Con la Zia Non È Peccato

Con la Zia Non È Peccato
Con la Zia Non È Peccato

Con la zia non è peccato, certo dipende dalla zia, non sempre capita di averne di 36enni, americane, bionde con gli occhi più blu dell'oceano e piuttosto emancipate. A Pietro Aiello, alias Saro, invece succede e son dolori (pure gioie sul finale). La pellicola di Giuseppe Pulieri battezza gli anni '80 ma la sua gestazione è complicata; inizialmente si sarebbe dovuta chiamare Con Affetto Zia Gloria, nome non scelto a caso, poiché la zia pareva dover essere Gloria Guida, affiancata da Jennifer O'Neill e Enrico Maria Salerno. Poi si passò a Nostro Amato Meridione (poiché l'ambientazione è sicula, anche se il film è girato tra Sperlonga e Fondi, e soprattutto la mentalità su certi argomenti è smaccatamente conservatrice), con Irene Papas fortemente voluta da Pulieri. Purtroppo anche in questo caso la collaborazione andò a monte poiché, racconta il regista, che la Papas durante il loro incontro alzò la gonna e mise in mostra tutte le sue vene varicose e il suo avanzato stato di decomposizione; impossibile scritturarla considerando le evoluzioni da materasso che il film avrebbe richiesto. Si approda infine al tris di attori che poi faranno effettivamente la storia del film, Antonella Antinori nella parte della vedova, Marina Lotar in quella della zia americana, Alex Partexano in quella di Antonio De Vita, amante della zia.

A Trapani, la bella Antonia vive la vedovanza assieme al figlio quattordicenne Saro. Per questioni di eredità e vendita di terreni torna al paese la zia Gloria, donna "emancipata all'americana", che non concepisce le restrizioni culturali e morali del meridione italiano, la quale incita Antonia a godersi la vita, trovare nuovi amori, pratica il nudismo in spiaggia, flirta con gli uomini e infine svezza pure il nipotino. Il suo passaggio in città cambierà molte cose. Il cattivo De Vita, corrotto compratore dei terreni di famiglia, smetterà di essere un dongiovanni incallito innamorandosi di Gloria, Antonia porrà fine al lutto trovandosi un nuovo compagno, Saro potrà godere delle attenzioni della amatissima zia.

Pulieri gira una doppia versione della pellicola, mercato italiano e mercato estero, rispettivamente versione soft e versione hard con insert, dei quali però Pulieri giura di non essersi personalmente occupato. Tutti controfigurati nella versione hard, tranne (ovviamente) la Lotar, già prontissima ad occuparsi di "magma incandescente" (cit.), che di lì a poco avrebbe fatto il salto nel porno tout court. La primissima scena hard la gira già nel '76, controfigura in Emanuelle In America per il mercato estero, poi nel '79 gira quella che viene considerata la prima sequenza hard esplicitamente rivolta al mercato italiano, nel film Immagini In Un Convento (gran polverone, in quanto a cimentarsi nell'impresa è la moglie di un mezzobusto televisivo in quota DC, Paolo Frajese dal quale prende il cognome "artistico"). Pure la versione soft di Con la Zia Non È Peccato comunque è soft per modo di dire, poiché ci sono perlomeno tre scene di sesso, due delle quali ai limiti estremi dell'hard. La prima è di tipo saffico e coinvolge la Lotar e la Antinori, onestamente abbastanza forte. Molto prolungata, inizia con la Antinori - oramai giunta alla non sopportazione della astinenza forzata - che si masturba bellamente nel lettone accanto alla Lotar. Tra le due in precedenza ci sono già stati sguardi di intesa e mezze allusioni, ma certo è che la Antinori osa e si mostra alla cognata con tutte le sue voglie. Comprensiva e libertina, zia Gloria dapprima si gode lo spettacolo mordendosi le labbra, poi decide di andare "in soccorso" della povera e sofferente Antonia, dandole una mano (anzi entrambe). Bellissime le protagoniste, decisamente convincenti nella interpretazione. La Lotar era notoriamente bisex, riguardo alla Antinori - la cui unica scena hard in carriera pare sia stata questa - Pulieri affermò che si era "molto divertita". Il secondo momento di erotismo puro è l'incontro d'amore tra la Lotar e Partexano, anche in questo caso spinto al limite ultimo del soft (in realtà si vedono dettagli inequivocabilmente assegnabili al comprensorio hard, come i genitali maschili e l'erezione del povero Partexano, che Dio solo sa cosa non deve aver patito in quella scena). Anche stavolta il minutaggio è lunghissimo, estenuante (in senso buono) e la Lotar si concede tutta, senza remore, a tal punto che appare chiaro sul finale che Partexano abbia varcato anche la porta di servizio oltre a quella di ingresso principale, visto che più in là, quando la Lotar riuscirà a strappare un contratto ricchissimo per la vendita dei terreni alla famiglia De Vita, dirà che una vecchia zia affermava una grande verità, ovvero che le donne non sanno di sedere abitualmente sulla loro più grande virtù (e a buon intenditor....).

C'è poi l'ultima scena di sesso, quella nella quale finalmente il povero e ingrifatissimo Saro gode della generosità della zia, una scena più poetica e bucolica, uno scorcio tra gli alberi, in un ambientazione da Laguna Blu, che Pulieri sosteneva ispirata a La Valle Dell'Eden. Particolare curioso nel montaggio di sequenze che coinvolge Partexano e la Lotar è una tristissima parentesi in cui i due spingono pelvicamente in posizione eretta, appoggiati ad una cassettiera, mentre Partexano si tiene letteralmente ai pomelli di un cassetto che apre e chiude ad ogni affondo, una roba involontariamente comica e molto simbolica. Certamente il film deve aver beneficiato di copiosi sovvenzionamenti dagli sponsor, poiché la pubblicità all'interno dei fotogrammi è ai limiti della decenza; non solo le "solite" acque Pejo e bottiglie di scotch whisky JB (senza le quali il cinema di genere italiano praticamente non sarebbe esistito, finanziariamente parlando), ma pure il Moscato degli "agricoltori associati di Pantelleria", che la Lotar scandisce bene e a chiare lettere. Pulieri mette assieme varie suggestioni, dalla classica commedia erotica familiare alle malizie samperiane, anche se, nonostante il titolo, quella di Saro è più una sottotrama che la ragione fondante del film. I dialoghi sono sorprendentemente validi per la media della sexploitation scollacciata del periodo. Poco credibile lo spasimante per cui si strugge la Antinori, Salvatore Puntillo, il farmacista, francamente non all'altezza di una femmina del genere. Una curiosità, quando la Lotar si reca al cimitero ad omaggiare la tomba del fratello, la foto del defunto è quella di Giuseppe Pulieri, in un cameo indiretto particolarmente necrofilo (ed umoristico).

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