Soggettista e sceneggiatore di pellicole interpretate da Walter Chiari, Aldo Fabrizi e Renato Rascel (che dirigerà diverse volte), nel 1974 Guido Leoni cura la regia di due film, Chi Ha Rubato Il Tesoro Dello Scià?, in Olanda, con Klaus Kinski e Susan Scott, e questo Commissariato Di Notturna (ma firma anche lo script di Amore Libero - Free Love, l'erotico esotico di Pier Ludovico Pavoni con Laura Gemser, l'Emanuelle di derivazione italiana). Quella del Commissariato è una curiosa esperienza, un film che probabilmente si proponeva di mescolare le venature da commedia con il genere del poliziesco o poliziottesco, senza per altro tralasciare momenti amari da storia drammatica. E' un film corale, che ha si per protagonista Gastone Moschin, ma solo in quanto commissario, dunque punto d'incontro di tutte le bisettrici che attraversano e percorrono la sceneggiatura, ovvero una nottata presso gli uffici di Polizia. Moschin è nuovo, trasferito per punizione (anche se lui cerca di venderla come una "promozione"), per aver pestato i piedi a qualcuno a livello politico. Come da tradizione tipicamente italica, il commissariato è un luogo alquanto sgarrupato, dove gli agenti hanno fortissime inflessioni dialettali, che si tratti di napoletani o veneti, ad una certa ora si beve "o' café" e in ogni azione sul campo si evidenziano tutta la goffaggine e l'inadeguatezza possibili. Lo stesso Moschin non ha affatto i tratti di un Enrico Maria Salerno, poliziotto di ferro, con rigore morale e metodi severi; anzi, è il degno capobranco di una combriccola sgangherata, pure lui sempre titubante, e per altro costantemente vessato dalla moglie ansiosa che da casa lo assilla di telefonate in allarme per le sorti della figlia diciassettenne. Nel frattempo il commissario si vede sfilare davanti tutta una carovana di fenomeni notturni, esponenti della società - borghese e non - nostrana, tutti con il proprio scheletro nell'armadio. Perlopiù il tema portante è sempre lo stesso, le passioni amorose, quindi che si tratti esplicitamente di prostitute, oppure di travestiti, liti coniugali e similia, Moschin ha sempre a che fare con un microcosmo che raramente deroga da questioni sessuali, salvo che per furti di piccolo cabotaggio e ladronerie. C'è pure un onorevole, magnificamente interpretato da un Luciano Salce caricato a pallettoni, che poi scoprirà che chi gli stava tentando di rubare l'auto pera proprio il figlio (capellone e sciamannato), in compagnia di altri due amici hippie.
Naturalmente c'è anche un monsignore (Piero Gerlini), il quale chiama in commissariato lamentandosi della permanenza di donnine equivoche davanti al proprio uscio di casa, salvo poi dolersi quando apprende che si trattava di travestiti (anche perché pure lui ospita in camera da letto un chirichetto). Tra le escort ne abbiamo una di lusso, Rosanna Schiaffino, gran signore, elegante nei modi e nel vestire, ma che per 30.000 lire, come dice la divertente canzone dei titoli di testa dei 4+4 di Nora Orlandi, "ti dà del tu". La Schiaffino accompagna Moschin per tutta la nottata, una sorta di sparring partner, che lo assiste pazientemente caso per caso, dispensando qua e là qualche perla di saggezza. Una donna è stata accoltellata a morte e, ritenendola una prostituta della stessa zona della Schiaffino, Moschin intende interrogarla per acquisire elementi utili all'indagine. - SPOILER: tuttavia si appurerà che la poveretta era una moglie ripudiata dal marito dopo aver scoperto che questi si concedeva alla propria datrice di lavoro come uno squallido gigolò per mantenere tutti gli agi lavorativi. Quando la moglie riceve la telefonata dall'amante del marito, che lo sbugiarda, per tutta risposta lui butta fuori di casa la moglie invitandola a sostenersi autonomamente d'ora in poi, facendo la prostituta proprio come lui. Alla sua prima notte fuori all'addiaccio, la donna cade nelle grinfie di un ubriacone polacco (Luciano Rossi) che l'accoltella quando lei rifiuta di sottomettersi. Dunque non una prostituta ma una vittima delle circostanze.
E in quella notte al commissariato i casi umani sono un po' tutti così, poveretti che sbarcano il lunario alla bene e meglio e potenti rapaci che cercano di cavarsela sgomitando vistosamente. Su tutta questa umanità dolente, il commissario Moschin stende una sorta di velo pietoso, mirando ad arrivare all'alba e tornarsene a casa. Lo farà accompagnando a casa la bella Schiaffino e proponendogli un cappuccino per benedire il mattino. Complessivamente Commissariato Di Notturna è un film che mi è parso sconclusionato, a tratti moralista, altrove rivolto quasi esclusivamente a cercare la risata (che in verità non arriva mai). Moschin è sotto tono, la Schiaffino - per quanto molto bella - non ha tra le mani un personaggio particolarmente pregnante, per il resto abbiamo quadretti, schizzi e macchiette che lasciano un po' il tempo che trovano. Salce desta l'attenzione grazie ad una recitazione molto ingombrante (e divertente) ma nulla rimane negli occhi dello spettatore quando alle finestre del commissariato inizia ad albeggiare. Maurice Ronet mi è parso persino un po' fuori ruolo. Leoni firma la sceneggiatura a quattro mani con Giacomo Furia, che riserva per sé il ruolo del brigadiere partenopeo Santini, pasticcione e inetto. Per dirne una, non si capisce ad esempio perché durante gli interrogatori Leopoldo Trieste debba fare una risatina isterica ogni volta che perde le staffe, una caratterizzazione non-sense come altre che si ripetono frequentemente durante il film senza un perché, se non appunto dare un po' di colore in background senza che però storia e personaggi abbiano una nervatura evidente, che porta da qualche parte. Viviamo insomma una qualunque notte in commissariato, con i suoi alti (pochi) e bassi (molti) e quello che dovrebbe emergere è una sorta di affresco nazional popolare che si rivela assai blando e scolorito. Molto carina la canzone e delicata sui titoli di coda di Renato Rascel (che ricambia così il favore all'amico Leoni). Il film è visibile gratuitamente (e con una discreta qualità video) sul canale Youtube di Film&Clips.