Calde Labbra

Calde Labbra
Calde Labbra

La Linda Lovelace della filmografia hard transalpina Claudine Beccarie (in realtà quanto di più lontano possibile, sia fisicamente che come attitudine, dalla Lovelace), oltre a non aver girato solo pellicole a luci rosse, spazia tra cinematografie di varie nazionalità, esordendo nei Paesi Bassi, girando commedie in Spagna (di cui però non esiste traccia), e passando pure per l'Italia, con una breve avventura concentrata fondamentalmente in due titoli, Calde Labbra nel 1975 e Inhibition (accanto a Ilona Staller) l'anno dopo. Il film "della vita" della Beccarie è Exhibition ('75), nel quale il regista Jean-François Davy intervista l'attrice nella modalità della biografia documentaristica, una sorta di seduta psicanalitica contestualizzata all'interno di una cornice pornografica, il mondo al quale appartiene la Beccarie. Un film nel film che si rivela innovativo, curioso e vincente. Se già Inhibition gioca a citare Davy (seppur in termini opposti e contrari), anche Calde Labbra in realtà si abbevera dello stesso titolo, poiché il sottotitolo è Excitation, in continua assonanza con Exhibition (il quale per altro avrà un seguito di tutt'altro stampo nel '78, con Claudine ritiratasi dal porno e divenuta una bucolica e disincantata signora di campagna).

Demofilo Fidani dal canto suo è stato un personaggio all'altezza della situazione, venendo a più riprese etichettato come regista, sceneggiatore, scenografo, pittore e persino medium, nonché sarcasticamente definito l'Ed Wood italiano (soprattutto per i suoi pauperistici spaghetti western). Dei suoi lavori è sempre stata sottolineata la bizzaria e il forte tasso di incongruenza. Calde Labbra rientra nel suo periodo erotico (breve e relegato a fine carriera, intorno alla metà degli anni '70), e vede impegnate tre attrici protagoniste, la Beccarie, Leonora Fani e Sofia Dionisio (ed in misura minore pure Rosemarie Lindt). Siamo da qualche parte fuori Roma, in un'agiata villa dove madre e figlia conducono una vita fatta di contrasti e asprezze. La giovane Francesca (una Leonora Fani ventiduenne ma con l'aspetto di una quindicenne, il che crea un corto circuito abbastanza pericoloso) è rimasta traumatizzata da quando ha assistito alla morte per infarto del padre a seguito di una lotta con la moglie che non voleva subire l'ennesima violenza sessuale, durante una cupa e minacciosa notte di tempesta. Da allora Francesca rifiuta gli uomini e si sente naturalmente attratta e protetta dalle donne. Allorché sua madre Teresa (Rosemarie Lindt) si reca all'estero per un viaggio d'affari alla viglia di Natale, la ragazza (difficile, turbolenta e iper sensibile) viene affidata alle cure di una professoressa francese, Lise Braille (Claudine Beccarie).

- SPOILER: E' l'incontro di due anime sofferenti che si riconoscono immediatamente. Anche Lise ha avuto esperienze estremamente negative con l'universo maschile, in particolare il suo unico compagno, all'apparenza nobile e gentile, che cercò di abusare di lei "contronatura". Alle continue e insistite avanches di Francesca, Lise cede abbastanza rapidamente, intessendo con la giovane allieva una morbosa relazione sentimentale e sessuale. L'incantesimo però si rompe quando Monica (Sofia Dionisio), un'amica di Francesca, viene a trovarla. Francesca abbandona ogni legame con Lise e si getta disperatamente alla conquista di Monica. Sebbene inizialmente tra le due amiche sembri sussistere una certa ambiguità (forse da parte di Francesca tesa anche a far ingelosire Lise), Monica poi dichiarerà il suo amore per il fidanzato, rivendicando fermamente la propria eterosessualità. Francesca così perderà in un colpo solo sia Lise (nel frattempo concessasi ad un inserviente di casa, sentendosi usata e rifiutata da Francesca) che Monica, arrivando persino a puntarsi una pistola contro. Tuttavia, una nuova consapevolezza si insinuerà nei pensieri della ragazza, parzialmente rassicurata dal ritorno della madre nella notte di Natale. La sua diversità è una condizione che può essere accetata e con la quale è possibile convivere.

Nonostante un certo velleitarismo, alcune lungaggini molto "autoriali" (la macchina da presa bloccata sullo sguardo assente della Lindt, della Fani, della Beccarie, assorte in dolorose elucubrazioni interiori), contrapposte a improvvise semplificazioni a favore di capitolazioni sessuali (a beneficio del pubblico), il film ha un suo perché, risolvendosi in una riflessione sull'amore saffico e sulla diversità, tutt'altro che sciatta o sgangherata. La Beccarie è perfettamente in parte, in tal senso la sua contrapposizione alla solare sensualità della Lovelace trova la perfetta dimensione. La Beccarie è tenebrosa, problematica, accigliata, trasmette inquietudine. La Fani altrettanto, grazie al cocktail perverso costituito da una fisicità estremamente acerba mista all'instabilità emotiva. Assai più rassicurante la burrosa ed abbronzata Sofia Dionisio, elemento caldo del film, anche se la sua rigidità nei confronti della Fani alla fine lascerà una profonda cicatrice. Poco caratterizzante la figura della Lindt, caprio espiatorio di sceneggiatura, casus belli che serve più che altro a dare il là al travaglio della Fani.

La pellicola è circolata in doppia versione, soft e hard. La versione insertata non solo non aggiunge nulla, ma compromette la coerenza del racconto poiché inframezza - alla come viene viene - copule della Beccarie con partner maschili. Ma non si era detto che la professoressa parigina Lise era inorridita dagli uomini a seguito del praticamente unico rapporto mai avuto (anzi, subito) con il suo fidanzato? Se da un verso assistiamo ad amoreggiamenti dilatati ed assai più espliciti tra la Beccarie e il ragazzotto cameriere di casa, dall'altro viene invece messa in scena (subito ad inizio film) una lunga fellatio con un tizio non meglio identificato, che legge distrattamente il giornale proprio mentre la Beccarie è tutta intenta a dispiegare le proprie migliori arti. Rimangono invece presenti anche nella versione uncut la sessione saffica notturna, immersa in una luce bluastra, tra la Fani e la Beccarie, una versione più contenuta dell'amplesso tra la francese e ed il ragazzo, ed una scena di masturbazione solitaria della Beccarie, che si strugge al pensiero di Francesca (di questa scena la versione uncut ospita naturalmente fotogrammi assai più generosi). In particolare questo passaggio avviene mentre una voce fuori campo declama le Donne Dannate di Baudelaire, in quel gioco di rimandi alti (letterari) e prosaici (erotismo) che caratterizza tutto il film.

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