Roberto Bianchi Montero, padre di Mario Bianchi (noto per tanto cinema di genere e pornografico), fu attore, sceneggiatore e regista. Recitò nella compagnia di Petrolini prima di fondare la propria. Arriva al cinema nel 1936 ed esordisce alla regia nel 1943 con Gli Assi Della Risata, primo film a episodi della storia del cinema sonoro italiano. Facendo un salto quantico di 30 anni arriviamo giusti giusti a Donne E Magia Con Satanasso In Compagnia, altro film a episodi, sette per la precisione, di tutt'altro tenore come già il fantasioso titolo lascia presagire. Si parte con un decamerotico, con Buffalmacco che con la complicità di Fiammetta cerca di beffare ser Cecco (tutti nomi boccacceschi) ovvero prendersi sua moglie. Ci trasferiamo quindi a fine '800, nella Bella Epoque e suppergiù rimaniamo poi nella modernità fino alla fine. Il tema degli episodi è sempre il medesimo, sesso e magia, con qualche riferimento esoterico al diavolo. Quello che colpisce è innanzitutto il cast "pasoliniano" del film, ovvero tutti volti e corpi di basso lignaggio. Una produzione poverissima che ricorre ad attori ed attrici quasi da strada. All'epoca arrivarono critiche proprio a tal proposito. In particolare, trattandosi di commedia sexy con moltissimi nudi, Il Secolo XIX ad esempio stigmatizzò la scarsa avvenenza delle attrici, senza rendersi conto che questo aspetto paradossalmente è un punto di forza del film. Le protagoniste dei vari episodi non sono affatto "brutte", sono donne normali, come un italiano del 1973 avrebbe potuto incontrare al mercato, al mare in spiaggia, in autogrill o alla Upim, donne burrose (piacenti) prive di qualunque divismo. E questo fa innegabilmente simpatia. Ad ogni episodio ci sono nudi generosi, su questo Bianchi Montero non risparmia, anzi abbonda.
Semmai un paio di colpi vanno a vuoto, in qualche caso non si capisce dove l'episodio voglia andare a parare, mi riferisco in particolare a quello del sacerdote di Satana (il terzo) e a quello del sacerdote celtico, che poi è Luciano Rossi (il quinto); parentesi che rimangono un po' appese lì, senza che sia granché chiaro a far cosa. C'è molto squilibrio tra un episodio e l'altro, sia in termini formali, di lunghezza, che sostanziali, di corposità della trama. Il collante sarebbe la magia nel corso dei secoli, o meglio, l'uso fraudolento dell'elemento magico per frodare e beffare, sistematicamente a sfondo sessuale. Il problema è sempre genitale, sia che si voglia ottenere i favori di una donna, sia che si debba provvedere alla temporanea impotenza del marito o magari ai suoi scatti di carriera. Non si ride esattamente a crepapelle, come commedia il film lascia a desiderare, spinge decisamente di più sul versante erotico, a patto di apprezzare una sensualità ruspante e ordinaria, non fatta di creature dionisiache come la Bouchet, la Fenech o la Cassini. Ma, come detto, questo non costituisce un vero e proprio problema della pellicola, semmai una curiosa peculiarità rispetto al panorama coevo. Bianchi Montero girò Donne E Magia con una produzione di Castellamare di Stabia. Pur con tutti i limiti del caso, ad onor del vero si è visto molto di peggio sugli schermi delle sale italiane di quegli anni. Titolo in ogni caso abbastanza raro nella sua programmazione televisiva e credo inedito in homevideo.