American Hustle – L’Apparenza Inganna

American Hustle – L’Apparenza Inganna
American Hustle – L’Apparenza Inganna

Nel lotto di film candidati ad una valanga di Oscar quest'anno uno in particolare si è contraddistinto per un fallimento su tutta la linea; a fronte di ben 10 candidature, le statuette ricevute sono state zero. Dico zero...quasi più difficile che vincerle tutte, come quando alla schedina non prendevi nemmeno un risultato su 13, un'arte vera e propria. Sto parlando di American Hustle, 138 minuti di rivisitazione (naturalmente un po' romanzata e drammatizzata) delle vicende avvenute a metà anni '70 e note come "Operazione Abscam", dove Abscam sarebbe una contrazione delle parole "arab" e "scam" (e per "scam" si intende un tipo di truffa che si appoggia alla cosiddetta "ingegneria sociale", lo studio dei comportamenti individuali al fine di carpirne informazioni utili a truffare la persona). Su schermata nera il film avverte che "alcuni dei fatti narrati sono realmente accaduti", alcuni....

Irving Rosenfeld (Christian Bale) e Sydney Prosser (Amy Adams) sono due strozzini d'alto bordo che a fronte di un primo esborso di 5000 dollari promettono alle proprie vittime dei prestiti di 10 volte tanto. Naturalmente quei soldi non verranno mai prestati e i 5000 dollari saranno a fondo perduto. I due rimestolano nel mondo dei disperati e l'hanno sempre fatta franca fino a che l'agente federale Richie DiMaso li inganna e li smaschera. DiMaso è un represso ambizioso e intende sfruttare la coppia per mirare molto più in alto; propone loro un accordo capestro per non finire in galera, aiutare l'F.B.I. ad incastrare altri truffatori del giro grosso. L'operazione prende la mano a Maso, che dopo altri criminali punta i politici, poi i mafiosi e su su fino ai membri del Congresso. Nonostante gli ammonimenti di Rosenfeld a mantenere un profilo basso e non rischiare troppo, DiMaso è divorato dalle vertigini e dell'abbrezza. - SPOILER: al vertice dell'intreccio, Di Maso commette una leggerezza e Rosenfeld ne approfitta per rovesciare la situazione a proprio vanrtaggio. La sparizione di 2 milioni di dollari viene imputata a DiMaso, il quale viene così estromesso dalle indagini. L'operazione si conclude con molti arresti (ma molti altri ne escono puliti), mentre Rosenfeld e la Prosser cambiano città e stile di vita.

Il film è magnetico e ha molti elementi interessanti, tuttavia non sono riuscito a comprendere l'enorme clamore e consenso che si è creato attorno ad esso, se non per due fondamentali motivi: 1) la trasformazione fisica (reale) di Bale, ingrassato, imbruttito e pelato, una roba che fa sempre molto effetto sul pubblico; 2) la riproposizione di un fatto di cronaca che tocca sul vivo gli americani, un po' come se da noi si facesse un film su Tangentopoli o uno dei millemila casi di corruzione politica che si verificano abitualmente. Per il resto, American Hustle è sicuramente un buon film, godibile e fatto a dovere, ma non così ultimativo. Aspetto importante della pellicola è l'ambientazione anni '70, certosinamente rispettata in tutto, nelle scenografie, nei costumi, nelle acconciature (anche se la banana alla Elvis di Jeremy Renner non si può veramente vedere), dalla musica (la scena in discoteca di DiMaso e la Adams è filologicamente perfetta) ai font usati per il titolo. Una momento di grande effetto è sicuramente quello che apre il film e che sfrutta platealmente l'abbrutimento operato da Bale su se stesso. Viene inquadrata la sua buzza, poi la sua pelata con riportino, che Bale perde lunghi minuti a rimpolpare con parrucchini e colla, una manovra che dà un forte senso di squallore (perché come tale deve essere descritto il personaggio). L'impressione che si ha vedendo l'affresco realizzato dal regosta David O. Russell (regista anche di The Fighter, per altro) è proprio quella di un manipolo di sfigati, uno più disgraziato dell'altro, che si arrabattano per stare a galla come possono. Un esercito di sconfitti, di perdenti che la vita vessa fin dal primo giorno, e che nel 99% dei casi è passato dalla parte sbagliata perché non aveva che "merdosissime alternative" (tanto per citare una battuta del film).

Christian Bale gode oramai di uno status aureo, è ritenuto un attore eccellente anche e soprattutto per la sua duttilità e disponibilità a martoriare il suo fisico per i ruoli che deve interpretare (per L'Uomo Senza Sonno si ridusse pelle e ossa, perdendo 30 chili, idem per The Fighter). In tutta onestà, il talento di Bale mi pare più che altro fisico, poiché non mi è mai sembrato questo mostro recitativo, al netto della sua professionalità e indubbia abnegazione verso il mestiere. Molto più efficace la prova delle due donne protagoniste, la Adams (fragilissima oltre che bellissima) e Jennifer Lawrence (superlativa la sua moglie di Bale nel film, casalinga frustrata ed infantile). Bradley Cooper ha un ruolo insolito, drammatico e di spessore rispetto alle solite ammiccanti commediole sentimentali stracciapassere; ne esce a mio parere al 50% e 50%, ora calca troppo la mano, ora è intenso e convincente. Di certo c'è che il suo personaggio è di una sgradevolezza unica, mentre si riesce ad empatizzare con il Rosenfeld di Bale, il suo DiMaso è proprio fastidioso epidermicamente.

Il racconto ha un registro epico, con una visione dell'orizzonte che va molto lontano e molto in profondità, pare il racconto paradigmatico del genere umano, da fine dei tempi. Nessuna venatura comica, una drammaticità molto accentuata e con delle derive ai limiti del mucciniano (la scena del litigio tra Bale e la Lawrence - l'ultima delle tante, quella della resa dei conti insomma - è urlata e iper recitata, proprio come accadeva con Accorsi e la Mezzogiorno). Molto positivo il fatto che ben 138 minuti scorrano via lisci senza che si avverta la minima fatica di seguire oltre due ore di film. Ruolo contenuto per Robert De Niro, chiamato a fare quello che ha fatto per mezza carriera, il mafioso italoamericano che ti gela con uno sguardo e ti prende a pistolettate con la stessa partecipazione interiore con la quale la De Filippi annuncia la pubblicità. Impeccabile, anche perché è come se mi chiedessero di recitare me stesso. Non vi sarà sfuggito che Hustle - che letteralmente sta per trambusto, fretta - ha una sibillina assonanza con un altro termine, meno elegante ma più caratteristico, soprattutto se riferito alla fauna che popola il film.

Trailer ufficiale

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