Se lo guardate senza avere la minima idea di chi l'abbia diretto, un nome vi si materializza quasi subito nel cervello: John Carpenter. Il Giorno Della Luna Nera c'è l'ha proprio stampato in ogni fotogramma il marchio carpenteriano, dalla storia agli attori, dalle ambientazioni alle musiche, fino al taglio underground ma mai pezzente. Eppure di Carpenter qui c'è solo il soggetto, sviluppato poi in una sceneggiatura (assieme a William Gray). L'imprinting è fortissimo. A dirigere è Harley Cokeliss, la cui mano ricalca paurosamente quella di Carpenter. Le musiche sono di Lalo Schifrin, ma ditemi se non sanno di Carpenter lontano un miglio? E poi c'è quella storia, sospesa tra thriller metropolitano e fantascienza, con l'eroe guascone e la tipa tosta (e il pensiero vola a Fuga da New York o Grosso Guaio A Chinatown). Va detto che nel 1986, l'anno del film, negli States il serial di Supercar era già noto da quasi un lustro, particolare non secondario visto che la cyber auto ad idrogeno ricavato dall'acqua del film deve qualcosa a Kitt, perlomeno come fascinazione. A Los Angeles Sam Quint è nei guai; ex mercenario ora al soldo dei federali, Quint deve procurarsi una registrazione contenente le prove di una frode finanziaria. Rubato il nastro, lo nasconde temporaneamente nella targa della Luna Nera, un prototipo avveniristico di auto che viaggia a velocità supersoniche e usa l'acqua come carburante. Braccato dai cattivi (i business men) e dai federali, Quint tenta di recuperare il nastro tra mille difficoltà, finendo in un giro di auto rubate gestito dalla malavita locale. Troverà in Nina (Linda Hamilton), una ladra di quell'organizzazione, una insperata compagna e complice.
La sceneggiatura è un po' ingarbugliata ma trattata con l'impronta del b-movie, ovvero pochi fronzoli e nodi pettinati rapidamente. I soldi sono pochi (spesi per le auto di lusso e la Luna Nera) ed un po' il film risente del budget modesto. Tengono botta però gli attori, tutte facce giuste, a cominciare da quella di gomma di Tommy Lee Jones, passando per la malinconica e grintosa Linda Hamilton, eroina di questo tipo di produzioni (Terminator è di appena due anni prima), fino al super villain Robert Vaughn, al poliziotto Bubba Smith ed agli ingegneri progettisti della Luna Nera. Le riprese sono perlopiù in notturna e c'è una certa attenzione alla messa in scena ed ai particolari di contorno (si noti ad esempio la casa della Hamilton, un piccolo gioiello di arredamento). Le scene dedicate all'auto non sono poi così tante come uno si aspetterebbe. La Luna Nera non è la protagonista del film ma solo un aggeggio collaterale, un balocco come quelli di James Bond per uscire dalle situazioni critiche, il baricentro rimane ben saldo sui personaggi. Tra l'altro, nelle forme squadrate, qualche somiglianza con la celebre Lotus Esprit de La Spia Che Mi Amava c'è (anche se in effetti fu basata sulla Wingho Concordia II, disegnata da Bernard Beaujardins e Clyde Kwok). Un paio di corse a tutta birra per Los Angeles ed il super salto da un grattacielo (che grida vendetta per l'assoluta inverosimiglianza, ma che lo spettatore accetta di buon grado di sciropparsi). Esattamente come nel film, nella realtà esisteva una solo auto, così per le scene stunts fu realizzata una copia, ed una terza replicava solo gli interni per le riprese nell'abitacolo. In originale la pellicola si chiama Bad Moon Rising, esplicita citazione omaggio della canzone dei Creedence Clearwater Revival.