
Con questa pellicola del 2009 Fratter aggiunge un ulteriore tassello alla sua cinematografia del femminile, centrata sulle donne, a loro dedicata, tutta rivolta al racconto dei corpi e delle psicologie dell'altra metà della mela. Sono sempre grattacapi, inutile girarci intorno, per l'uomo l'esplorazione dell'universo femminile assomiglia più all'addentrarsi in un buco nero nel quale ogni scoperta è sensazionale, incommensurabile, sconvolgente, nonché capace di rovesciare la fisica, ovvero la logica delle cose, della realtà per come l'avevamo concepita sin lì. Il leit motiv è sempre quello di individuare le donne come il vero sesso dominante e attribuire agli uomini non la nomea bensì la sostanza di quell'antipatica etichetta di "sesso debole".
Stavolta però qualcosa cambia, nel senso che intanto il finale non vuole essere in sintonia con la premessa, ed inoltre la platea di figure femminili dipinte da Fratter si caratterizza per accenti sì forti e imperiosi, ma anche negativi, a tratti distruttivi e perniciosi. Le protagoniste della cosmogonia di Paolo, fotografo fallito e remissivo, sono parecchie: la moglie Lorenza (Alessandra Di Lorenzo), tiranna e armata di un inesauribile sarcasmo nei confronti del marito, Cleta (Claudia Vismara) lolita un po' sadica, fidanzata di Donato a cui Paolo deve migliaia di euro per una perdita a poker, Lorella (Luana Borgia) attrice di fiction nonché diavolo (sessualmente) tentatore, una studentessa senza nome (Viviana Bonazzi), apparentemente angelicata ma piuttosto pericolosa per Paolo, e Giorgia (Margherita Di Sarno) amica di Paolo e psicologa un po' traballante, anche se quella dai tratti più "umani".
Come una pallina da flipper Paolo/Fratter rimbalza da una all'altra, da una situazione di dominazione (subita) e sottomissione all'altra. Non si ribella, non reagisce, incassa tutto, come un muro di gomma. Arriva egli stesso a dire di sé quanto affermato dalle sue mistress, lui "non vale niente". - SPOILER: c'è una chiave di volta però, l'estinzione del debito (che avviene vendendo l'auto); da quel momento Paolo rinasce e si leva qualche piccola soddisfazione. Il finale si fa quasi titanico.... al terzo giorno stavolta non è la Polizia ad incazzarsi ma il buon Paolo, che ritrova orgoglio ed amor proprio.
Film dopo film, mi sono reso conto di aver sempre inquadrato Fratter come regista, cosa che in effetti è, senza ombra di dubbio (oltre che montatore ed artefice delle storie che racconta), ma c'è anche il Fratter attore, sempre in in sordina per via della sedia con scritto sopra "director". E invece Fratter ha una sua dimensione anche sotto questo aspetto. Mi si è improvvisamente accesa la lampadina in testa proprio durante la visione di Tutte Le Donne Di Un Uomo Da Nulla, dove il suo personaggio è quasi sempre in scena e funge da centro gravitazionale (anche se "maledetto") di ogni evento e/o cataclisma sentimentale. Molto valida l'interpretazione del suo personaggio, misurato, calibrato nelle sue espressioni di pacatezza e "debolezza" prima, e di rivincita e determinazione dopo. Gli tengono testa (e oltre) tutte le leonesse del circo, anche se qualcuna emerge più di altre. Prescindendo dall'avvenenza (come è noto, difficilmente in un film di Fratter ci si imbatte in brutte donne troppo vestite), personalmente ho apprezzato particolarmente le prove della Di Sarno e della Di Lorenzo. Un pelino troppo sopra le righe la mefistofelica Vismara, senza voto la Borgia, praticamente chiamata a fare se stessa sotto altro nome.
Gradevoli le musiche, sempre appropriate, con tanto di citazioni/assonanze con i commenti sonori di qualche commedia erotica della golden age italiana. Quando Fratter esce da casa di Donato, dopo la partita a poker, ad inizio film, e Cleta sbircia dalla finestra, mi è quasi parso di notare un richiamo a fotogrammi similari di Profondo Rosso (la veduta dalla finestra dell'appartamento nel quale viene uccisa Macha Méril), chissà se voluto o casuale. Molto interessante anche la presentazione della storia che Fratter si appresa a raccontare, la partita a poker, i vari personaggi introdotti uno dopo l'altro, ancora sui titoli di testa, mediante un gioco di filtri che cambiano continuamente rendendo l'incipit del film molto dinamico e accattivante.