Prima ancora di soffermarmi sulla vera o presunta violenza inscenata nel film - argomento di discussione che ha tenuto banco per settimane prima, durante e dopo l'uscita in sala del film - mi interessa discutere del suo effettivo valore; Apocalypto vale la pena o no? Si, direi proprio di si, sono rimasto assai soddisfatto. La visione, lunga 2 ore e 19 minuti, non è stata indolore ed in diversi frangenti sono stato in difficoltà, con un senso di disagio indotto forse più dalle grandi polemiche che lo hanno circondato che dalla reale portata delle scene. La cifra stilistica del Gibson regista è da non sottovalutare affatto; immagini di ampio respiro, bella fotografia (complici i meravigliosi scenari naturali), recitazione resa al meglio, ritmo ora incalzante e teso, ora epico e violento, ora inquietante e oscuro, ora tenero e rilassato. Menzione di dovere anche per la bellissima colonna sonora.
Apocalypto si può sostanzialmente dividere in due tronconi; una prima metà di presentazione degli eventi, nella quale hanno luogo i momenti più "forti" e crudi della storia, una seconda parte più movimentata, decisamente avventurosa e incline ad un clima maggiormente "positivo". Grande merito di Gibson è quello del realismo a tutti i costi (ce ne eravamo accorti già con La Passione). Non mi riferisco al linguaggio Maya sottotitolato, o all'azione tutt'altro che edulcorata, ma alla capacità di far immedesimare lo spettatore rendendo credibile la visione di centinaia di comparse meticce adoranti uno ziggurat, come si trattasse di una comunissima scena a cui assistiamo quotidianamente fuori dalle mura di casa nostra. Un po' come per Il Signore Degli Anelli, dove non si avvertiva l'effetto "orecchie di plastica" ma si riusciva per qualche ora a credere alla effettiva concretezza di un mondo così assurdo, fantastico ed improbabile. Gibson ci scaraventa diversi secoli addietro senza mai far trasparire la sensazione della "messa in scena", rendendo le immagini vere, possibili, attuali come se stessero accadendo in contemporanea alle nostre vite nel XXI° secolo.
Apocalypto è così violento da giustificare tanto allarmismo? Si e no. Certamente presenta passaggi molto intensi. Tale crudezza però mi è parsa più di carattere emotivo che visivo. Uccisioni, lotte, spruzzate di sangue, non sono più in bella mostra di un Pulp Fiction, di un Platoon o dell'ultimo Bond movie, Casino Royale (per il quale nessun si è scandalizzato nonostante ammazzamenti continui, anche piuttosto brutali e gratuiti, scene esplicite di tortura, etc). Ciò che ha disturbato, almeno me, è stata la forza delle emozioni nei frangenti di maggior immedesimazione con i personaggi; in particolare durante l'assalto al villaggio e poi all'arrivo degli schiavi nelle terre dei conquistatori. La violenza che fa male è soprattutto psicologica, mentale, sottile; credo francamente che qualsiasi quattordicenne abbia già visto di peggio in tv rispetto ai combattimenti tribali di Apocalypto. C'è poi tutto il capitolo relativo al presunto plagio operato da Gibson nei confronti di Return to Aztlan, film del messicano Juan Catlett. Boh, può anche darsi, non mi avventuro su questo terreno. Magari Gibson ha rubacchiato, però il suo film regge ed è ben fatto. Tanto basta agli euro usciti dal mio portafogli. Raramente una pellicola non ha un ispiratore, cinematografico, letterario o vattelappesca che sia.
Si dice poi che la filologia linguistica di arma letale Gibson sia posticcia, poiché la lingua del film sarebbe sin troppo moderna, e che gli affreschi riprodotti non corrispondono al periodo storico, e anche che gli spagnoli arrivino via mare solo alcuni secoli dopo; infine che i Maya non fossero poi così bellicosi. E' il popolo dei professori frustrati, gli stessi che discettavano sulle calzature di Russell Crowe ne Il Gladiatore e sulle meches di Brad Pitt in Troy. Siete invitati caldamente a vedere un bel documentario del National Geographic (magari in VHS) mentre noi invece si va al cinema (leggi: evasione, fantasia, creatività, duttilità). Sul grande schermo nulla "deve" essere, ma tutto "può" essere. Gibson non aspira ad una cattedra di Storia e Cultura Maya all'Università della Sorbona, ma solo a girare un film come autore, libero di usare ogni espediente necessario al suo progetto, funzionale alla sua concezione artistica.