Non sono un appassionato di horror (perlomeno post anni '80), men che meno del filone mockumentary/found footage o come diavolo si chiama; però l'ambientazione egizia vince sempre e allora, avendo anche ricevuto apposita segnalazione al riguardo, ho recuperato questo La Piramide dell'esordiente Grégory Levasseur. Produzione 2014, uscito nelle sale italiane l'anno dopo. Siamo in tutto e per tutto all'interno della codificazione del genere suddetto, sebbene qui l'espediente del materiale girato e mostrato al pubblico all'interno di un contesto documentaristico (quindi girato all'interno di altro girato) sia abbastanza parziale. Non veniamo a conoscenza dei fatti mediante altrui nastri registrati, ma seguiamo i realizzatori in prima persona e saranno altri dopo di noi - forse - a prendere atto di quanto accaduto nel 2013 nei deserti fuori da Il Cairo.
Un team familiare di archeologi americani (padre carrierista e ambiziosissima figlia) fa la scoperta del secolo in Egitto. Dalle sabbie viene fatta affiorare una piramide triangolare, probabilmente punta di un iceberg ancora tutto da investigare. A causa dei disordini sociali scoppiati nella capitale (i prodromi di una guerra civile), il sito degli scavi viene fatto sgombrare in 24 ore ma i nostri, imperterriti, decidono comunque di dare un'occhiatina. Nonostante brutti presagi (all'apertura del varco d'entrata, del gas tossico ha praticamente ucciso uno degli operai, creando il panico da "maledizione" tra tutta la manovalanza indigena), viene dapprima spedito nella piramide un giocattolino della Nasa, un rover da 3 milioni di dollari che con le sue telecamere rimanda ogni immagine al computer degli archeologi. Durante la perlustrazione qualcosa attacca il rover, che va offline e fa perdere le sue tracce. Dato che l'oggetto era in prestito da Houston, gli archeologi, con troupe televisiva al seguito, sono costretti ad entrare per recuperarlo. Da qui inizia l'odissea. La piramide è un labirinto arcano, ad ogni pie' sospointo nuove minacce si concretizzano e quella che sembrava una nuova grande opportunità per l'egittologia si tramuta in un (prevedibile) massacro.
- SPOILER: Uno dopo l'altro i personaggi coinvolti muoiono in modi barbari. La piramide è piena di trappole e false piste, inoltre è popolata. Non si tratta di uno scrigno che custodisce preziosi tesori e aristocratici corpi (morti) dell'antico Egitto, quanto piuttosto una specie di gabbia per il mostro che vi è imprigionato. Nientemeno che Anubi in persona, il Dio metà uomo e metà sciacallo che presiede al trapasso dei defunti. E' lui che valuta la purezza dei cuori dei candidati e che, conseguentemente, li spedisce tra le stelle o li condanna alla dannazione eterna. Al suo cospetto si ritrovano solamente padre archeologo, figlia e cameraman. Il primo viene ucciso subito, privato del cuore e poi squagliato vivo. Il secondo si lascia catturare durante la fuga per permettere alla bella bionda di salvarsi, e lei, proprio quando sembra aver definitivamente guadagnato l'uscita (sebbene appestata di brutto da sostanze malefiche e venefiche), viene raggiunta per l'ennesima volta da Anubi e... buio, titoli di coda e musica metal a palla. Verrà certamente divorata dallo sciacallo ma lo spettatore se lo deve immaginare.
Tutta la prima metà del film, per quanto estremamente di maniera, priva di grande originalità e all'insegna del cinema di serie B (il che da queste parti non è affatto un demerito), ha un suo fascino. Lo spettatore segue volentieri, si rimane incollati allo schermo, fosse anche solo per le architetture esoteriche di un Egitto che non finisce mai di stupire. Tutto molto claustrofobico e ben ritmato. I dialoghi non sono shakespeariani, gli attori non sono dei Laurence Olivier o delle Ingrid Bergman ma ci si accontenta (e si gode). Da quando il Male si incarna materialmente, ovvero lo spettatore vede la causa degli squartamenti e delle uccisioni, il film perde inevitabilmente mordente, innanzitutto perché viene impiegata in dosi massicce una computer grafica da discount. In secundis perché, come Lo Squalo insegna, meno si vede e meglio è, sbattere il mostro in prima pagina in questi casi crea saturazione. Inoltre i migliori mockumentary vivono proprio del non visto rispetto al percepito, la paura deve essere vissuta negli sguardi attoniti dei protagonisti e non attraverso le deformità delle creature. La Piramide ha comunque ha la saggezza di non tirarla troppo per le lunghe, concentrarsi su pochi elementi e sfruttarli al massimo. Tutt'altro che un film indimenticabile ma comunque gradevole, se non si hanno troppe pretese. In giro, se ve lo state chiedendo, è stato accolto malissimo, a colpi di macete critico.