Nelle mie peregrinazioni all'inseguimento di questo o quell'attore, questo o quel regista, mi sono imbattuto in Demonios Tus Ojos, pellicola iberica del 2017. Il principale (nonché unico) motivo di interesse per il sottoscritto era la presenza di Ivana Bacquero, scoperta nella divertente serie tv Alto Mar (Netflix). In realtà la Bacquero è nota per tutt'altro che Alto Mar, ovvero Il Labirinto Del Fauno di Del Toro (2006), The New Daughter con Kevin Costner (2009) e la serie di Shannara (2016-17), nella quale interpreta Eretria. Nella mia suprema ignoranza invece la Bacquero era il simpatico e frizzante volto di Eva Villanueva, qui trasfigurata in Aurora, una ragazza appena maggiorenne che riceve dopo tanto tempo la visita del fratellastro (stesso padre, diversa madre), regista alternativo che vive negli States. Oliver (Julio Perillán) è venuto con uno scopo ben preciso. Dopo aver scoperto una video hard della sorella su una piattaforma online a luci rosse, cerca in tutti i modi di riallacciare i rapporti, già buoni ma assai saltuari. - SPOILER: Aurora subisce il fascino di Oliver, fratello "acquisito", misterioso e ammirato sin dall'infanzia, e dopo una prima ritrosia (tutta apparente) finirà col cedere alle sue lusinghe. I due vengono però scoperti dal fidanzato di Aurora che racconta tutto alla madre e prende a sonore bastonate Oliver. Da quel momento in poi la vita familiare di Aurora diventa un inferno, la madre la segrega in casa e la obbliga a far visita periodica ad uno psicologo. Questi insinua il dubbio che Oliver sia solo un "distruttore", un animo irrequieto, insofferente a regole e dogmi, e che abbia giocato con Aurora solo per rompere l'ennesimo tabù. Inizialmente Aurora sembra stare dalla parte di Oliver ma quando finalmente riuscirà ad incontrarlo di nuovo, si renderà conto che la realtà vera è proprio quella che lei non voleva vedere.
Il film inizia con una intervista a Oliver in merito ad uno suo film nel quale il protagonista vive esperienze terribili mentre è alla ricerca della "innocenza perduta", una ricerca secondo Oliver destinata a fallire per definizione. Questa cornice pare dover significare qualcosa rispetto alla storia che poi vediamo narrata e che ha come protagonista proprio Oliver, una figura indubbiamente opalescente e problematica, dedita ad alcol e droghe, solleticato da "perversioni" erotiche (che poi perversioni non sono, non in senso patologico perlomeno, semplicemente gusti e preferenze non esattamente mainstream, come lo shibari ed il voyeurismo) e palesemente anaffettivo nelle sue manifestazioni quotidiane. Aurora è agli antipodi, è vitalismo e curiosità, un fiore che sta sbocciando, una ragazza appena diventata donna che guarda al mondo con occhi affamati e costruttivi (lo si capisce anche dai dialoghi con la madre), ma allo stesso tempo il suo volto mostra già qualche presunta "ombra", visto che ha accettato di buon grado di farsi riprendere dall'ex fidanzato mentre facevano sesso. Il contatto con Oliver è pura deflagrazione, di quelli con una pianta avvelenata. Aurora si contamina e la sua natura muta, incancrenendosi. La cura "lodovico" alla quale viene costretta coattamente dalla madre darà i suoi frutti, permettendole di aprire gli occhi, sebbene il prezzo da pagare sarà alto e doloroso: la perdita dell'innocenza. Emblematico e criptico anche il finale nel quale Aurora - che doveva partire per la Colombia per motivi di studio - guarda Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (ci viene mostrata la scena di una sorta di deflorazione rituale di una donna mediante una grande pietra). Possiamo pensare a Oliver come ad un cannibale, tanto sentimentale quanto sessuale; possiamo pensare all'esperienza di Aurora come allo stesso rito che vediamo celebrare in Cannibal Holocaust; possiamo pensare che qualcosa in Aurora si sia rotto per sempre e la sua indole d'ora in poi sarà incline a quel tipo di esperienze "radicale"; possiamo fare un parallelo tra il morboso voyeurismo del film di Deodato e quello sul quale è incentrato il film di Aguilera (che stia giocando con allusioni metacinematografiche?). Le interpretazioni possibili sono tante e varie.
Quel che rimane di Demoni I Tuoi Occhi è una pellicola tutto sommato blanda e un po' spenta, una riflessione che non riflette, che non va concretamente a parare da nessuna parte, parla di "estremi" ma non si spinge mai coerentemente fino all'estremo, preferendo rimanere invece confinata dentro binari più rassicuranti, familiari, da film drammatico adatto al grande pubblico, ancorché con un tocco bohemienne (e pretenzioso) d'autore. I personaggi che ruotano attorno alla coppia di protagonisti sono pressoché irrilevanti, poco caratterizzati o descritti in modo bidimensionale e prevedibile. Il titolo del film pare derivi dal nome di una band casualmente alla radio. Viene da chiedersi se gli occhi indemoniati (occhi che sono demoni e dunque costruiscono l'inferno), siano quelli di Oliver (troppo ovvio), di Aurora (l'unico personaggio che subisce una qualche evoluzione strada facendo), oppure addirittura quelli dello spettatore, ovvero la telecamerina che Oliver installa nella cameretta di Aurora per poterne spiare tutte le azioni ed i sospiri (soprattutto questi ultimi, verrebbe da dire...). Sesso, Bugie E Videotape declinato in salsa iberica, con un discreto condimento di fuffa.