Amorestremo

Amorestremo
Amorestremo

All'inizio del nuovo millennio si respirava un'aria nuova, una brezza frizzante, una vibrazione che sembrava dover aprire nuove porte, inesplorate, piene di possibilità. L'avvento massiccio dell'informatica e della rete elevarono a potenza questa idea, soprattutto scacciato via lo spettro del millennium bug (se qualcuno ancora se lo ricorda), uno dei più grossi spauracchi scientifici di sempre. In seno all'informatica, una cosa che andava alla grande in quegli anni erano le chat erotiche, una nuova dimensione del sesso che ora si faceva anche digitale, conosceva un nuovo Media, un nuovo tramite attraverso il quale espandere il proprio raggio d'azione.  E' quello lo spunto che porta Maria Martinelli, documentarista e produttrice, a cimentarsi nella sua prima regia di un lungometraggio (e ad oggi anche ultima), Amorestremo, a sua volta tratto dal romanzo Schiavo e Padrona di Claudia Salvatori. Due donne al timone di questa operazione e non è un aspetto secondario, dato che la cornice di ambiente è quella del mondo a luci rosse, nella stragrande maggioranza dei casi appannaggio di cineasti uomini. Nello specifico siamo nel mondo del BDSM, quell'acronimo che sta per bondage, disciplina, dominazione, sottomissione, sadismo e masochismo. Gli utenti di una chat (Sex System) si trovano dal vero per dar sfogo ai propri desideri, è così che Ghost (Davide Devenuto) entra in contatto con Xenia (Stefania Bonafede), nella speranza di trovare una mistress in grado di donargli il dolore che lui va cercando. Ne trova più di quanto sperasse, visto che quando Xenia si risveglia, dopo aver perso i sensi a seguito della performance, trova Ghost addirittura morto, sgozzato, ancora legato agli strumenti erotici di tortura. Inizia il viaggio nero di Xenia accompagnata da eros e tanatos, poiché la ricerca del sesso, e segnatamente del sesso BDSM, presenta continue minacce, pericoli, incognite. E' stata lei ad uccidere Ghost in un momento di trance non cosciente? Perché viene braccata? Sulle sue tracce c'è un amico di Ghost, il cui nickname nella chat è SIlver (Rocco Siffredi), un altro spasimante molto invasivo e paranoico, Profumo (Pietro Bontempo), degli uomini misteriosi e chissà chi altro. Silver cerca in ogni modo di allacciare un rapporto stretto con Xenia, deve capire se è lei l'omicida o, diversamente, se può aiutarlo nelle indagini, essendo di fatto l'ultima ad aver visto Ghost prima della sua morte.

Il film gioca sulla duplice ambiguità di un mondo che già di per sé vive di ambiguità (gli incontri erotici di perfetti estranei mossi solo da desiderio e voluttà descritta come morbosa e quasi patologica, una "discesa all'inferno") e della protagonista che non ha chiaro nemmeno per se stessa se ha ucciso un uomo oppure no. Date le premesse (un thriller a luci rosse, una regista con un curriculum di documentari ma alla sua prima vera e propria regia filmica, una derivazione letteraria affatto facile, ed infine un attore pornografico come Rocco Siffredi a ricoprire la parte di co-protagonista), l'eventualità di un potenziale disastro non erano affatto remote. Fortunatamente Amorestremo si rivela invece un lavoro interessante e riuscito, con molti pregi e pochi difetti. Naturalmente si tratta di una produzione indipendente con relativo budget da produzione indipendente, ma ciò nonostante il gusto nella messa in scena della Martinelli traspare ad ogni inquadratura. Il film è tutto girato in interno ed in esterni notturni, ma il costante buio rischiarato da luci artificiali e penombre è usato sapientemente per dare il giusto tono di inquietudine e mistero alla narrazione. La storia sarebbe potuta scivolare nel ridicolo involontario in qualsiasi momento ed invece va ancora reso merito alla regista ed al cast di aver mantenuto la vicenda credibile e dignitosa. La svolta finale con la risoluzione dell'enigma non fa gridare al miracolo, anche perché i casi sono tre: 1) l'omicida è un personaggio esterno alla storia che compare di punto in bianco, e però tale soluzione rompe il patto con lo spettatore di metterlo in grado di risolvere il rompicapo; 2) l'omicida è la protagonista; 3) l'omicida è uno dei personaggi rimanenti, e non sono tantissimi, soprattutto quelli che sono logicamente ipotizzabili come assassini. date queste tre opzioni, la risoluzione non è un fulmine a ciel sereno.

Oltre ciò, bruttarelle le musiche, e andrebbe valutata un attimo la partecipazione di Siffredi. Intendo, pare un po' una furbata ruffiana averlo schierato in formazione. Certo, apparentemente c'è della coerenza nell'avere un attore come lui in un thriller erotico e tuttavia, a conti fatti, il nome di Siffredi (che sulla locandina è il principale) risulta una specie di iniezione di anabolizzanti per il film (o forse dovrei dire di viagra). Si perché il suo personaggio non è secondario, è importante, fondamentale, richiedeva una prova attoriale adeguata. Siffredi non si rivela un cataclisma, la legnosità e la fissità delle sue espressioni sono evidenti, recita le battute con una lentezza molto marcata, quasi dovesse pensarle prima di dirle, ma certo sarebbe potuta andare molto (ma molto) peggio; allo stesso tempo però è di tutta evidenza che un attore "vero" avrebbe (quasi) sicuramente garantito più spessore e profondità al personaggio. Inoltre accade curiosamente che delle attrici non vediamo mai realmente dei nudi full frontal, integrali, né si vedono mai esplicitamente i genitali femminili, mentre nel caso di Siffredi ogni volta che l'attore è nudo (è accade sovente) il suo gargantuesco pene c'è sempre, all'occorrenza anche in erezione. Una vera e propria garanzia. Pure quello di Devenuto per la verità fa capolino, ma è chiaro che la star inguinale sia l'altro. Il buon Rocco allora pare più un'esigenza muscolare (proprio quel muscolo lì); perché coinvolgere proprio un porno attore, se non quella di ammiccare a quel mondo, di giocare di malizia con lo spettatore (e le spettatrici) ?

"Ti piace vincere facile" - diceva una pubblicità, e in effetti la sensazione è quella; nell'amplesso con la Bonafede il bestione sventaglia a destra e a manca, diventando il centro di gravità permanente della scena. Se questo tipo di effetto è voluto e necessario in un film hard, in un thriller erotico (che altrimenti rimane tutto sommato dentro i confini del soft-core) risulta un propellente che quasi manda fuori strada, volente o nolente sposta l'attenzione dello spettatore. Per carità, non si tratta di un rilievo di tipo moralistico, ben vengano i talenti di Siffredi, non mi creano alcuno scompiglio, ma mi sono chiesto come la Martinelli avesse inteso il contributo di Siffredi, quale dovesse esserne il fine, il senso. Anche perché la Bonafede (che è la vera protagonista), pur essendo una splendida donna (con uno sguardo di grande intensità), ha una fisicità normale (niente seno a mongolfiera, labbroni, sedere antigravitazionale, etc). Anche Paul Schrader in The Canyons nel 2013 ha fatto ricordo alle doti di James Deen, compresa il dettaglio anatomico (altrettanto abnorme), e tuttavia Deen si rivela una scelta centrata, a fuoco, poiché le sue doti recitative sono del tutto adeguate ed omogenee a quelle del cast non proveniente dal mondo dell'hard, a differenza di lui. Nel caso di Siffredi, il grado di separazione si avverte, è sempre presente in ogni scena. La valutazione di Amorestremo è comunque senz'altro positiva, è un film che invoglia ed incuriosisce e, contestualizzato al lontanissimo 2001, era davvero qualcosa di particolare ed originale, il tanto celebrato Cinquanta Sfumature Di Grigio sarebbe arrivato un decennio più tardi. In definitiva, una scommessa che per me è vinta.

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