
Ballata Macabra non è mai troppo celebrato, anzi è un film particolarmente sottostimato nonostante sia il capostipite del filone degli horror sulle cosiddette "case" e sia addirittura la fonte d'ispirazione primaria di Shining di Stephen King, dal quale il buon Kubrick trasse uno dei suoi tanti capolavori metafisici. King si abbevera generosamente dalle pagine di Robert Marasco il cui omonimo libro del 1973 (omonimo del film in lingua originale, Burnt Offerings) è a sua volta la scaturigine del film di Dan Curtis, habitué degli horror visto che nel 1970 aveva già diretto La Casa Dei Vampiri e l'anno successivo quella Delle Ombre Maledette al cinema, ed in tv si era prodotto in svariate storie del terrore. Si narra che Marasco avesse già preparato una sceneggiatura per un film che si sarebbe dovuto realizzare attorno al '69 e che avrebbe dovuto dirigere Bob Fosse, ma il progetto non andò in porto e qualche anno dopo Marasco pubblicò il libro. Sulle prime Curtis non ritenne la storia particolarmente interessante e soprattutto non comprese quella che a suo dire era una "mancanza di finale", ma supponendo che comunque qualcun altro si sarebbe fatto avanti per dirigere il film non si fece scappare l'occasione. Le differenze maggiori tra il libro e l'adattamento filmico consistono nel preludio a New York della famiglia Rolf (espunto dalla pellicola) e dal personaggio dell'autista malefico, invenzione totalmente assente dal romanzo.
La vicenda narrata è di quelle classiche (ma divenute classiche proprio per il pionierismo di un film come Ballata Macabra, che per altro ancora appartiene al periodo nel quale la ri-titolazione italiana era capace di esaltare le immagini e non svergognarle), con la famigliola di città che affitta per l'estate una casa in campagna dove trascorrere le vacanze. Mamma (Karen Black), papà (Oliver Reed, doppiato dal grande Renzo Palmer), ragazzino (Lee H. Montogomery) e nonna paterna (Bette Davis) non credono ai loro occhi quando per appena 900 dollari possono accasarsi per un trimestre presso una lussureggiante magione, con serra e piscina, uscita dalla verde California, nei pressi di Oakland (Dunsumir House). I padroni, i fratelli Allardyce (Burgess Meredith e Eileen Heckart), non vedono l'ora che qualcuno si prenda cura della casa in loro assenza e pongono la sola condizione che la loro anziana madre, che dimora nell'attico, possa continuare a rimanere lì, praticamente murata nella sua stanza, non gradendo contatti con gli ospiti. Basterà assicurarle tre pasti al giorno, depositandole un vassoio nel salottino prospiciente alla sua camera, dove l'anziana trascorre il tempo dipingendo, ascoltando musica e sfogliando vecchie fotografie. Affare fatto, i Rolf si trasferiscono e Karen Black prende particolarmente a cuore il compito di accudire la casa e la matrona dell'ultimo piano. Ovvio che da quel momento in poi tutto andrà per il peggio, eventi misteriosi ed inquietanti si susseguiranno e tutto ciò sembrerà avere sinistre ripercussioni sugli abitanti della casa che ne subiranno loro malgrado la perversa influenza.
Ballata Macabra ha un'atmosfera stupenda che qualcuno ha definito da lussuoso prodotto televisivo. Forse è anche vero ma ciò non toglie che location, scenografie, fotografia, montaggio e musiche sono magnifici e contribuiscono all'eccellente resa della pellicola. Il cast è perfetto, la coppia Reed/Black è molto convincente e si fronteggia alla perfezione nel dualismo assegnato ai rispettivi personaggi; Reed sempre più fragile, dubbioso ed impotente, Black progressivamente ambigua e mefistofelica. Tra i due si inserisce una vecchia gloria come Bette Davis (che non ha affatto una parte da poco), la quale lamentò di aver subito maltrattamenti sul set da parte di Karen Black, totalmente irrispettosa della caratura e del blasone della Davis, la quale a sua volta la tacciò di scarsa professionalità. Al netto di alcuni momenti nei quali l'eleganza formale scade un po' (ad esempio proprio in occasione della comparsa dello chaffeur), devo dire che Ballata Macabra si fa apprezzare per la notevolissima tensione che riesce a creare con niente, bastano le onde di una piscina per far salire la pressione del sangue nelle arterie dello spettatore, o il povero Reed che lotta contro se stesso per sfuggire ad una agghiacciante paralisi che gli impedisce di gettarsi in acqua per salvare il proprio ragazzo. Il presunto "non finale" stigmatizzato da Curtis invece è molto efficace e suggestivo, anche se durante l'escalation ci sono due episodi che non possono non colpire lo spettatore. - SPOILER: la scoperta che l'anziana signora Allardyce in sedia a rotelle altri non è che la stessa Karen Black, non solo rimanda all'epilogo di Psycho (persino nella costruzione della scena) ma anticipa evidentemente il tema che poi svilupperà il duo King/Kubrick in merito alla persistente immanenza del Male che in qualche maniera si appropria del presente e lo estende a futuro e passato, rigenerandosi continuamente. Ce ne rendiamo conto anche quando, immediatamente dopo, scorriamo l'elenco delle foto incorniciate, che ritraggono tanto la famiglia Allardyce quanto tutti i precedenti ospiti della villa, vittime sacrificali del sortilegio.
All'epoca il film non ricevette critiche entusiastiche, anche perché l'horror ha sempre scontato il suo essere ritenuto di "serie b", col tempo Ballata Macabra è stato rivalutato e la sua sceneggiatura soprannaturale a base di possessioni e case viventi ha gettato le basi per tante pellicole a seguire, da Amityville Possession al noto franchise di Sam Raimi, dal suddetto Shining a Poltergeist, da Il Presagio a Carrie - Lo Sguardo Di Satana, nonché alle mille scopiazzature maccheroniche del nostro cinema bis. Una lettura meno attinente al genere e più sociologica consente di mettere in evidenza l'attenzione riservata alla rampante middle-class coeva, affamata di arrivismo, benessere economico e status symbol. Si insiste molto sul fatto che i Rolf non potrebbero permettersi in una situazione "normale" una villa da sogno come Dunsmuir e che trascorrerci l'estate sia quasi un riscatto sociale, a tal punto che accettano tutte le strane condizioni poste dagli Allardyce, pur comprendendo da subito che qualcosa suona stonato. Settimana dopo settimana il nucleo familiare si autodistrugge dall'interno ed ognuno dei suoi membri sembra andare in una direzione diametralmente opposta a quella degli altri. Ciò che accade a Dunsmuir è pura consunzione, come fossimo nella magione degli Usher descritta da Edgar Allan Poe che alla fine crolla su se stessa, con la differenza che qui il disfacimento (letterale) della casa è propedeutico ad una rinascita, in un eterno ciclo cannibalico di vita/non-vita che appartiene decisamente al maligno e del quale gli Allardyce sono i gran cerimonieri.