L'elenco dei film degli anni '80 sul videogaming è bello corposo, Tron, Wargames e Giochi Stellari sono i più importanti, ma al di sotto dei luccichìo dei loro pixel negli States si è prodotto molto altro (Nightmares, Joysticks, La Finestra Sul Delitto, Il Demone Delle Galassie Infernali, Hollywood Zap, Kung Fu Master, Il Piccolo Grande Mago Dei Videogames, etc.). In realtà di giochi tratti e/o ispirati ai videogiochi se ne sono sempre prodotti da allora e tutt'oggi il filone è sfruttato (ci sono addirittura film celebrativi sulla cosa in sé, vedi Pixels). Della triade citata all'inizio Giochi Stellari è quello che arriva per ultimo ma anche uno dei primi, se non il primo in assoluto, a fregiarsi della medaglia di avere intere sequenze in computer grafica tridimensionale, diavoleria che all'epoca stava prendendo sempre più piede nel cinema (anche Tron ne fa, ma in maniera diversa, più "old school" anche se, a conti fatti,anche più peculiare). Visto con gli occhi del 2020 Giochi Stellari non è invecchiato benissimo, bisogna tornare alle emozioni fanciullesche e/o adolescenziali ricevute al tempo della prima trepidante visione, perché è chiaro che oggi quegli effetti speciali appaiono terribilmente rozzi e semplicioni, ed anche la storia ha una ingenuità difficilmente sostenibile. Provate a far vedere il film ad un ragazzino con una consolle di ultima generazione a casa e molto probabilmente vi scoppierà a ridere in faccia. Non succede con E.T. o Ritorno Al Futuro ad esempio, pur avendo lo stesso handicap, perché comunque la corposità di quelle storie (nonché la regia) era di ben altro spessore. The Last Starfighter (questo il titolo originale, ma in Italia si preferì agganciarsi all'eco di Star Wars) è davvero al minimo sindacale ma il senso di eccitazione ed avventura che trasmette fanno una tenerezza enorme e per qualcuno di noi portano anche un vento di nostalgia al quale è impossibile resistere o guardare con occhio troppo critico e malevolo. Il cast non ha grossi nomi (tranne forse quello di Robert Preston, ma non siamo comunque dalle parti di un Marlon Brando o di un Paul Newman), e nessuno di quegli attori poi ha fatto una carriera strabiliante, neppure i due giovani teenager, Lance Guest (all'epoca in realtà 24enne) e la bellissima Catherine Mary Stewart (addirittura 25 enne nel 1984). Eppure avevano le facce giuste ed una discreta recitazione, ma i destini di Hollywood si rivelano spesso cinici ed impietoso.
La sceneggiatura racconta di un ragazzo di provincia (addirittura una specie di comune di roulottisti non esattamente upper class), che si arrangia quotidianamente ma spera di poter andare a studiare lontano da quell'ombelico di mondo. E' un mago del videogioco Starfighter, tanto da battere il record (mondiale?). Motivo per il quale viene adocchiato dal creatore del gioco, Centauri (Robert Preston qui al suo ultimo ruolo per il cinema), un alieno che ha creato quel gioco per testare le capacità di qualche terrestre potenzialmente arruolabile nella legione stellare per combattere contro il malvagio Xur (Norman Snow). In pratica, lassù nello spazio esistono realmente le dinamiche riprodotto artificialmente con il videogame. Esistono gli starfighter e la loro missione è salvare la galassia dalle forze del male. Alex Rogan (Lance Guest) viene così messo alla cloche di una stargun (disegnata da Ron Cobb, ex Disney, già impiegato in Star Wars, Aliens e Conan) e inviato assieme al copilota Grig (Dan O'Herlihy), un'iguana antropomorfo con un senso dell'umorismo molto sviluppato, ad abbattere le astronavi di Xur. Le atmosfere sono molto spielberghiane, vuoi per la cornice di provincia, vuoi per il focus sui ragazzi, vuoi per il senso di comunità e solidarietà che alberga tra la gente, vuoi naturalmente per il genere fantastico e avventuroso nel quale Giochi Stellari colloca. Alex non è un ragazzino eroico e sicuro di sé, il suo carattere è timido, insicuro, sensibile, dunque ha quell'umanità che piace tanto a Steven Spielberg. La sua fidanzata Maggie ha meno sfumature ed è un personaggio già meno tratteggiato rispetto ad Alex. La parata di alieni è piuttosto fantasiosa e variopinta, alla maniera degli anni '80, quindi con carature assai fiabesche, comiche e fumettistiche, nulla di minimamente realistico o spaventoso (fatta eccezione per il robot beta che sostituisce Alex mentre questi è nello spazio, la scena del suo corpo nel letto di Alex che cerca di prendere la forma del ragazzo è abbastanza inquietante). L'unico altro elemento di inquietudine è rappresentato dalla scene notturne nelle quali Alex gioca al videogioco; l'uso di luci fortissime, nebbie e musica evocativa restituiscono un senso di mistero e minaccia incombente che possono fare un certo effetto su un ragazzino. I mostri no, quelli sono gli antesignani di tutte le assurde creature alla Men In Black, fatte più per far sghignazzare che per turbare. Idem gli abitanti del pianeta Rylos, con sembianze in tutto e per tutto umane salvo per la capigliatura stempiata anche in giovane età, anche nelle donne. Le epidermidi delle creature dello spazio sono molto gommose ed addobbate con uniformi e costumi di scena che odorano immediatamente di vintage. L'autoastronave prototipo guidata da Preston nel film è una Delorean.
Nick Castle a suo modo è stato un regista che ha sempre prediletto lavorare sui ragazzi, dirigendo film che avessero come protagonisti giovani e bambini, tuttavia con Giochi Stellari (appena il suo secondo film) non mette in evidenza ancora una personalità così schiacciante e capace di imprimere un marchio alla pellicola. Forse rimarrà alla storia più per il suo contributo alla sceneggiatura di 1997: Fuga Da New York e per aver interpretato Michael Myers in Halloween. Qui la CGI, come è detto, è alla preistoria e la si guarda come si guarderebbe ad un grammofono o alle prime automobili di fine '800. Viene impiegata sostanzialmente nei combattimenti tra astronavi, in pratica replicando il videogioco; fortunatamente gli interni delle basi spaziali, dove avviene la recitazione degli attori, è curata con scenografie pur sempre minimali (soprattutto come ampiezza e raggio di veduta.... non siamo certo sui set di Guerre Stellari) ma dignitose. The Last Starfighter fu un moderato successo commerciale all'epoca (lo status di cult lo ha acquisito più tardi), costato 15 milioni di dollari ne incassò il doppio nei soli Stati Uniti. In totale i minuti di effetti speciali stimati per il film sono 27 per circa 300 diverse scene, ogni fotogramma contiene 250 mila poligoni animati. Castle e Cobb si presero un bel rischio, l'uso massiccio di CGI (renderizzata attraverso un super computer per l'epoca) avrebbe dimezzato tempi e costi rispetto all'analogico, tuttavia il precedente di Tron (flop commerciale e diverse compagnie coinvolte fallite) non era esattamente incoraggiante. Il film ha lasciato una scia dietro di sé fatta di novellizzazioni letterarie, videogiochi, giochi di società, musical di Off Broadway, fumetti. Dal 2008 si cominciò a parlare di un possibile sequel o remake (tra gli altri fu interessato anche Spielberg), tuttavia beghe relative ai diritti hanno fermato il progetto. Nel 2015 ha preso corpo l'idea di una ripartenza televisiva, ma ad oggi niente è accaduto. Pur essendo uno dei film leggenda dei ragazzi degli anni '80, attualmente è sostanzialmente irreperibile sul mercato homevideo italiano ed anche la frequenza dei passaggi televisivi è decisamente scemata.