Bye Bye Baby

Bye Bye Baby
Bye Bye Baby

Se vedendo Bye Bye Baby sentite il profumo dei Vanzina la cosa è giustificata. Appena un paio di anni prima Oldoini ne aveva raccolto il testimone in Yuppies 2, dando un seguito al fortunato film generazionale dei fratelli Carlo ed Enrico (che comunque sono coinvolti anche nel soggetto del secondo capitolo). Nel frattempo nel 1987 girano Via Montenapoleone e I Miei Primi 40 Anni, due film iconici per la cosiddetta "Milano da bere", al netto di come la si pensi sul loro valore artistico. Oldoini assimila moltissimo quei tratti stilistici e urbani, e li ripropone in Bye Bye Baby, commedia sentimentale milanesissima anche se di derivazione americana, ovvero quel tipo di commedia sofisticata ("screwball") nata negli anni '30-'40 e da allora sempre riproposta ciclicamente al cinema. Già il titolo cita apertamente Marilyn, ma l'attrice è persino sullo schermo (televisivo), è suo il primo fotogramma mentre la vediamo sedurre Tommy Noonan cantando Bye Bye Baby nella celebre scena di Gli Uomini Preferiscono Le Bionde, vengono passate in rassegna le VHS dei suoi film e Luca Barbareschi durante un litigio dice di essere stufo anche di Marilyn, evidentemente invece amata dalla moglie Carol Alt. Oldoini insomma ci dà tutti i riferimenti utili a leggere il suo racconto. La coppia stessa di attori protagonisti è mutuata da Via Montenapoleone. A loro due vengono affiancati Brigitte Nielsen e Jason Connery come sparring partner. Paolo e Sandra sono due tira e molla che come Liz Taylor e Richard Burton si sposano, poi litigano, poi si riappacificano, poi si separano, poi divorziano, poi si amano nuovamente, in un percorso circolare che ricomincia sempre da capo e che, incidentalmente, coinvolge anche spasimanti collaterali. Il personaggio di Barbareschi è particolarmente arido umanamente, un po' lo stereotipo del belloccio trentenne, benestante economicamente, che è rimasto all'età adolescenziale, generatore automatico di scuse, alibi e bugie, che non comprende i "no" come risposta e che pretende tutto, subito e possibilmente a scapito degli altri. Quello di Carol Alt è dipinto con un'apparente maggior fragilità ma al dunque è una bella lotta, poiché Paolo è talmente mediocre da risultare altrettanto fragile (perlomeno in termini di maturità e consapevolezza).

La sceneggiatura è piuttosto esile, alla fin fine si tratta di 95 minuti di ti amo e ti odio, con un finale che non intende minimamente lasciare alcuna speranza che i due abbiano imparato qualcosa dall'esperienza, destinati a ripetere tutto da capo al sorgere di un nuovo ennesimo giorno. La Nielsen è fuori parte in un contesto del genere; abituati alle sue donne fatali come Red Sonja, Ludmilla Drago o la cattivissima di Beverly Hills Cop II, Karla Fry, qui è una improbabile giocatrice di biliardo che Oldoini fa una fatica bestia a far stare dentro l'inquadratura. Immensa fisicamente, con un'immagine potente e stentorea, la Nielsen cerca come può di calarsi nei panni della "fidanzatina" di Barbareschi, un uomo che potrebbe mangiarsi in un sol boccone e dietro al quale invece perde tempo come una devota e premurosa compagna. Oldoini gioca poco nel contrapporla come alter ego della soave Carol Alt. Avrebbe potuto perlomeno vendercela come modella (a proposito di moda, basti pensare a Nicole Perrin in Sotto Il Vestito Niente), invece si inventa questa professione della giocatrice di biliardo danese senza crederci troppo, visto che nelle scene nelle quali la Nielsen gioca di stecca la sua tecnica lascia alquanto a desiderare. Bellissima ma intrappolata in un misscasting evidente. Non va meglio con Jason Connery, scialbo e impalpabile, interessante solo per il cognome che porta, ma troppo orsacchiotto per bucare lo schermo (e soprattutto acchiappare una Carol Alt). Praticamente agli antipodi della Nielsen, tanto è appariscente lei, tanto è anonimo lui. E allora questo Bye Bye Baby perché andrebbe guardato? Perché è uno spaccato fedelissimo degli anni nei quali è stato realizzato. C'è lo yuppismo, il rampantismo, c'è una Milano serale e notturna di un fascino e di una malinconia stordenti, c'è una parentesi alle Mauritius totalmente strumentale ma da puro sogno esotico (alla maniera di tanti film americani che negli '80 spopolavano in sala e nelle fantasie degli spettatori), ci sono le case arredate come sulle riviste patinate, i cantieri, gli uffici e il lavoro un tanto al chilo, le modelle, lussuose auto d'epoca, la firma di Reteitalia in calce a tutto e quell'uso della musica martellante (di derivazione videoclippara) tipicamente anni '80. La supervisione alla colonna sonora è di Tony Renis, la Nielsen canta diversi brani (uno in coppia con il mitico Falco di "Der Kommissar" e "Rock Me Amadeus") e la theme song del film è un'ossessionante canzone dal ritornello ripetuto in continuazione, vistosamente ispirata alle hit della britannica Bonnie Tyler. In una piccola parte c'è anche Alba Parietti, che alla seconda scena è già in lingerie, schiena al muro a cavalcioni di Barbareschi.

Trailer ufficiale

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