Da Corleone A Brooklyn

Da Corleone A Brooklyn
Da Corleone A Brooklyn

1979, il poliziottesco è un po' al tramonto, faticosamente l'Italia si sta lasciando alle spalle gli anni di piombo per entrare nel fantamirabolante decennio multicromatico ed ultra glamour degli Eighties. La criminalità c'era, c'è e ci sarà, ma è anche vero che la recrudescenza dei primi anni '70 si è minimamente stemperata. Anche al cinema si deve cogliere lo spirito dei tempi che cambiano, e così Umberto Lenzi, col suo Da Corleone A Brooklyn innesta su di un impianto sostanzialmente poliziottesco nuove nervature, il road movie e il mafia movie. Per rendere plastica questa ibridazione mette a confronto due protagonisti provenienti da ambiti diversi, Maurizio Merli, re dei commissariati di Polizia e dell'Italia che spara, e Mario Merola, reuccio della sceneggiata e dei film camorristici. Nel mezzo arriva un pentito di mafia, uno dei primi, incarnato da Biagio Pelligra, caratterista concitato che qui finalmente trova una sua dimensione e può dimostrare il proprio valore recitativo.

A Palermo, dopo un regolamento di conti tra cosche, la Polizia mette le mani su Salvatore Scalia (Biagio Pelligra), capo killer di un commando che ha appena freddato un boss. Contemporaneamente a New York la Polizia locale tra i fermati durante un controllo di routine in un ristorante segnala all'Interpol un immigrato venezuelano sospetto che si fa chiamare Fernandez. Il commissario Berni riconosce nella foto segnaletica arrivata via telex il noto latitante Michele Barresi, probabile mandante dell'omicidio commesso proprio da Scalia, nel frattempo ritenuto morto dalla pubblica opinione a causa di un equivoco generato da un errore di stampa. Barresi, creduto morto il suo uomo, decide di uccidere l'unico altro testimone che potrebbe collegare l'omicidio a Barresi, la sorella di Scalia (Sonia Viviani), ex compagna del boss. Quando Scalia, ricoverato in gran segreto in un ospedale, apprende della morte della sorella voluta da Barresi, decide di collaborare con Berni, seguendolo fino a New York per testimoniare contro Barresi e farlo incriminare. Il viaggio da Palermo a New York sarà una vera impresa, costellato di attentati, fughe e pericoli. - SPOILER: il fatidico giorno dell'udienza, a sorpresa Scalia negherà di conoscere Barresi, mosso da una incoercibile idiosincrasia malavitosa a fare la spia, ma tenacemente motivato ad uccidere egli stesso il boss. Verrà però freddato non appena metterà piede fuori dal tribunale. Nel portafogli Barni troverà una dichiarazione scritta di proprio pugno da Scalia nella quale l'uomo, temendo il peggio, confessa le malefatte di Barresi. Forte di queste ammissioni postume, Berni riacciuffa Barresi (scagionato per mancanza di prove) e intende estradarlo in Italia, ma Barresi, sibillino, lo avverte che il ritorno in patria non sarà affatto una passeggiata....

Lenzi ha molte intuizioni felici in questo film. La scelta dei protagonisti innanzitutto. Il trittico Merli/Merola/Pelligra regge alla grande e dà profondità e sfaccettature alle tre realtà che gli uomini rappresentano. Pelligra ruba la scena agli altri, poiché Merli è un po' irrigidito nel suo classico ruolo di poliziotto tutto d'un pezzo, e Merola da par suo lo è altrettanto in quello del boss della vecchia Mala, cinico e crudele ma al contempo capace di slanci umani (come quando decide di aiutare una famiglia di portoricani in carcere che hanno il figlioletto malato). Non mi è chiaro perché in un contesto di mafia sicula, abbiamo un boss con lo spiccato accento napoletano (Merola è doppiato ma comunque sempre con tendenze partenopee), ma tant'è, non ci poniamo troppe domande ed andiamo oltre. Pelligra è un pentito tormentato, i suoi silenzi, i suoi sguardi, i suoi dialoghi con Merli sono sempre interessanti e convincenti. Franco Micalizzi ci piazza sopra delle musiche meravigliose, e al resto ci pensa la regia "americana" di Lenzi, che non lesina tensione ed azione. Il regista toscano lo ha definito il suo miglior poliziesco, forse proprio per via della maturità dei contenuti, che non si adagiano sul classico schema del poliziottesco all'italiana ma guardano oltre, verso la contaminazione con altri filoni, come i su menzionati road movie e mafia movie. Da segnalare la breve apparizione come agente di Brocccolino di un giovane ed ancora imberbe Luca Barbareschi, un paio di pose e niente più.

Il film ha degli elementi di cinema verità, poiché nella scena in cui Maurizio Merli viene pestato da una gang di portuali pare che il fatto sia accaduto davvero; i ceffi erano veri brutti ceffi raccattati per strada lì per lì e Lenzi aveva a disposizione un unico ciak, poiché era un freddo bestia e non si poteva star tanto a coreografare una scena che avrebbe richiesto molto tempo. Lenzi quindi propose a Merli di farsi semplicemente picchiare, eh beh....Merli le prese di santa ragione; così come gli uffici di Polizia yankee sono veri uffici di Polizia e molti degli agenti impiegati sono veri agenti di Polizia. La chiusa del film è amarissima, con lo sguardo minaccioso di Barresi che fa capire a Berni quanto sarà difficile che egli esca vivo dal suo ritorno in Italia con il boss in manette. Anche in questo senso il film pare esprimere una profonda triste verità. Il commissario di Merli stavolta non si chiama Belli ma Berni, piccola variazione sul tema e la sua voce è proprio la sua, nessun doppiaggio da parte di Pino Locchi (che in verità ne aumentava sensibilmente la virilità).

Trailer ufficiale

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