
Siccome non ci siamo fatti mancare niente nell'ambito del nostro cinema di genere, o bis, kitsch, o trash, o cult (e stracult) che dir si voglia, a un certo punto nella seconda metà degli anni '60 ci siamo inventati pure la categoria del "sexy africano". Radici ed influenze sono da addebitare all'universo dei Mondo Movies (avviati nel '62 da Cavara, Jacopetti e Prospero con Mondo Cane) incrociate ovviamente con il Tarzan di Buorroughs. Gungala La Vergine Della Giungla (diretto da Romano Ferrara che ne cura pure la sceneggiatura) viene ritenuto il capostipite di questo mini filone che comprenderà anche Samoa Regina Della Giungla con la Fenech (sempre nel '67), un sequel di Gungala (La Pantera Nuda), girato da Deodato nel '68, e Tarzana Sesso Selvaggio ('69) con Femi Benussi, per altro già presente in Samoa (assieme a Karin Schubert). Da tenere presente che, a proposito dei Mondo Movies, nel '63 era circolato proprio un Africa Sexy a firma Roberto Bianchi Montero (e nel '66 un Africa Addio di Jacopetti e Prospero, sebbene il continente nero venisse generosissimamente saccheggiato in ambito Mondo Movies sempre e comunque, a prescindere dalle citazioni esplicite sulle locandine). Ma ancora più importante da ricordare è Luana La Figlia Della Foresta Vergine, pellicola addirittura del '58 di Roberto Infascelli, la cui trama ha diversi punti di contatto con il primo Gungala. Evidente sin dai titoli come si cercasse di acchiappare un po' di pubblico buttandola sulla carnazza, Gungala infatti è "vergine" e "nuda", Tarzana ha a che fare con il "sesso selvaggio", l'Africa era "sexy", insomma bisognava correre al cinema perché di grazie femminili da vedere c'era gran profferta, o perlomeno così ce la davano ad intendere.
Due esploratori, Chandler (Conrad Loth) e Fleur (Linda Veras), si fanno scortare nella giungla del Congo dalla guida Wolf (Poldo Bendandi), alla ricerca di giacimenti di uranite a scopo commerciale. Alla spedizione si aggiunge anche Thao, un misterioso stregone locale voluto da Wolf. Una volta sul posto i due esploratori scoprono che Wolf si è servito della missione per propri scopi personali, ovvero, grazie all'aiuto di Thao, rimettersi in caccia di un prezioso diamante scovato e perduto anni addietro a causa del proprio compagno di spedizione. Oggi il diamante appartiene a Gungala, una pantera umana che si dice dimori nella giungla. - SPOILER: Gungala è la figlia dell'altro esploratore che all'epoca aveva rinvenuto il diamante assieme a Wolf. Si trattava di uno dei due occhi di un totem sacro. Wolf lo trafugò ma venne colpito alle spalle dal socio il quale, fuggito in aereo, ebbe un incidente e precipitò. Lui e la moglie morirono ma la piccola bimba sopravvisse ed oggi è divenuta Gungala, una "pantera" allevata e protetta dagli animali della giungla. La spedizione la troverà e Wolf tenterà di catturarla ed ucciderla, ma grazie anche all'aiuto di Chandler e Fleur avrà la peggio, finendo sbranato dai felini.
Gungala è molto interessante, oltre che molto gradevole, perché cerca di inserire nuovi elementi all'interno del classico filone avventuroso esotico di marca hollywoodiana. Inizialmente potrebbe trattarsi del solito film di avventurieri, spedizioni nel cuore della giungla, animali da gran safari e bottiglie di whiskey al seguito. E tutto questo c'è, ma al contempo si inocula nel genere qualcosa di più autoctono ed eterodosso, con la figura un po' esoterica oltre che esotica di Gungala, del suo rapporto quasi telepatico con la natura e gli animali che la popolano e, ovviamente, col marcato accento sexy della vicenda. Gungala è Kitty Swan, olandese bruna dallo sguardo magnetico. Ci sono tutte le ingenuità del caso con questa donna cresciuta per anni nella giungla senza un pelo sulle gambe, sulle ascelle, sul volto, con la pelle setata e vellutata come Liz Taylor, una folta chioma affatto stopposa e spettinata ma anzi vaporosa e rigogliosa come appena uscita dal coiffeur. Gungala ha i suoi momenti di pudore, e così le parti femminili sono oculatamente celate da abitini di paglia. Emette suoni gutturali che indicano l'impossibilità di esprimersi con un linguaggio compiuto, o comunque meno "animalesco", il che è curioso visto che l'aereo del padre cade che la bimba aveva almeno 4 o 5 anni, dunque non proprio un esserino incapace di intendere e di volere.Nella realtà un bambino sopravvissuto nella giungla sarebbe forse sdentato, pieno di peli, con la pelle segnata dalle intemperie e dai calli ma, come anche Laguna Blu ci ha insegnato, più crescono "al naturale" e più sono da copertina di Playboy.
Quando Gungala incontra degli umani come lei non ha il minimo ricordo della sua speccie di appartenenza, e si rapporta a Chandler quasi fosse una creatura misteriosa. Almeno così ce la raccontano per i primi 3 minuti, perché poi Chandler sembra già prendere il sopravvento e sedurre Gungala in un coreografico abbraccio con casché degno di Via Col Vento. A Gungala si contrappone la figura di Fleur, se la figlia della giungla è mora (in quanto pantera) Fleur è biondissima, se Gungala è felina e sensuale Fleur è algida e glaciale. Anche troppo, nel senso che l'interpretazione di Linda Veras è da autentico pezzo di ghiaccio. Clint Eastwood al confronto (quello "col cappello e senza") è Jim Carrey. Conrad Loth invece sarebbe stato perfetto per la parte di un alto papavero nazista, Tinto Brass, Pasolini o Visconti ci sarebbero andati a nozze. Tra i "negri" reclutati per il film ci sono alcuni romani de Roma che bazzicavano Cinecittà, e le pantere del film sono in realtà leopardi o tutt'al più giaguari, ma di certo non pantere, presentando un pelo chiaro e maculato. Però ci si ostina a definire loro e Gungala come "pantere", e allora vabbè, ci crediamo, che dobbiamo fare. Ci sono diverse scene in cui la Swan si scambia tenerezze con i cuccioli (addirittura gli regala stole che sembrano appena uscite dalla pellicceria...alla faccia della sensibilità), ed in una in particolare si vede chiaramente un pannello trasparente frapposto tra l'attrice e l'animale (con tanto di riflesso). Praticamente era allo zoo.
La Vergine Della Giungla comunque è un film estremamente piacevole, leggero e divertente, con mille semplificazioni e facilonerie - come del resto spesso accade per gli avventurosi - ma anche belle immagini ed un'atmosfera degna dei romanzi esotici letti da ragazzi (notevolissimi i titoli di testa sul tambureggiare indigeno). Le musiche di Angelo Francesco Lavagnino e la voce di Nora Orlandi conferiscono ulteriore fascino "tribale" all'intero progetto. Fuori dall'Italia di pellicole similari ne sono circolate parecchie prima durante e dopo, basti pensare all'americana Blonde Savage (Bionda Selvaggia) del '47, all'americana Captive Girl (La Laguna Della Morte) del '50, alla britannica Born Free (Nata Libera) del '66, alla spagnola La Diosa Salvaje (Furia E Le Amazzoni) del '75, all'indiana Tarzan Sundari dell'83, fino alla più recente Sheena (film cinematografico e serie tv degli anni '80) interpretata da Tanya Roberts e ispirata all'omonimo fumetto. Tutte rivisitazioni al femminile di Tarzan e del mito del buon selvaggio allevato dai nativi o direttamente dagli animali della giungla.