La Casa dell’Esorcismo (aka Lisa E Il Diavolo)

La Casa dell’Esorcismo (aka Lisa E Il Diavolo)
La Casa dell’Esorcismo (aka Lisa E Il Diavolo)

Avete presente il Caligola di Brass? Ecco non c'entra nulla, però invece c'entra perché, anche se più diversi non potrebbero essere, i due film hanno condiviso un destino simile. Esattamente come successo a Tinto, pure Bava originariamente gira il suo Lisa E Il Diavolo nel '72, e la pellicola rimane inedita. Tre anni dopo arriva Alfredo Leone (gran produttore di cinema di genere) recupera il materiale di Bava, gira nuove scene e rimonta il film, ed in sala esce La Casa Dell'Esorcismo. Bava disconosce la pellicola e per decenni legioni cammellate di baviani doc rifiutano il film come non appartenente alla mano del Maestro (cosa tecnicamente vera in effetti). Nel frattempo, nel '74 Leone produce pure Cani Arrabbiati, sempre del regista sanremese. Premesso che l'originale di Bava è un altro, con tutto ciò che ne consegue in termini di purismo, filologia e mano dell'autore, queste righe si vogliono occupare del titolo recuperato da Leone, inscindibile dal materiale pregresso girato da Bava, naturalmente, ma pur sempre trasformato in qualcosa di "altro" per mano di Leone. In questo senso considero il film come un'entità a se stante, indipendente, e su quello esprimo delle valutazioni.

Nel 1973 esce L'Esorcista di Friedkin, impossibile non tenerne conto, soprattutto con quella sceneggiatura così analoga tra le mani. Altro che mani, Leone ci si butta dalla testa ai piedi, e ricava una nuova storia che insegue Friedkin tacca tacca, secondo l'impostazione classica del cinema di genere italiano di rifarsi a prodotti andati bene all'estero e rielaborarli secondo la nostra sensibilità artistica. Tutte le parti girate ed aggiunte da Leone sarebbero in particolare quelle riguardanti Padre Michele (Robert Alda), il quale tenta di comprendere lo stato di possessione di Lisa Reiner (Elke Sommer) e di esorcizzarla. Il film ha due anime ben distinte, una è quella che riguarda tutti i flashback (in realtà visioni di un presente altrove) ambientati nella villa dove abitano una contessa cieca (Alida Valli) e suo figlio Max (Alessio Orano). Dei viaggiatori vi trovano rifugio nottetempo poiché la loro macchina è in panne; una coppia facoltosa (Sylva Koscina e suo marito Eduardo Fajardo), il loro autista (Gabriele Tinti) e la stessa Elke Sommer, persasi per le vie di Toledo dopo un momento di smarrimento dovuto alla visione di un inquietante affresco raffigurante il diavolo che conduce le anime dannate. La contessa è visibilmente contrariata, Max insiste invece perché soprattutto Lisa rimanga. Il rovescio della medaglia del film è la battaglia che combattono Padre Michele e Lisa, legata ad un letto d'ospedale, a seguito del malore per le strade di Toledo. La donna ha frequenti convulsioni e crisi d'ira, vomita bile verdognola e insulta pesantemente il prete, evocando fatti senza apparente attinenza con la realtà. Lisa in realtà sta raccontando quanto accade alla villa, presieduta per altro da un maggiordomo calvo di nome Leandro (Telly Savalas), che Lisa identifica con il diavolo visto nell'affresco. Leandro misteriosamente gira per la villa con dei manichini che riproducono le fattezze degli ospiti. - SPOILER: la trama si fa ingarbugliata, ma sostanzialmente quel che accade è che gli ospiti uno dopo l'altro vengono malamente ammazzati, fino alla scoperta agghiacciante del vero mistero che si cela nella casa. Anni addietro Elena, la fidanzata di Max (impotente), fuggì col marito della contessa; Max la inseguì e li uccise entrambi, per vendicare se stesso e la madre. Quindi conservò lo scheletro di Elena nel proprio letto. Lisa ha le stesse fattezze di Elena; per averla Max non esita a sterminare gli ospiti quando, una volta riparata la macchina, Lisa sembra in procinto di lasciare per sempre la villa. In un cupio dissolvi Max ucciderà anche sua madre, che pure tentava di proteggerlo, mentre in villa accorrerà Padre Michele consapevole di dover estirpare il Male da quel luogo per porre fine ai piani orditi dal diavolo in persona.

La mano di Bava c'è e si vede, poiché il film conserva un'eleganza formale ammirevole. Fotografia e scenografia sono splendide, eleganti, sontuose, nonostante la tematica non proprio empirea. Non sfigurano neppure le scene all'ospedale, dove la Sommer si esibisce in veri e propri contorsionismi atletici che ben sottolineano il clima di possessione demoniaca. Il gergo che usa è molto volgare, naturalmente giustificato dal contesto, ma rimane l'impressione di forte impatto, trattandosi di un film di Bava, o che comunque lo riguarda almeno in parte. Va anche detto che i dialoghi tra Alda e la Sommer hanno una sottotraccia crudelmente ironica che andrebbe colta. Così come tutt'altro che suggerita è la scena d'amore tra Tinti e la Koscina, che tradisce spudoratamente il marito (forse pure lui impotente). Tinti le palpa i seni e se la bacia in lungo e largo. Bellissima la Koscina, da morirci su. Lodi pure alla Sommer su cui grava una parte non facile, quella della indemoniata schizzoide, che lei interpreta con abilità e talento. Alcune riprese sono davvero lampi di pura inquietudine e malessere. Satanico Savalas, anche se il vezzo del lecca lecca rimanda fastidiosamente al tenente Kojak. A ben vedere però, la serie tv poliziesca andrà in onda in America a partire dal '73, quindi si può forse dire che quel capriccio descriveva più lo stesso Savalas che il suo personaggio. Lamberto Bava ricopre il ruolo di aiuto regista.

Trailer ufficiale

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