La Bolognese

La Bolognese
La Bolognese

Alfredo Rizzo, attore in decine e decine di film tra il '39 e l'83, si dedicò anche alla regia per otto pellicole tra il '71 e il '78. Perlopiù titoli erotici, anche se fanno eccezione il giallo/thriller/erotico La Sanguisuga Conduce La Danza e I Giardini Del Diavolo, bellico-avventuroso. La Bolognese, ambientato nella provincia emiliana di Sassuolo (l'anno dopo Rizzo situerà Sorbole...Che Romagnola nell'altra metà della regione.), è la storia esile esile di una diciassettenne altrettanto esile (interpretata dalla allora 23enne Franca Gonella). Strappata al collegio di suore dal nonno, Caterina torna alla fattoria di famiglia, mentre la sorella Susanna si sposa, ed il giovane Tonino, protetto del nonno, sbandiera le sue idee comuniste e la sua voce da cantante melodico alla Al Bano. Caterina vive nel mondo dei fotoromanzi, la sua eroina è Vanessa, sporcacciona mangiauomini. Si intestardisce a trasferire le sue stesse avventure dalle pagine in bianco e nero alla realtà, anche per far ingelosire Tonino, che la tratta come una smorfiosa da latte. Rischia di finire nelle mani di un losco fotografo faccendiere senza scrupoli, deve scansare le avances di ogni uomo del circondario, compresi i contadini del padre e il padre stesso - sorpreso in una casa di appuntamenti a spiare (inconsapevolmente) lo spogliarello della propria figlia dal buco di una serratura - pratica qualche fellatio all'occorrenza e batte pure per strada. Happy end, nonostante burrascose avventure (tutte rigorosamente a sfondo sessuale), Tonino e Caterina si dichiareranno amore vicendevolmente rotolandosi nei campi di fieno.

Poco più di un'ora di durata, se avete la "fortuna" (si fa per dire) di vedere la versione integrale del film, perché altrimenti dovete far conto di perdere altri 10 minuti di pellicola, mozzati via dalla censura (la magistratura dispose il ritiro del film dalle sale con l'accusa di "oscenità", e questo nonostante la sceneggiatura fosse opera del critico dell'Osservatore Romano Piero Regnoli). Ora, già di per sé non si tratta di un film particolarmente efficace, se poi levate anche tutti quei fotogrammi, rimane un accrocchio senza né capo né coda. Già perché, espunte le scene incriminate (ovviamente quelle più erotiche) ci si ritrova spesso e volentieri nel bel mezzo di situazioni e dialoghi azzoppati, senza capire chi fa cosa e perché. Mancano i raccordi. Intendiamoci, non siamo al cospetto di Lynch o Gilliam, non è che ci voglia un trattato universitario di cinematografia per afferrare dove si è andati a parare, tuttavia, pur nella sua lineare semplicità, parte del divertimento risiede (o dovrebbe almeno risiedere, usiamo il condizionale) nel vedere esplicitamente quel che accade. Così invece abbiamo personaggi monchi e azioni non-sense che sviliscono ulteriormente un prodotto già modesto di suo. La Gonella è il prototipo della bionda stupidina alla Sydne Rome, per altro molto magra, troppo poco burrosa per interpretare l'emiliana bollente. L'idea era giocare sulla lolitina sempre imbronciata evidentemente, tuttavia il contesto agreste ispirerebbe ben altre forme. Ad esempio quelle di Ria De Simone (sottomessa cameriera del fattore), o Cinzia Romanazzi (sorella della Gonella nel film).

Nonostante queste matrone, anch'esse protagoniste di scene erotiche, La Bolognese rimane un filmetto davvero trascurabile, a mio modesto parere; tutte queste eco di titoli bucolici ben più quotati (il Bertolucci di Novecento, addirittura la Cavalleria Rusticana) sono forse un po' tirati per i capelli. Semmai, per dire, mi vengono in mente la provincia di Avati, La Nipote di Rossati, Tranquille Donne di Campagna di De Molinis, e qualche momento di samperiana memoria. Pieno di caratteristi dell'epoca, La Bolognese si segnala anche per un paio di interpretazioni canore molto "campagnole" di Tonino/Roberto Loreti. La recente edizione Dynit del film ha il pregio di offrire entrambe le versioni, tuttavia quella uncut (offerta come contenuto extra) è di una qualità video praticamente invedibile.

Galleria Fotografica