Legittima Vendetta

Legittima Vendetta
Legittima Vendetta

Nella prima metà degli anni '90 Bruno Mattei e Ninì Grassia fanno coppia per una serie di film erotici con protagonista Malù (aka Ramba aka Ileana Carisio), si tratta di Gatta Alla Pari (1993), Un Grande Amore (1994) e Innamorata (1995). Nel '95 lavorano anche a Omicidio Al Telefono e Legittima Vendetta, due thriller che cercano di sfruttare il successo di Basic Instinct restituendone la formula (intrigo, morbosità ed erotismo) un po' alla maccheronica. Nel caso di Legittima Vendetta la sceneggiatura è a quattro mani, Mattei firma la regia e Grassia le musiche, pur essendo entrambi parte del processo produttivo delle due pellicole (per altro entrambe con Antonio Zequila protagonista maschile). La vicenda, benché semplice, riesce a diventare ingarbugliata per quanto lo script è scritto male e raffazzonato, per cui alla fine non si è nemmeno granché sicuri di aver afferrato chi tradisce chi, chi complotta con e/o contro chi, vuoi anche per una scena finale ad effetto ma totalmente incoerente. Di certo una narrazione lucida e comprensibile non era il goal principale del progetto, quanto piuttosto cercare di solleticare gli "istinti primari" dello spettatore, ovvero sesso e carnazza. Una coppia arrogante e sfrontata, attrice lei (Gala Orlova), faccendiere lui (Zequila), si rifugia per una vacanza presso un casale di campagna gestito da Monica Seller, una ambigua ragazza orfana e collezionista di bambole. Mentre Zequila è sempre fuori per lavoro (la vacanza tutta relax è una copertura per dei traffici loschi), la Orlova si fa provinare da registi direttamente a domicilio e nel tempo libera flirta con la Seller. All'ennesima scenata di gelosia da parte di Zequila (alla quale segue - cosa ben più grave - una violenza carnale tanto sulla Orlova quanto sulla Seller), la padrona di casa fredda nel suo letto il bruto con tre pistolettate nella schiena.

- SPOILER: un futuro romantico sembra scritto per le due donne, tanto più che la Orlova cela dei diamanti rubati dal marito (i loschi traffici di cui sopra), ma la Seller scoprirà che tra marito e moglie c'era un patto per far ricadere su di lei la colpa dell'omicidio (che in realtà è quello del legittimo proprietario dei diamanti, precedentemente ucciso da Zequila e depositato nel letto al posto suo). Da quel momento in poi l'epilogo del film sarà un incongruente susseguirsi di scene che non spiegano né risolvono alcunché, anzi ingarbugliano, lasciando tutto incompleto. Zequila che fine fa? La Orlova viene uccisa per davvero a colpi di percosse con pezzi di bambole (giuro che succede....) oppure no, visto che poi la vediamo altrove, vestita e truccata di tutto punto come uno di quei giocattoli?

Il personaggio della Seller viene eccessivamente caricato in termini di psicopatia, diventando quasi una sorta di versione femminile di Norman Bates, anziché impagliare animali pettina le bambole e alla fine anziché impagliare la madre..... Tuttavia l'attrice veneta (vero nome Monica Carpanese) non è esattamente Anthony Perkins, né la sceneggiatura le dà una mano. Occhi strabuzzati fuori dalle orbite, espressioni allucinate, cromatismi astrusi che le tagliano il volto, pettinature che neanche Rita Pavone, più che inquietante il suo ruolo è grottesco. La Orlova pare una di quelle classiche meteore dell'est che tra anni '80 e '90 hanno cercato fortuna in Italia con una minigonna e dei lunghi capelli al vento, finendo col partecipare a qualche b-movie spogliato e finendo in "bellezza" con una comparsata in Casa Vianello che non si negava a nessuna (anche la Carpanese comunque è passata da Don Matteo). Sulle capacità attoriali di Zequila credo ci sia poco altro da aggiungere rispetto ai fiumi d'inchiostro già scritti in materia. Basti citare un episodio raccontato da Mattei nel quale disse di avergli fatto ripetere una battuta elementare una quantità di volte indefinita per poi chiedergli di scriversela perché la recitasse degnamente. E del resto, per tutto il tempo Zequila non fa altro che dare di "zoccola", "mignotta", "troia" e "puttana" alla moglie, le sue linee di dialogo non prevedono granché in verità. A livello registico e fotografico il film non ha il minimo spunto di interesse, tutto ruota attorno a questo bel casale salentino la cui disponibilità molto probabilmente ha costituito il vero (nonché unico) motivo scatenante per girare un film di rara bruttezza come Legittima Vendetta. Pur volendosi accontentare delle scene di sesso, sono tutte assai bruttarelle ed anonime, anche perché la Orlova non ha il minimo sex appeal, non basta spogliare un'attrice per renderla attraente. Molto meglio allora Stefania Mega, seconda classificata a Miss Italia 1989, che qui interpreta un improbabilissimo commissario di Polizia.

Le musiche scritte da Grassia non lasciano il segno, anonime come tutto il resto. Decisamente sgradevole invece la scena dello stupro della Seller, che nel film oltre ad essere mentalmente disturbata è anche lesbica. Zequila per punirla di aver adescato la moglie (che poi è il contrario) decide di farle provare il sesso etero, solo che più che proporglielo lo mette in atto con la forza bruta. Come spesso accade in queste situazioni (certe pellicole cialtrone), la scena inizia come una violenza e termina come una soddisfazione. E' evidente come strada facendo la Seller finisca col gradire; sfumatura estremamente fastidiosa poiché per un verso quasi sdogana la violenza, dall'altra ribadisce il vecchio adagio secondo il quale sotto sotto alle donne piace sempre e comunque. Ma mi sarebbe sembrato strano che un film sciancato e sgangherato come questo potesse avere una diversa sensibilità al riguardo. Edito in dvd da Duck Records.

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