Coproduzione italo-spagnola che suddivide equamente il cast tra le due nazioni finanziatrici e assegna la direzione del film a José Luis Merino, affezionato al cinema di genere avendo diretto una trentina di pellicole tra il '58 ed il '90. Il Castello Dalle Porte Di Fuoco rientra nel filone del cosiddetto gotico (all'italiana), con castelli, candelabri, strumenti di tortura medievali, mostri, belle figliole alle quali distrattamente capita di rimanere con i seni al vento. 94 minuti secondo un canovaccio tanto "stereotipato" quanto amabile dai cultori del filone. In un tempo ed in un luogo imprecisato (ma siamo tra Parma e Piacenza, rispettivamente tra i castelli di Montechiarugolo e Grazzano Visconti) un villaggio è preda di omicidi seriali, giovani donne uccise a unghiate. Si pensa a delle fiere.... come quelle del barone Janos Dalmar (Carlos Quiney), per altro noto tombeur de femme. Al castello del barone arriva Ivana Rakowsky (Erna Schürer), chimico di professione, che deve aiutare il nobile in alcune sue ricerche scientifiche. Igor, il fratello del barone, è morto ustionato dalle fiamme e così il cruccio di Janos e ripristinare la vita dal carbone, rimediando alla distruzione del fuoco. Un progetto da Viktor Frankenstin (quello di Mel Brooks) ma che solletica anche Ivana, ben più solleticata dal barone, a dir la verità. Tutte le donne muoiono per uno sguardo del barone - talvolta anche fuor di metafora - comprese Olga (Cristiana Galloni), sua ex amante che vive ancora al castello, e Cristiana (Agostina Belli), la giovane governante. Il rapporto professionale (e non solo) tra Ivana e Janos si complica ogni giorno di più, complice l'alone di morte e mistero che circonda il castello. - SPOILER: Lo si intuisce abbastanza rapidamente che il fratello del barone non è affatto morto, ma si nascinde nelle segrete della magione, orribilmente sfigurato, gelosissimo delle conquiste di Janos e intenzionato a vendicarsi, uccidendole una dopo l'altra, non appena sono giaciute con il barone. Per questo moriranno Olga e Cristiana e tale sembra essere la sorte riservata anche a Ivana, ma il finale andrà diversamente per Igor il quale stavolta perirà definitivamente tra le fiamme liberando per sempre il villaggio e la coppia di innamorati dall'incubo.
L'altisonante titolo del film è pressoché allegorico, non ci sono porte di fuoco ma si capisce facilmente a cosa ci si stia riferendo. Le atmosfere sono tutto, visto che ciò che accade è ampiamente prevedibile, fotogramma per fotogramma. Ma il bello è proprio indovinarci e godersi lo spettacolo. Uno spettacolo nello spettacolo è sicuramente la Schürer, al secolo Emma Costantino, napoletana classe 1942, con i suoi magnetici occhi verdi e il suo portamento vagamente orgoglioso e carico di ambiguità. Molto fascinose anche la Galloni e la Belli, qui appena 21enne. Non è da meno lo stentoreo Quiney, vero maschio alfa tutto d'un pezzo. Il resto del film lo fanno gli interminabili camminamenti tra i corridoi, le scalinate ed i pertugi del castello, illuminati a malapena dalla luce fioca di candele oppure in completa oscurità (a tratti una certa sensazione di "camp" affiora). Gli elementi di mostruosità, deformità ed un pizzico di bondage accennato fanno colore (e folclore) e per essere "appena" il 1970, si spingono al massimo delle possibilità (censorie). Dopo aver passato in rassegna tutti i film della Hammer, di Roger Corman e Vincent Price (nonché ovviamente i mostri della Universal), avrete ancora la chance di godervi certe ambientazioni, recuperando il dvd Sinister e facendovi ospitare a casa del barone Janos Dalmar, il quale amava contornarsi di donne meravigliose, ma con un fratello un po' molesto ed invadente. In Germania il film uscì con l'astruso titolo di Das Geheimnis von Schloss Montecristo (Il Segreto del Castello di Montecristo... Montecristo?).