La Bambola Di Satana

La Bambola Di Satana
La Bambola Di Satana

Erna Schürer, al secolo Emma Costantino, parlò del regista Ferruccio Casapinta come di un "cretino che non sapeva far niente", giudizio durissimo che evidentemente rifletteva la travagliata lavorazione del film. Da spettatore quello che si può dire è che oggettivamente la regia de La Bambola Di Satana appare molto fragile, approssimativa, a tratti effettivamente dilettantesca. La Schürer ribadiva come sul set (abruzzese) fossero comunque presenti molti mestieranti di lungo corso che aiutarono a portare il film a casa, ma ciò nonostante si vede ad occhio nudo come la macchina da presa non sia padroneggiata da un tecnico scafato. Spesso e volentieri ci sono movimenti banali, se non brutti, l'obbiettivo segue i personaggi ma in modo pedante, didascalico, lo zoom viene usato in modo criminale, per quanto fosse una cifra dell'epoca anche e soprattutto nei gialli e negli horror, e di tanto in tanto ci sono delle lievi accelerate dei personaggi che rendono alquanto buffa la situazione. Non c'è la minima idea di regia, non ci sono guizzi, non c'è un autore dietro il mezzo tecnico e questo abbassa notevolmente la qualità del film. Poi ci si aggiunge la sceneggiatura, a cominciare dal titolo, incomprensibile visto che non c'è alcunché di satanico, né ci sono bambole (a meno che non si intendano le attrici). Anch'essa è puerile, molto lineare nello svolgimento e prevedibile nel suo presunto colpo di scena.

Elizabeth (Erna Schürer) è la nipote che eredita un castello dallo zio morto. Recandosi al castello per l'apertura del testamento viene informata della volontà dello zio di vendere la rocca ad un industriale confinante, Paul Reynaud (Ettore Ribotta). La vendita pare molto caldeggiata anche dalla governante del castello, la signorina Carroll (Lucie Bomez). Nel frattempo Elizabeth è vittima di incubi notturni e visioni allucinanti, crede di essere perseguitata da un avo che uccise una sua omonima proprio nel castello. Il suo fidanzato Jack (Ron Carey) indaga sulle strane coincidenze che accadono quotidianamente, cercando di proteggere Elizabeth - SPOILER: Reynaud e la Carroll sono in combutta per terrorizzare Elizabeth e farle svendere il castello, nei cui sotterranei si cela un importante giacimento di uranio che farebbe la fortuna di Reynaud e della sua amante.

E' tutto molto telefonato, non ci vuole un'aquila a capire dove si andrà a parare. L'elemento gotico-orrorifico- soprannaturale è un po' uno specchietto per le allodole, anche se le parti più sinistre della vicenda sono le uniche con un minimo di interesse perché almeno cercano di creare dell'atmosfera, tuttavia gli effetti sono talmente posticci e arrangiati da riuscirci malamente. Si insiste un pochino anche sulle nudità della Schürer, che si mostra pure troppo per quelle che sono le velleità e le ambizioni di un film così squinternato (e forse anche questo sarà stato un motivo di delusione per l'attrice partenopea). La Schürer è molto bella ma appare frastornata, decisamente più a fuoco la sua controparte malvagia, Lucie Bomez, davvero fascinosa e con due occhi magnetici, lei però non si spoglia. Tra i caratteristi c'è Giorgio Gennari, calciatore di Bologna e Fiorentina tra il '68 ed il '71. La fotografia non è malissimo con la sua insistenza su colori accesi e vividi, ed anche la musica aiuta un po' a mantenere su livelli più dignitosi la pellicola anche se, va detto, i titoli di testa hanno un'atmosfera che davvero a poco a che spartire con l'horror. Non mancano vere e proprie stupidaggini, come quando la Bomez racconta dell'omicidio della prima Elizabeth avvenuto nei primi del '500 classificandola come una delle tante storie del Medioevo (il XVI secolo è Medioevo?), o come quando Carey scova un cadavere al quale si muovono vistosamente le pupille. Abbastanza agghiacciante anche la scena di ballo dei giovani alla locanda col jukebox. Un capitolo decisamente naive del nostro cinema di genere, gradevole soprattutto grazia alla Schürer ma certo non proprio imprescindibile.

Trailer ufficiale

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