Tarda commedia sexy, coproduzione italo-spagnola, nonché terz'ultimo film della Cassini, che chiuderà comunque la carriera cinematografica con un filotto col botto, sommando questa pellicola a L'Assistente Sociale Tutto Pepe (1981) e Giovani, Belle... Probabilmente Ricche (1982), rispettivamente di due numi tutelari del genere come Cicero e Tarantini. Qui veste i (pochi) panni di Filomena Stramicioni, detta Erika, che in combutta con Giorgio Pedrotti (Paco De Cecilio) truffa chi le capita a tiro. Tra le sue vittime Bombolo (che nel film si chiama Bombolo), attratto ovviamente dalle sue forme e "sorpreso" poi a casa di lei dal presunto marito pugile Giorgio. Questi lo lascia andare solo dietro pagamento di dazio, 300 e rotte mila lire con tutto il portafoglio (di coccodrillo!) che incidentalmente conteneva anche una schedina appena giocata da 250 milioni di lire, per la quale il socio di Bombolo, Cannavale, sta già festeggiando con champagne e donnine allegre. Nel frattempo il duo truffaldino viene assunto dalla riccona Laura Del Mosto Vitelli (Maria Luisa San Josè) per disfarsi del marito parassita Nicky (Yorgo Voyagis), Erika dovrà sedurlo e Giorgio fotografarli nel momento clou, così da poter poi giungere ad un divorzio. Presto i destini dei vari personaggi si ingarbuglieranno reciprocamente, poiché Erika si innamorerà (ricambiata) da Nicky, Giorgio cercherà di subentrare al marito della milionaria, stesso proposito portato avanti da Arturo Bonafé (Renzo Montagnani), amico di Nicky, il tutto mentre Bombolo e Cannavale ne escogiteranno di ogni per introdursi nell'appartamento di Pedrotti e riappropriarsi della schedina perduta. Stabilite le regole d'ingaggio, il film diventa una trottola di situazioni comiche, demenziali, simpaticamente volgarotte, condite da spogliarelli e nudità della Cassini (ma anche della San Josè) ad intervalli regolari, tanto da poterci regolare l'orologio.
Va detto che all'altezza del 1981 la Cassini era una forza della natura, con un fisico ai limiti dell'umano. La sua interpretazione del personaggio è, al solito, totalmente sopra le righe. Non cammina mai, ondeggia; non sorride mai, sgrana la mascella plenaria a 32 denti; quando balla si dinoccola completamente; quando sbatte gli occhi da cerbiatta solleva tornado e uragani dalla parte opposta del globo. Lei stessa dichiarò che per calarsi in questo tipo di figure, totalmente erotiche e pressoché inconsistenti da un punto di vista di sceneggiatura (anche se qui qualche battura "contestuale" la recita pure, ancorché doppiata), immaginava di essere un cartone animato, l'unico modo per sopravvivere ad una totale cancellazione della sostanza attoriale in favore esclusivamente della forma. Anzi, delle forme. La San Josè finisce all'angolo ma in realtà è anche lei una bellissima donna, sicuramente più carismatica della Cassini/Jessica Rabbit. Bombolo e Cannavale - paragonati da Tatti Sanguneti nientemeno che a a Stanlio e Ollio - danno fondo a tutto il repertorio di scorregge, travestimenti anche muliebri, disastri, schiaffoni e parolacce. Tranne che per il finale al night club particolarmente greve e pecoreccio, con Montagnani che vorrebbe "inchiappettarseli" (obnubilato da una misteriosa droga afrodisiaca che Pedrotti aveva versato nel drink destinato alla Del Mosto Vitelli ma bevuto per errore da Montagnani), per 3/4 di film la loro sinergia è pura benzina per l'andamento del film. Le due scene di categoria di Montagnani sono quella dello spogliatoio di tennis, nel quale cerca di spiare la doccia della Cassini, costantemente disturbato dal gaio Francesco Caracciolo, e la suddetta infoiata al night club. Yorgo Voyagis fa il bel tenebroso, forse persino un filo fuori contesto nel film. Paco De Cecilio è parecchio stupidino, tant'è che viene continuamente mortificato e a ragione dalla San José, che pare anticipare un po' la Athina Cenci in versione Isabella Barattini Tenti di Yuppies 2. Girato perlopiù a Lecce, inizialmente il film venne distribuito con il titolo di L'Amante Tutta Da Scoprire, ridotto poi a Tutta Da Scoprire, praticamente un titolo cucito sulle terga della Cassini.