Una Vacanza Del Cactus è quasi un film gemello di Una Settimana Al Mare, sempre di Laurenti (soggetti di Francesco Milizia, coinvolto anche nelle sceneggiature), sempre con Bombolo, Cannavale e la Rizzoli, e sempre del 1981. Per altro, appena un anno prima c'era stata La Settimana BIanca, col solito trio diretto dal regista romano. Si batteva il ferro caldo insomma, all'impazzata, anche se i primi '80 vedevano la commediacca sexy in fase calante, oramai al crepuscolo. La qual cosa in questa gita ellenica con i cactus si avverte abbastanza. Il tutto è un po' stanco e strascicato; non dico che non si rida, ma l'esaurimento della vena c'è. Il film venne accusato (dai fautori del filone, non dai critici spocchiasnob, sia chiaro) persino di eccessiva misura e sobrietà. La Rizzoli in effetti si spoglia poco, ha i suoi momenti ma è poca roba considerando di cosa poteva essere capace la commedia sexy al suo climax. Come gregaria le viene assegnata Graziella Polesinati, imbruttita il più possibile (in chiave Pina Fantozzi), cieca come una talpa e edulcorata nel suo potenziale erotico. Per rendersi conto che che il clima sia cambiato basta scorrere i nomi sulla locandina di Una Settimana Al Mare che, accanto alla Rizzoli vedeva nientemeno che Paola Senatore e Annamaria Clementi, roba da bromuro. Il film è più un Bombolo/Cannavale movie che una commedia scollacciata intenta a mostrar grazie femminili. I due sono a caccia e per tutto il film ci provano, l'imprenditore Cannavale con la segretaria Rizzoli, e Bombolo con ogni femmina che il destino gli para davanti, ovvero la Polesinanti, moglie di Cannavale nel film e piuttosto insoddisfatta dalle arti amatorie oramai appassite del consorte, e la cameriera dell'albergo nel quale la truppa alloggia, tale Xiomara Rodriguez, che sembra uscita da un film caraibico di Massaccesi (sarà poi in Sangraal di Tarantini e in In Viaggio Con Papà di Sordi), e che in effetti mostra più di quanto fanno le altre. La trama è esile esile, il commendator Zerboni (Cannavale) deve portare l'azienda in gita premio, ma taglia qui e taglia là, i fortunati dipendenti che visiteranno la Grecia (col pacchetto più economico possibile) sono appena tre, Crocitti, Bombolo (un combina guai che però ricatta Cannavale in merito alle sue relazioni adulterine) e naturalmente la spumeggiante segretaria Annamaria Rizzoli, ambitissimo trofeo di tutti i colleghi maschi. Giunti in Grecia, Bombolo dovrà insistentemente trovare la tomba di uno zio morto, sulla quale depositare il cactus che la vedova gli ha consegnato. - SPOILER: il defunto (Mario Brega) si rivelerà essere vivo e vegeto, nonché perfettamente ammanicato con il malaffare locale e senza alcuna intenzione di far ritorno a casa per essere "carcerato".
Bombolo/Cannavale regala sempre qualche buona battuta che fa ridere anche solo per come viene detta e recitata più che per la sua reale portata comica. Non c'è grossa profondità, come è logico aspettarsi, rimane tutto su di un piano immediato e superficiale ma spesso anche efficace. La Rizzoli è una bella statuina. All'altezza del 1981 era trentenne e con un fisico incredibilmente asciutto - quattro volte su Playboy - anche se oramai quasi a fine carriera cinematografica, l'ultimo film sarà Il Rubacuori nel 1983. Indubbiamente un bel vedere, anche se qui ha un ruolo ai limiti del demenziale. Più divertente la Polesinanti. Non c'è davvero molto altro da aggiungere. Per fortuna Laurenti si concede qualche bello scorcio greco. Il film venne girato in appena quattro settimane e spesso le scene erano "buona la prima"; a tal proposito Bombolo prendeva in giro i grandi set americani nei quali per settimane si lavorava magari ad un unico ciak, sostenendo che in quel modo, provando e ripetendo, chiunque era buono a vincere un Oscar. Traspare chiaramente l'approccio totalmente ludico del fare cinema di quel periodo e di quei protagonisti, all'insegna del divertimento spensierato, che vedeva nelle trasferte per le riprese più una vacanza che un vero e proprio lavoro. La raffinatissima scena ritratta nella locandina vede in realtà il deretano della Polesinanti protagonista e non quello della Rizzoli.