
Se andate su un motore di ricerca e digitate Annamaria Clementi e di seguito Amanti Miei, noterete come la relativa voce di Wikipedia arrivi dopo qualche pagina di link a siti porno. Questo la dice lunga sul tipo di pellicola in oggetto. No, non è un titolo hard, ma i siti di cui sopra sono pieni di estratti dal film, ovviamente le scene più "idonee" ad essere ospitate su portali di copule a go go. Mi viene in mente quello che dice Annamaria Clementi nell'intervista acclusa al dvd de Il Pornoshop Della Settima Strada uscito per Cinesexy (aka Cinekult). La Clementi, ancora molto bella a distanza di oltre 30 anni, seppure assai diversa dalla fisionomia con cui appariva in quei film, confessa con un candore ai limiti del credibile quanto fosse pudica e incosciente del portato erotico delle pellicole a cui partecipava. Sia il Pornoshop che Amanti Miei escono nel '79, ed in entrambi la prova attoriale della Clementi non lascia troppi dubbi, è perlopiù nuda e "in posizione", davvero impossibile pensare che alla fine sarebbe potuta venir fuori una trasposizione shakespeariana del Macbeth (oddio, qualcuno in ambito porno ci ha pure provato, però....).
Amanti Miei è chiaramente un'operazione costruita a partire dagli attori, anzi dalle attrici. Il motivo è più che evidente dopo appena un quarto d'ora, ed è che il film sostanzialmente non c'è. Non c'è una storia, non c'è un reale progetto dietro (non artistico perlomeno), ma ci sono delle belle figliole da spogliare e unire biblicamente con partner maschili. La vera protagonista è Cindy Leadbetter, playmate losangelina già vista in Star Crash di Cozzi (e più tardi in Arrivano I Gatti). Bionda, tipicamente americana come fattezze, è la fidanzata di Vassili Karis, un impenitente donnaiolo che non vuole legami fissi e che approfitta di ogni femmina secondo il motto "ogni lasciata è persa". La sua migliore amica, Annamaria Clementi, il cui unico tratto caratterizzante in sceneggiatura è fare i tarocchi (che ci pigliano sempre e con attendibilità scientifica), è una tra le tante donne che Karis si ingroppa all'insaputa di Cindy. In questo triangolo si inseriscono inoltre: un giornalista sfigato e imbranato (Carlo De Mejo), un magnate del petrolio arabo (Paolo Gozlino) che viene tamponato in auto da Cindy e da quel momento decide che non avrà pace finché non potrà "tamponarla" pure lui (e ovviamente ci riuscirà, è il gran finalone erotico del film, con tanto di luci rosse, allegoriche e non); un impresario (Maurice Poli) da sempre innamorato di Cindy, che però nel frattempo non disdegna la compagnia di donne mulatte disponibili a vertiginosi menage a trois; una studentessa che bigia la scuola e si fa caricare dal primo che incontra (laddove "caricare" riassume tutto, e il primo che capita è sempre il solito Karis). La studentessa in questione è nientemeno che la giovane Gegia al debutto, alias Francesca Carmela Antonaci (qui accreditata come Francesca Antonaci).
La vicenda sarebbe quella di Cindy che, scoperti tutti i tradimenti del fidanzato (uno che praticamente ce l'ha scritto in faccia), decide di rendergli pane per focaccia. Inizia quindi una girandola di incontri amorosi, concedendosi un po' si un po' no (perché comunque l'impostazione da "quella che te la deve far sudare fino all'ultimo" le rimane), e non disdegnando neppure una "tripla" con Poli e una mulatta dall'aspetto estremamente mascolino (pare quasi una Ajita Wilson leggermente più gradevole). La vera unione carnale però la riserva per il petroliere, nell'abitacolo ultra spazioso della sua auto d'epoca. Una scena di puro erotismo estetizzante, con tutto l'armamentario di parafernalia da sexy shop del caso, pelliccia che si apre sulle nudità, guepierre, calze, tacchi a spillo, luce rossa, etc. Più in generale, tutto il film è una lunga ininterrotta ripresa, come fosse un piano sequenza, di erotismo decorativo, estetico, ornamentale. Quello è l'unico vero punto cardine di una pellicola che altrimenti sarebbe completamente inutile (dialoghi mediocri, snodi narrativi non pervenuti, fotografia anonima, nulla che valga la pena di essere ricordato). L'aneddotica di Amanti Miei è legata più a elementi folcloristici: le prime nudità di Gegia (anche piuttosto spinte), lo splendore assoluto della Clementi (che si presta, hai voglia se si presta), la Leadbetter che non è neanche questa bellezza fotonica ma che indubbiamente possiede il "know how". Una specie di album dei desideri maschili squadernato con dovizia di dettagli (anatomici). Alla fine, quando Cindy si è sfogata e il suo Vassili è andato su tutte le furie (perché i tradimenti dell'uomo sono ok, ma quelli della donna non sono ammissibili), i due chiudono sui titoli di coda ammollandosi un bel bacio riparatore. Come è facile intuire, all'estero pare che il film sia circolato con inserti hard e con il titolo Cindy's Love Games (alludendo direttamente al vero nome dell'attrice protagonista).