La Cliente

La Cliente
La Cliente

Nel 1956 Georges Simenon pubblica in Francia In Caso di Disgrazia. In Italia arriva nel '58 con Mondadori, lo stesso anno in cui Brigitte Bardot e Jean Gabin recitano nell'adattamento cinematografico del romanzo, La Ragazza Del Peccato, di Claude Autant-Lara. Nel 1998 Pierre Jolivet dirige una nuova versione della storia, rimanendo abbastanza fedele alle pagine di Simenon pur concedendosi qualche licenza poetica in fase di sceneggiatura (scritta da Rose Bosch) per rendere il tutto più "cinematografico" ed anche un po' più "politicamente corretto". La vicenda vede coinvolto il facoltoso avvocato Michel Farnese (Gérard Lanvin) normalmente dedito a reati di tipo finanziario, che si prende a cuore il caso di una ragazza, Cécile Maudet (Virginie Ledoyen), coinvolta in una tentata rapina. Cécile è una poco di buono, una ragazza nata e cresciuta nel posto sbagliato senza grandi opportunità di uscire fuori dagli angusti confini di un destino già scritto. Un po' per compassione, un po' per attrazione (tra i due corrono 25 anni), Farnese accetta di difenderla senza alcun compenso, dato che la ragazza non può pagarlo. Questo caso trascinerà l'avvocato in una spirale torbida di azioni che ne mineranno la deontologia professionale ed il matrimonio con Viviane (Carole Bouquet), un'artista con la quale è sposato da 18 anni.

Siamo suppergiù dalle parti di Lolita (la cui prima edizione è del 1955), sebbene declinata in salsa avvocatizia e transalpina. Cécile è un'anima in pena, immatura, una bambina nel corpo di una ragazzina, che usa consapevolmente il richiamo erotico per manipolare i suoi due mentori, l'avvocato - verso il quale avverte un genuino debito di riconoscenza - ed il suo fidanzato (Guillame Canet), un barista un po' losco, geloso e possessivo, che arriva a testimoniare il falso durante il processo pur di proteggerla e che non accetta che Cécile ascriva unicamente a Farnese il merito della sua assoluzione. Di per sé la storia non è la più originale del mondo ma è il tono del racconto, la qualità della regia e della messa in scena, nonché l'ottimo livello del cast, che rendono il film davvero pregevole. L'ambientazione è decisamente upper class, ed è proprio il contrasto tra l'agiatezza di Farnese e la bassa estrazione sociale di Cécile che fanno scattare nell'uomo un senso di debito ed il conseguente slancio di generosità; anche lui è venuto dal basso e in qualche maniera l'accorata richiesta di aiuto della ragazza fa vibrare le sue corde. Non solamente quella lo fa vibrare naturalmente, dato che Cécile è la malizia incarnata e Viviane lo percepisce subito, secondo il tipico sesto senso delle donne (mogli). Le cose andranno esattamente come preventivato da Viviane, senza che Farnese quasi neppure se ne renda conto. Dunque abbiamo il quadretto classico, l'uomo oramai pienamente entrato negli -anta che sente rinascere il brivido della giovinezza perduta e del proibito, la ninfetta tanto vitale quanto pericolosa, la matrona scornata, il giovane fauno altrettanto scornato. La situazione non potrà che precipitare verso un epilogo tragico.

Ciò che ho apprezzato veramente tanto di La Cliente (En Plein Coeur in originale), oltre come detto al grande livello attoriale, è la qualità dei dialoghi. Sempre credibili, solidi, di spessore. Immagino la stessa cornice messa in mano ad un Muccino nostrano, per dire, oltre alla necessità dei tappi per le orecchie (per il livello dei decibel) saremmo scesi di parecchi gradini. La Bouquet va su tutte le furie, ma accade con una eleganza ed una "misura" della rabbia (che fa il pari con l'amarezza) tali che ci restituiscono immediatamente la cifra della grandissima attrice. Davvero valenti anche Lanvin e la bella Ledoyen, ognuno magnificamente calato nei propri panni. Quello di Farnese è un declino mesto che traduce un grande professionista in un piccolo uomo, incapace di rendersi conto della direzione intrapresa totalmente sbagliata. Emblematica la scena dell'amica di Cècile che viene a trovarla a casa (una casa enorme, da borghesia benestante, stonata per una poco più che adolescente, che infatti si stupisce di essere chiamata signora quando fa shopping con i soldi di Farnese), nella quale l'avvocato è un cinquantenne totalmente fuori posto in mezzo a due ragazzine spensierate che ballano musica techno. Tutto naturalmente si complica quando Cécile rimane incinta (senza avere la certezza di chi possa essere il padre). Bella la Parigi "non turistica" di Pierre Jolivet, molto buone le musiche, mai una scena fuori posto (neppure quelle vagamente erotiche, usate in maniera intelligente e non sensazionalistica), eccellenti gli attori. Davvero un ottimo film francese, cupo, sentimentale, dai tratti quasi noir, quadrato e appagante.

Trailer ufficiale

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