrà impresso per sempre nella filmografia di genere del cinema italiano (due miliardi di incasso di allora). Non che la Fenech fosse un'illustre sconosciuta, oltre ai gialli di Martino e a varie altre pellicole più o meno quotate, aveva già vestito i panni dell'Ubalda e di Giovannona Coscialunga, e sempre Giovanna - guarda caso - si chiama in questo film. E' anche vero che c'era già stato pure Amarcord di Fellini, anche se da lui a Nando Cicero c'è come da Aretha Franklin alle Spice Girls.

La derivazione principale, come accade per moltissimissimi film pruriginosi del periodo, è da Malizia di Samperi; anche qui siamo in Sicilia, anche qui abbiamo un ragazzo di buona famiglia in piena esplosione ormonale, anche qui c'è Stefano Amato a far da caratterista, ed anche qui abbiamo una bellissima a far da catalizzatore degli istinti riproduttivi del protagonista. Il resto è materia nuova, la scuola. Viene introdotta tutta una serie di cliché che non si schioderanno più dalle aule degli istituti liceali del Belpaese in 35mm. Presidi farabutti e corrotti, collusi col potere politico e/o ecclesiastico, professori imbranati e remissivi, vittime sacrificali degli studenti, bidelli guasconi e opportunisti, supplenti e/o professoresse di ruolo giovani e appetitose, ragazzi indisciplinati, unicamente impegnati a commettere scherzi atroci e svestire le compagne (e le loro madri, e le proprie insegnanti). Qui c'è Alfredo Pea, figlio debosciato di un onorevole (Vittorio Caprioli, pure lui in Giovannona Coscialunga), che tiene in pugno il preside Mario Carotenuto con il miraggio della promozione a Provveditore. Pea si circonda di amici balordi, Alvaro Vitali e Amato, con i quali architetta piani su piani per avere a che fare i frutti proibiti del piacere. Sino a quando il padre gli mette in casa una professoressa di Lettere, nientemeno che la Fenech. La madre di Pea (Francesca Romana Coluzzi) lo crede "invertito" e prega la bella insegnante di stimolare anche da quel "certo" punto di vista il povero e timido ragazzo. Pea veste di tutto punto i panni dell'omosessuale per entrare ancora più in sintonia con la Fenech; dopo qualche schermaglia, sferrerà un attacco finale in grande stile, che naturalmente vedrà capitolare l'irreprensibile Fenech e gratificherà Pea.

L'Insegnante ha un tasso di libido piuttosto accentuato. Mentre ad esempio nel suo seguito L'Insegnante Va In Collegio la parte comica prenderà il sopravvento, qui il capriccio erotico riveste un ruolo importante. La scena di amplesso è una soltanto, quella che sancirà la vittoria di Pea sulle ritrosie della Fenech, tuttavia l'intera pellicola è disseminata di magliette e vestiti indossati senza reggiseno, cerniere di gonne che cadono a precipizio, calze di nylon, voyeurismo e persino qualche atto di autoerotismo (come la madre di una studentessa che si tocca mentre aspetta la figlia all'uscita da scuola, naturalmente spiata dall'infoiatissimo trio composto da Vitali, Amato e Pea). Alla Fenech basta poco per incendiare l'ambiente, una gonna non troppo lunga, il collant da risistemare, una camicetta che si apre mentre dorme riversa sul letto. La sceneggiatura è piena di momenti grevi, sia a livello di dialoghi che di situazioni, sebbene il contesto agreste, ruspante e conservatore della Sicilia anni '70 si presti a dovere ai toni del film. Vittorio Caprioli è Fefè, il padre Onorevole di Pea, che tocca il sedere della procace (ma bruttissima) cameriera di famiglia, porta il figlio al casino e ha le mani in pasta. Enzo Cannavale è il buffo bidello della scuola, giocatore di cavalli e compositore di testi per canzonette. Carlo Delle Piane è un professore troppo tenero, mentre il suo contraltare è Gianfranco D'Angelo, dedito all'educazione fisica, nonché marito (ottuso e cornuto) della Fenech. Francesca Romana Coluzzi è incredibilmente doppiata da Oreste Lionello (pare per via di un brutto litigio occorso con Cicero). Vitali è un Pierino ante litteram, che detiene il record liceale di fiamma da scorreggia (35 centimetri!), ottenuto mangiando fagioli e peperoncino fino a farsela sotto. Infine Mario Carotenuto è un preside pavido e imbroglione, manipolato a piacimento dall'Onorevole Fefè.

C'è il buco della serratura attraverso il quale Pea spia la Fenech in déshabillé, non c'è ancora la doccia, ma ci sono le ragazze del liceo che nei bagni della scuola si spalmano una crema sul seno che dovrebbe garantire l'aumento del volume. La comicità, manco a dirlo, è tutta genitale, di lana grossa, grossissima, anche se bisogna ammettere che spesso e volentieri la risata scappa. Il personaggio di Pea è particolarmente antipatico poiché intrinsecamente meschino, miserabile e vigliacco, e quasi dispiace che riesca a conquistare la Fenech; ci si sente moralmente risarciti solo dal fatto che anche noi possiamo biecamente approfittare della situazione per sbirciare tra i vestiti della bella algerina. Non ci sono vincitori né vinti in quella Cefalù, solo un'umanità un po' bassina moralmente che si serve del prossimo e si scavalca vicendevolmente con risultati che il più delle volte hanno a che fare esclusivamente con reggicalze, mutandine e reggiseni.

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