Charlie Wilson è esistito davvero, è stato un democratico texano del Congresso attivo dal 1973 al 1996 nonché un militare della marina americana. Una specie di eroe americano con tutto ciò che essere eroe in America comporta, ovvero riuscire ad assommare contemporaneamente comportamenti di alta statura morale ad altri di segno opposto e contrario. Si potrebbe dire che le contraddizioni sono insite nell'essere umano, ma in quello americano sono ancora più accentuate. Mike Nichols sulla scorta del romanzo biografico di George Crile III gira un film la cui sceneggiatura viene affidata al drammaturgo nonché premio Oscar Aaron Sorkin. La Guerra Di Charlie Wilson è un'opera complicata da classificare. Per certi versi è spaventosamente guerrafondaia e manichea; per chi non lo sapesse descrive il gran lavorìo del deputato per rifornire di armi i mujaheddin afghani ed addestrarli contro gli invasori sovietici. Porta la firma di Wilson e del suo team la sconfitta dei russi in terra afghana nel 1989 al termine di una guerra durata un decennio, passata alla storia poi come il Vietnam sovietico. Ecco la pellicola dipinge i russi come il male assoluto, assassini senza nessun'altra peculiarità se non quella di essere assassini, brutali, feroci e per giunta comunisti. Tuttavia non è del tutto vero nemmeno questo perché, tra le righe, l'America non ne esce benissimo. Wilson e il suo circo non conoscono cosa siano l'etica e la trasparenza. Il deputato è un erotomane, opportunista, dedito ad alcol (e droghe) in quantità industriale, pronto a concedere favore per ottenerne. Quel che accade è che si appassiona alla causa afghana grazie all'influenza di Joanne Herring (Julia Roberts), ex reginetta di bellezza ma anche imprenditrice e diplomatica (famosa per una faraonica festa di compleanno dei 30 anni a tema "orgia romana" con tanto di costumi d'epoca e asta di finte schiave). Nello specifico Wilson si appassiona soprattutto agli incontri amorosi con la Herring, regolarmente sposata per altro, durante e mediante i quali lei lo convince a spendersi nella questione afghana. La Herring era in forte amicizia con il presidente Zia-ul-Haq.
Si potrebbe parlare di un profilo apertamente grottesco poiché Wilson spesso non sa cosa stia facendo ma agisce fanaticamente ed ottusamente per raggiungere comunque un traguardo. La Herring viene inizialmente presentata come una fanatica religiosa ma strada facendo afferriamo che la sua determinazione spirituale è un mezzo per raggiungere il fine che di volta in volta si prefigge. Quel tipo di argomentazioni fanno sempre presa su certe persone in certe parti dell'America. I politici ai quali a loro volta Wilson e Herring si rivolgono sono marionette manipolabili intrise di grandi sentimenti patriottici vuoti e fatui, parole buone per i comizi elettorali ma nulla che non valga la pena di essere poi affogato in un bicchiere di whiskey con ghiaccio. Wilson ci sguazza proprio nella sua amoralità, la fa costantemente declamare a voce alta dalle sue segretarie tutte giovani e carine. Il suo motto è che a macchina puoi imparare a scrivere ma le tette non te le puoi far crescere (un chirurgo avrebbe da ridire). Il personaggio della sua segretaria particolare (Amy Adams) è decisamente scorretto politicamente, una bella donna totalmente asservita ad ogni suo ordine, che non questiona mai neanche la frase più turpe ed anzi abbozza sempre un sorrisetto di compiacimento. Immagino la gioia del pubblico femminista.
C'è qualcosa di altrettanto scorretto nel film ed è probabilmente il casting di Tom Hanks per il ruolo di Wilson. E' letteralmente impossibile antipatizzare per lui, per quanto Wilson sia abbietto, Hanks gli dà il suo volto buono, il suo profilo migliore, lo umanizza, lo rende uno a cui si perdona tutto e questo in qualche maniera manipola lo spirito critico dello spettatore. In parte lo si potrebbe dire anche per Julia Roberts, sebbene ci sia lo strano corto circuito di una specie di Messalina imperiale che non si spoglia mai e lascia sempre e solo intendere le sue arti amatorie. Il resto lo fa la guerra fredda tutta spostata dalla parte degli americani, che ogni quarto d'ora ripetono che loro "uccidono russi"; non stupisce affatto che il film non sia stato distribuito da quelle parti. Nel cast anche Emily Blunt, che nel 2007 non era ancora diventata à la page e glamour come oggi e che infatti qui è carne da macello, solo un corpo che passa per le mani di Wilson.