Nel 1966 Brigitte Bardot è nel posto più trendy chic del momento, "the place to be", la swinging London. Io, L'Amore è il tentativo di esportare fuori dai confini della Francia il brand Brigitte Bardot, la sua sensualità tipicamente transalpina, tentando l'invasione della odiata nemica Albione, onde farla capitolare sotto le possenti chiome e la generosa burrosità di Brigitte. Il film è un po' stento, misero, tutto costruito sul corpo di Brigitte, il suo magnetismo animale, e le belle e suggestive locations (Londra e la Scozia). La modella Cécile (B.B.) è insoddisfatta del suo matrimonio con Philippe (Jean Rochefort), si annoia, forse non lo ama più; approfitta quindi di una trasferta di lavoro a Londra per concedersi una pausa di riflessione e tornare a godere i piaceri della singletudine; sul posto conosce un fustacchione (Laurent Terzieff), se lo spupazza finché dura, salvo poi confessare al marito che ci sarebbe una certa novità.... Philippe prende il primo aereo e va a Londra, nel frattempo il bel Vincent parte per Hong Kong. Cécile, indecisa come sempre, corre all'aeroporto convintasi solo all'ultimo minuto a fuggire ad Hong Kong con Vincent... - SPOILER: ma è troppo tardi, Cécile perde l'aereo e mette su il broncio.
Il film ha una trama esilissima, è più che altro un lavoro di ambienti, situazioni, fisicità degli attori e bellezza di Brigitte. Non dice nulla se non esaltare la frivolezza di una bella donna, nel posto fashion del momento, con una fermezza di intenti pari a zero. Carpe diem, e Brigitte lo carpa, va dove la porta il cuore (tanto per continuare col citazionismo romantico malinconico), fregandosene del passato e del futuro, e vivendo unicamente il presente, come se non ci fosse altro. Mera santificazione della passione momentanea, della non responsabilità, della pancia che annichila la testa, aka sentimento vs ragione: 3 a 0. Pellicola che incarna in Brigitte l'amore stesso (da qui la titolazione italiana, tutto sommato calzante), sebbene assai effimero e superficiale. Splendida la parte scozzese, con il castello sulla scogliera che più classico non si potrebbe. Lì i due piccioncini trascorrono due giorni ed una notte all'insegna del tuba-tuba fuori dallo spazio e dal tempo, tra gabbiani, brume mattutine, prati verdissimi, corse sulla spiaggia e onde marine che si infrangono sulle rocce. I primi 20 minuti procedono molto a rilento, quasi ci si annoia, poi il film prende il suo binario, la storia si incardina a dovere anche se, come detto, rimane un'esperienza visiva che lascia pochissimo (anzi a tratti irrita, per la stupidità del personaggio di Brigitte, una bambolina che non sa quel che vuole, ma neanche dove, come, quando e perché). Bella la fotografia, fascinosa la Londra anni '60, femmina Brigitte, poi il niente.