Lorene Scafaria, regista del New jersey con non moltissimo all'attivo in carriera (ma è anche attrice e sceneggiatrice), pare abbia fatto il grande botto negli States grazie a questo Le Ragazze Di Wall Street (Hustlers in originale, che starebbe per truffatore, ma anche per chi vende il proprio corpo per denaro), incomprensibilmente devo dire, poiché si tratta di uno dei film più brutti e insulsi che mi siano mai capitati di vedere. Purtroppo non è bombardando il (beota) pubblico maschile di corpi iper pompati e gommosi di lap dancer inondate di olii, glitter e luci blu, che ci si assicura una pellicola di valore (e qualche minimo significato). La storia parrebbe tratta da un articolo del New York Magazine del 2015 (una storia "vera", ci si affretta a scrivere in sovraimpressione), e verte su un manipolo di stripper che si inventa un giro di affari drogando i propri clienti, inducendoli a spendere l'ira di Dio al club e facendo sì che tutti ne escano pieni di fruscianti dollaroni - le ragazze ed ogni singolo dipendente del club, ognuno con la propria percentuale - tranne il pollo che viene spennato. Il malcapitato è sistematicamente un esponente di una casta ben precisa che le ragazze puntano, uno "stronzo di Wall Street". La chiave di volta del film è quella e sta tutta in un dialogo tra Jennifer Lopez e Constance Wu: "quelli di Wall Street sono dei porci e tanta brava gente ha perso tutto per colpa loro senza che nessuno sia finito in galera. I loro sono soldi rubati, si giocano i fondi pensione dei pompieri." Forte di queste certezze incrollabili, J-Lo escogita il piano per fregarli e coinvolge le colleghe che reputa più smart. Il gioco è fatto, le ragazze sono moralmente giustificate, sono delle Robin Hood con le tette e chi potrebbe dir loro qualcosa? Una sfilata di uomini sposati, con figli, che non commette alcunché di illegale se non andare in uno strip club (dove per altro con la ballerina non si consuma alcun rapporto ma solo strusciamenti a salve) vengono defraudati di migliaia di dollari in quanto "stronzi di Wall Street", tutti, indistintamente.
E' insopportabile la retorica autoindulgente del film che, si badi bene, non è delle ragazze ed il film si appronta ad esporla allo spettatore come dato di cronaca, è propria del film, parte integrante del messaggio, le ragazze in fondo sono delle povere criste, sono tutti noi, popolo proletario e vessato (ancorché con la pelliccia di cincillà e le borse di Louis Vuitton), finalmente qualcuno ci sta vendicando contro i colletti bianchi. In sostanza gli infingardi di Wall Street delinquono (è un assunto insindacabile) e quindi sono dei bastardi, anche le stripper delinquono, e sono delle eroine. Semplice no? Siamo portati in ogni modo ad empatizzare con loro, con scenette "happy family" come quella del Natale. Il film poi è cesellato con frasi scolpite sul marmo come "essere madre è una malattia mentale", "ero il direttore finanziario della mia cazzuta azienda" (lo dice J-Lo quando con voce off racconta tronfiamente di come gli affari andassero per il meglio), "tutto il paese è uno strip club, ci sono persone che lanciano i soldi e altre che ballano"; massime esistenziali da encefalogramma piatto che servono a erigere e consolidare il mito del personaggio di Jennifer Lopez (Ramona Vega, praticamente il nome di un wrestler di Street Fighter o di una Bond girl), una specie di divinità super performante in ogni aspetto della sua vita, donna, manager, pole dancer, madre, corpo statuario. Il culto del "booty shape" è estenuante, tutte le stripper (ad eccezione della rapper oversize Lizzo, per altro la metà del cast affonda mani, piedi, seni e natiche nell'hip hop statunitense) sono scolpite nel marmo come le frasi di cui sopra. La Lopez si sarà ammazzata di palestra per girare il film (più di quanto non faccia già normalmente), né più né meno di quello che fece Demi Moore per Striptease, film del quale questo Le Ragazze Di Wall Street è sostanzialmente la versione rivista e aggiornata al 2019.
L'uso del ralenty è snervante, la Scafaria lo applica di continuo a sottolineare ogni momento "figo" o pregnante del film, cosicché ogni qual volta J-Lo ed il codazzo di comari entrano in scena per prendere a schiaffazzi gli "stronzi di Wall Street" abbiamo l'immancabile ralenty che ne esalta lo sguardo, l'acume, la profondità d'animo, il titolo di studio, l'orizzonte culturale. Nel film c'è una grande verità data per assodata ed è bene che la afferriate fin dal'inizio: le donne sono tutte intelligenti, gli uomini sono tutti deficienti sottosviluppati manipolabili afferrandoli per il manico. Punto e stop. Altro punto e stop è che nel 2008 arriva "la crisi", e questo cambia tutte le dinamiche economiche. Nessun altro approfondimento o sfumatura, "la crisi" e tanto vi basti. In bocca a J-Lo, ma anche addosso e attorno a lei, sentiamo snocciolare continuamente tutto il gotha, i valori che veramente contano nella vita e ti qualificano come persona: i soldi, le Porsche, i jet privati, i soldi, i bagno di marmo, i soldi, le aragoste, lo champagne, i soldi, gli abiti firmati, i soldi. La costruzione dei personaggi è un obiettivo che non ci si pone fin dall'inizio, tutto ruota attorno al dato di fatto che le star del film sono donne, intelligenti e sessualmente aggressive, un dato immutabile nel tempo e che non necessita di alcuno sviluppo ulteriore. Emblematica la scena dei camerini dello strip club, dove si raggiungono livelli di stereotipizzazione che neppure nel peggior spogliatoio di calcio maschile. La quantità di make-up impiegata nel film è strabordante, le ragazze sono sempre truccate, impeccabili, c'è un'unica scena nella quale a Constance Wu tocca proprio recitare struccata, quella del funerale della nonna, perché la Scafaria deve aver pensato che - in via del tutto eccezionale - senza trucco era più patetico. Quando c'è da impietosire il pubblico per ricordargli che oltre le cosce e i glutei c'è di più, viene sfoderata anche la carta bambini piccoli, sia J-Lo che la Wu sono madri di piccoli angioletti per i quali fanno tutto e danno tutto, come testimoniano le loro Cadillac versione panfilo da 40 metri. In contrapposizione a queste divinità greche del sesso c'è la scipita (bianca e biondina) Julia Stiles, la giornalista che avrebbe poi pubblicato il pezzo sulla base delle confessioni delle stripper, la Scafaria la dipinge opposta e contraria alle spogliarelliste, una specie di snob upper-class che non ha nel sangue la sofferenza e la strada. Vagamente manichea come messa in scena. Alla fine di tutta queste mirabolante costruzione filmica, rimarrebbe da chiedersi perché dei facoltosi stronzi di Wall Street arrivino a spendere decine di migliaia di euro con delle stripper in un locale, senza per altro neppure poterle toccare, quando con la stessa cifra trascorrerebbero una settimana alle Bahamas con una escort di alto bordo (dato che quella è la finalità), ma tant'è, il potere del corpo taumaturgico di J-Lo fa si che gli stronzi di Wall Street non capiscano lucidamente l'alternativa che si para loro dinanzi (è oscurata dal deretano della Lopez). Sembra che inizialmente il film sia stato offerto persino a Martin Scorsese.... davvero strano che abbia rifiutato di legarsi ad un capitolo così dirimente della cinematografia americana.