Sono passati oltre 20 anni da questo film di Giovanni Veronesi, all'epoca regista enfant prodige (si fa per dire) che si stava facendo un nome, ancora lontano dagli agghiaccianti Manuali D'Amore 1, 2 e 3. Asia Argento dopo i lavori con il padre stava cercando di costruirsi una carriera di attrice "a prescindere dal cognome" e, terminato Perdiamoci Di Vista con Verdone, arrivò il ruolo di Viola, quasi cucitole addosso, su misura. Il trio di ragazzotti (Ceccherini/Papaleo/Mastrandrea) che le ronza attorno invece aveva già una discreta carriera alle spalle, Papaleo era quello che veniva dal teatro, Mastrandrea pareva dover essere il nuovo Mastroianni de' borgata, belloccio e sognatore, il toscanaccio Ceccherini "strascihava" la c e incarnava la versione più ruspante e meno nobile dei Benigni e dei Pieraccioni. Tre moschettieri ben assortiti, anche geograficamente, a raccogliere e rappresentare un po' tutto lo stivale. Asia/Viola è la scheggia impazzita che fa deflagrare le vacanze on the road degli amici in camper (il camper di papà Franco Califano). Dopo una rapina la ragazza si nasconde per caso dentro il camper e si ritrova nelle Marche a far la turista campagnola. Dapprima deve convincere i ragazzi/ostaggi a suon di canna di rivoltella puntata contro, poi bastano qualche lacrima, il sorriso e la scollatura per portarseli dietro come barboncini nella strampalata impresa di piazzare la refurtiva di una rapina, delle monete antiche dal valore inestimabile. - SPOILER: poiché la nostra è la band dei soliti ignoti, le cose non andranno affatto per il verso giusto, dato che è sempre così che va a finire ai poveracci, anche se il mondo continua a sorridergli dentro.
Ho detestato l'incipit del film, con i personaggi che si presentano con voce fuoricampo, contestualizzando chi sono, perché sono, dove sono e quando fanno. Espediente "minimo sforzo/massimo risultato" per tirare lo spettatore dentro la storia in cinque minuti. In realtà, per i più esigenti, il risultato è altrettanto minimo come lo sforzo, perché la pigrizia di sceneggiatura non accoglie affatto dentro la storia, semmai respinge, ma tant'è, a Veronesi l'idea deve essere piaciuta, nonché sembrata assai concreta. Al netto di questo difettuccio iniziale, devo dire che Viola Bacia Tutti è scorso via fresco e gradevole. Non mancano stereotipi, facilonerie e qualche dialogo un po' banalotto. D'accordo il situazionismo generazionale dei trentenni, un po' di "nutismo" (intendo francesconutismo), sentimentalismo a buon mercato e qualche urlacc-ismo sopra le righe, ma alla fin fine ad esser troppo severi si sbaglia, perché in tutta onestà la visione mi ha anche divertito. Il cast è fresco, tenace e dotato; Asia Argento di tanto in tanto esagera un po', forzando troppo la mano, soprattutto nella prima fase - quella più isterica - assumendo talvolta espressioni che la rendono uguale spiccicata al padre. Tuttavia, all'altezza dei suoi (allora) 22 anni, Asia era deliziosa (lo è rimasta, pur incupendosi ed attorcigliandosi notevolmente), irresistibile, non si fa fatica a capire come i tre bellimbusti rimangano impelagati nella sua ragnatela di femminilità, tenerezza e fragilità. C'è spazio per diverse vecchie glorie del nostro cinema di genere; innanzitutto sua maestà Daria Nicolodi - madre di Asia, come sanno anche i muri - qui nel ruolo di una sorta di ricettatrice non vedente; poi c'è niente po' po' di meno che Enzo Robutti, eroe di tante sexy commedie demenziali della golden age, qui in un ruolo altrettanto subumano. Infine ci imbattiamo in Daniela Poggi, che tra i '70 e gli '80 partecipava a pellicole stracult del tipo L'Ultima Orgia Del III Reich e Prestami Tua Moglie, prima di diventare una sciura apprezzata, stimata ed elegante della televisione nazional-popolare italiana. Non si nega per un cameo nemmeno Leonardo Pieraccioni, naturalmente con battuta toscana incorporata, in omaggio all'amicizia di vecchia data con Veronesi.
Orribili un po' tutte le musiche, molto alternative anni '90. Così come il finale volemosebbene, a suo modo coerente con il resto del film, che invece - sempre in onore di toscanità - avrebbe potuto sorprendere con un tocco di veleno ed amarognolo in più. Ma Veronesi è un buono, Monicelli aveva un'altra cattiveria. Viola Bacia Tutti è un mini romanzo di formazione, uno Stand By Me (oddio.... che ho detto!) cresciutello, un road movie sentimentale e sgangherato che comunque, per la media disarmante delle commedie italiane post Gassman (Vittorio), Tognazzi (Ugo), Manfredi, Sordi e compagnia d'eccellenza, fa quasi gridare al miracolo. Piacevole e sufficientemente lontana, a mio modo di vedere, dalle incrostazioni di ripiegamento autoreferenziale (ma soprattutto dalla totale mancanza di inventiva) del nostro cinema "da ridere" contemporaneo. Bruttina la locandina, pure quella abbastanza in linea con la produzione di quegli anni (ma anche di quelli successivi).