Dopo la fantascienza, l'avventuroso ed il peplum, Antonio Margheriti vira sul gotico, dapprima con La Vergine Di Norimberga, poi con Danza Macabra, che in realtà era destinato alle mani di Sergio Corbucci, il quale si trova in difficoltà nel conciliare i propri impegni lavorativi, ed affida la regia a Margheriti. Quasi per caso il regista capitolino mette così la firma su uno dei suoi capolavori, considerato tale da uno stuolo di estimatori tanto di Margheriti quanto del cinema di genere e horror italiano. Danza Macabra è stato evidentemente un film di casualità, visto che anche Barbara Steele non era inizialmente parte del cast, ma venne sostanzialmente convinta (così si racconta) dall'aiuto regista Ruggero Deodato, nonostante la sua idiosincrasia nel continuare a interpretare pellicole horror (alle quali, per la verità, continuerà ampiamente a partecipare ancora per qualche anno). Messi insieme Riz Ortolani per le musiche e Renato Pallottini per la fotografia (un bianco e nero classico e denso come pece), oltre al soggetto coadiuvato da Corbucci e Giovanni Grimaldi, Margheriti gira 87 minuti incredibilmente coinvolgenti e appassionanti, riempiendo la storia di omaggi, citazioni e riferimenti. Abbiamo Edgar Allan Poe in persone (quella di Silvano Tranquilli), abbiamo il castello di Providence (citofonare Lovecraft), abbiamo un certo signor Perkins (vedi alla voce Psycho), tutto un pot pourri della paura e del terrore che serve ad incorniciare e contestualizzare la storia raccontata in Danza Macabra. Che poi è archetipica: un giornalista (Georges Rivière) razionalista e pragmatico accetta per scommessa di trascorrere la notte tra il 1 ed il 2 novembre (quella "dei morti") al castello disabitato di Thomas Blackwood (Umberto Raho). Ogni anno Blackwood paga qualche malcapitato per soggiornarvi e rompere la maledizione che vede sistematicamente soccombere i propri ospiti. Chi entra non esce vivo. - SPOILER: Il castello si rivelerà tutt'altro che disabitato, anzi estremamente affollato, da spiriti però, lussuriosi e sanguinari. Rivière, aka Alan Foster, avrà il suo bel da fare per salvare le penne, e le cose non andranno come egli aveva sperato.
Margheriti nel '71 girerà un remake del film, intitolato Nella Stretta Morsa Del Ragno, a colori e con altri attori (addirittura Klaus Kinski nella parte di Poe); questo per via del fatto che Danza Macabra venne letteralmente strappato via dai cinema a causa del fallimento del produttore, ottenendo un mesto incasso. Credendo fermamente nella qualità della pellicola, Margheriti ne creerà una versione aggiornata da poter offrire nuovamente al pubblico. Col senno di poi si dirà insoddisfatto di entrambe, ritenendo la prima troppo noiosa e datata, e la seconda concettualmente sbagliata, poiché il colore e altre soluzioni più "contemporanee" avevano finito con l'edulcorare l'atmosfera che pur emanava la pellicola originale. Un po' è vero che Danza Macabra, rivisto oggi, ha qualche aritmia di troppo con il sentire di uno spettatore moderno. Le lunghe e silenziose passeggiate di Rivière prima, e Arturo Domini/Dr. Carmus dopo, nei meandri del castello, attraverso le penombre appena rischiarate dall'immancabile candelabro, sono reiterate e alla lunga un po' estenuanti; di contro però i dialoghi sono piuttosto a fuoco (soprattutto quello iniziale alla tavola, alla locanda dei Quattro Diavoli), aspetto che spesso lascia a desiderare in qualche pellicola del filone, tutte rivolte esclusivamente a spaventare. Il castello per altro è lo stesso usato per le riprese de Il Monaco Di Monza con Totò, notevole come la magia del cinema possa consentire di emanare ad una location suggestioni diametralmente opposte. Margheriti si prende alcune licenze "oltraggiosa" per l'epoca, ammiccando all'amore saffico nutrito dal personaggio di Margarete Robsahm (Julia, la bionda) per quello di Elizabeth (Barbara Steele, la corvina), mostra un décolleté generoso della Steele, ed un vero e proprio topless della sposina Sylva Sorrente che avrebbe fatto sfigurare pure una Sophia Loren. Danza Macabra gronda atmosfera da ogni poro, la claustrofobica orchestra di poltergeist è molto ben diretta da Margheriti ed il finale, affatto conciliante, aggiunge un tocco di sapore sorprendente ed imprevisto alla vicenda. Una scena venne comunque girata da Corbucci su espresso invito di Margheriti, che in qualche maniera intese rendergli il favore - SPOILER: si tratta dell'uccisione di Barbara Steele.