Conan Il Distruttore

Conan Il Distruttore
Conan Il Distruttore

Unanimemente ritenuto inferiore al primo film di Milius (e lo è) Conan Il Distruttore di Richard Fleischer rimane comunque un episodio gradevolissimo e divertente della saga cinematografica del cimmero creato da Howard nel '33 (diciassette storie nell'arco di un lustro, più le opere postume ed incomplete e gli interventi di circa una dozzina di scrittori che hanno proseguito laddove Howard aveva interrotto, anche elaborando poche righe di soggetto), e recuperata a partire dal 1970 dalla Marvel, con gli albi a fumetti rimasti in edicola fino al 1993 e debitori perlopiù del fumettista Roy Thomas, consulente di sceneggiatura anche per i due film con Arnold Schwarzenegger. Conan Il Barbaro va benissimo al botteghino, è un film visionario e potente, ma allo stesso tempo anche un prodotto commerciale facilmente vendibile; John Milius ci mette del suo, la sua sensibilità si sposa a meraviglia con quella dell'eroe vestito di pelli animali e portatore di spadoni pesantissimi. De Laurentis decide di dare un seguito alla pellicola dell'82 ma il regista americano non ha intenzione di dirigerlo. Si occupa del progetto Raffaella, figlia di Dino, che su consiglio del padre si rivolge a Fleischer, regista di lungo corso e già coinvolto nella Produzione del primo film.

Il sequel deve smorzare la violenza in favore di una maggiore fruibilità del prodotto. Tale ammanco verrà compensato da siparietti comici più diffusi e frequenti. Nonostante non si possa che dir bene del film di Milius, Roy Thomas, uno che comunque poteva avanzare pretese sul personaggio di Conan, non aveva poi gradito troppo la versione che il regista di Alba Rossa aveva dato della creatura di Howard. La pellicola, a suo dire, non rispettava a pieno la vera natura di Conan. Anche per questo con il sequel l'idea era andare più a fondo nella filologia howardiana del cimmero. A dirla tutta, anche al termine di Conan Il Distruttore Thomas continuerà a dirsi insoddisfatto della sceneggiatura, e il tutto poi si arenerà lì, poiché l'ideale terzo capitolo (Conan Il Conquistatore) non vedrà la luce, strozzato tra le diatribe contrattuali tra De Laurentis e Schwarzy, nel frattempo impegnato a fare Predator. Il culturista proseguirà parallelamente comunque l'avventura sword & sorcey con Fleischer e De Laurentis, interpretando Yado (a tutti gli effetti un Conan apocrifo), ma il tempo per il terzo Conan non verrà mai e, più prosaicamente, sulla base di quel soggetto verrà partorito invece Kull Il Conquistatore (Produzione De Laurentis, protagonista Kevin "Hercules" Sorbo, padre ispiratore sempre Howard).

Per me Conan Il Distruttore rimane un buon compromesso tra semplificazione e intrattenimento. L'epicità non manca affatto, anzi un appassionato di giochi di ruolo faticherà a non ritrovarsi scaraventato nelle pagine di un qualche manuale heroic fantasy. C'è la compagnia di avventurieri, perlopiù ladri, ma anche maghi e guerrieri, ci sono gli incantesimi e lo scontro di stregoni, ci sono le creature mitologiche, i castelli da espugnare, i passaggi segreti, le leve con le quali azionare portali di pietra, gioielli brilluccicosi ci sono donne guerriere, regine e piccole principesse (tutte scosciate con scollature interessanti), e ci sono duelli a colpi di spada il cui clangore metallico echeggia in spazi aperti, paesaggi primitivi ed apocalittici colmi di antiche rovine e carcasse di animali. Questo Conan è più dialogato del precedente, il personaggio assume una connotazione più divertente, con momenti ai limiti dello slapstick, tipo quando, ubriaco, batte la chiorba contro i 2 metri e 16 centimetri del cestista NBA Wilt Chamberlain (doppiato da Massimo "Lord Fener" Foschi), o quando cazzotta ripetutamente cavalli e cammelli. Rimane una certa ottusità di fondo di Conan, che lo caratterizza a meraviglia, una montagna di muscoli abile e imbattibile, ma non dotata di particolare acume.

Interessanti tutti i comprimari, in particolar modo ovviamente la Zula di Grace Jones (che nel fumetto è un maschio), ultima componente di una tribù nella quale le donne sono paritetiche agli uomini e combattono con dei bastoni a due mani. La Jones ha indubbiamente il physique du role per interpretare la parte. Più ninfetta antipatichina Olivia D'Abo, ma del resto quello richiedeva la sua parte. La perfida e sensuale Taramis è Sarah Douglas (la terribile Ursa del trio lescano che combatte il Superman di Christopher Reeve). Le musiche di Basil Poledouris, che ricalcano pari pari quelle del primo capitolo, sono una componente ineludibile del film e contribuiscono in tutto e per tutto al suo valore. Un po' così il Dagoth di Rambaldi, sorta di gran pipistrello antropomorfo, retaggio di un cinema d'altri tempi che oggi può far nostalgia ma che al contempa mostra anche i suoi limiti.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica