Dreamscape – Fuga Nell’Incubo

Dreamscape – Fuga Nell’Incubo
Dreamscape – Fuga Nell’Incubo

Non è un caso che come co-sceneggiatore di Dreamscape ci sia Chuck Russell, già regista di diverse pellicole fantastiche e fantascientifiche tra gli anni '80 e i '90, spesso tendenti all'horror come anche questa. Ma il vero collante tra Dreamscape e forse il film più importante diretto da Russell è il tema del sogno, o meglio dell'Incubo. Nel 1987 dirige il terzo episodio della saga di A Nightmare On Elm Street, probabilmente il migliore del franchise dopo il primo capitolo, e tre anni prima è il produttore/sceneggiatore di Dreamscape, che dell'idea fondante di Nightmare fa largo uso (del resto proprio nel 1984 era uscito il primo Nightmare). La paura di addormentarsi perché poi il sonno, e nello specifico la fase rem, porterà con sé orrori e mostri che potranno persino arrivare ad ucciderci prima della veglia. Laddove Freddy Krueger però era un vero e proprio uomo nero, sadico e criminale, nel caso della vicenda orchestrata dietro la macchina da presa da Joseph Ruben, il taglio è più fantastico, perlomeno per 3/4 di film. Dennis Quaid è un sensitivo dai poteri medianici molto sviluppati, riesce a vedere oltre, a prevedere gli eventi e soprattutto a stabilire una naturale connessione con gli altri, pur essendo un ribelle, un perditempo ed uno scavezzacollo. Max Von Sydow, emerito scienziato, decide di servirsi di quei poteri per finalizzare un esperimento che sta conducendo da tempo, entrare nei sogni delle persone e persino modificali, agendo di sponda sulla vita vera di queste cavie e contribuendo a risolvere i loro problemi di ansia o legati a vere e proprie patologie come ad esempio la disfunzione erettile (quando dettata appunto da stati ansiosi e non da malfunzionamenti meccanici). Strada facendo tutti ci prendono un po' gusto e si rendono conto che questa incredibile facoltà permette davvero a Quaid di aiutare concretamente molte persone, ad esempio un ragazzino terrorizzato da veri e proprio film dell'orrore notturni. La faccenda si complica quando è il presidente degli Stati Uniti in persona ad aver bisogno dei servigi di Quaid e Von Sydow poiché passa le notti a preconizzare apocalissi atomiche e ha tutta l'intenzione di smantellare per questo l'arsenale atomico americano. Uomini grigi del governo e dell'FBI come Christopher Plummer non possono tollerarlo e cercheranno in ogni modo di far ritorcere contro il presidente e gli scienziati questa meraviglia fantaneuronale che minaccia troppo "progresso" per la specie umana. Quale invece miglior utilizzo di una simile tecnica se non fa schiattare nel sonno ogni potenziale nemico?

Il film risente alquanto della sua genesi ottantiana, oggi risulta fuori tempo massimo sia per gli effetti speciali che per l'ingenuità del comparto "scientifico". Non ci sono grandi spiegazioni né marchingegni tecnologici, questi sensitivi si infilano nella testa altrui come ci fosse un banale interruttore da mettere ora su on ora su off, e tutto il resto va di conseguenza. Bisogna accettare di tornare all'adolescenza e lasciarsi cullare dal genuino entusiasmo e dalla voglia di stupire delle pellicole che hanno ampiamente imperversato in quella decade, da Wargames a The Last Starfighter, da Navigator a Explorers, da Un Salto Nel Buio a Ritorno Al Futuro, da Una Donna Esplosiva ai Gremlins, eccetera. La recitazione era la vera "arma letale" (a proposito di anni '80) di quei film, basti pensare alla schiera di nomi che popola il cartellone di Dreamscape, oltre ai due giganti già menzionati, Von Sydow e Quaid, entrambi capaci di infondere tantissima umanità nei propri personaggi, ci sono Christopher Plummer come villain e la stupenda Kate Capshaw, una delle più belle donne del cinema americano prima dei 2000, anche se meno appariscente di tante altre bellone hollywoodiane e/o europee. Eppure la sensualità della Capshaw in questo film (fatta solo di sguardi e pettinature, perché è sempre copertissima) fa tremare le vene dei polsi.

Dreamscape è una bella avventura, piena di ritmo ed adrenalina, molto coinvolgente tranne che per il finale davvero troppo grossolano. Si decide di dare una svolta marcatamente horror all'estetica del film. Curiosamente David Patrick Kelly, alter ego di Quaid nel film, arriva a sfoderare degli unghielli simili a lame, impossibile non farsi venire in mente il buon Krueger. E più in generale tutto il mondo onirico apocalittico creato dalla mente del presidente americano - che poi è il setting del vivace epilogo - richiama vistosamente le ambientazioni alla Nightmare quando il malcapitato di turno rimane invischiato nell'universo di Freddy, un mondo notturno generato dallo stesso cervello del dormiente. C'è molta, troppa corrispondenza tra le due realtà e giocoforza Ruben è costretto a trasfigurare in modo pesantemente horror quel che rimane di Dreamscape, con rutilanti creature rettili che si muovono in stop motion, cataclismi nucleari, scenografie dal taglio espressionista torte ed arzigogolate, eccetera. Un involgarimento del film che sporca un po' quanto costruito prima e la butta sostanzialmente in caciara, suppergiù un quarto d'ora che alza di parecchio il livello di violenza ed intensità, ma non necessariamente con profitto. Rimane comunque una visione più che piacevole e venata anche da una certa nostalgia, quella verso film che oggi non si fanno più. Gli incassi dell'epoca furono più che buoni, doppiando di fatto il budget impiegato per la realizzazione della pellicola. Musiche di Maurice Jarre.

Trailer ufficiale

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