Thunder

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Dice Wikipedia: "scoperto dal regista Enzo G. Castellari in una palestra romana, prima di intraprendere la carriera di attore ha lavorato come commesso in un negozio di scarpe; dopo aver esordito in 1990: I Guerrieri Del Bronx del 1982 ha acquistato una discreta fama negli anni '80 interpretando diversi film d'azione". Stiamo parlando di Marco Di Gregorio, aka Mark Gregory, lo Jena Plissken de' noantri, lo Spaghetti Rambo che ha interpretato la trilogia del mitico Thunder, prodotto e diretto da Larry Ludman, al secolo Fabrizio De Angelis. Personaggio particolare il De Angelis, uno che oltre a produrre e dirigere parecchi film (la saga de Il Ragazzo Dal Kimono D'Oro è sua), ha scritto e/o collaborato a sceneggiature, ha recitato in Killer Crocodile 2 e ha messo persino lo zampino negli effetti speciali di EmanuelleEe Gli Ultimi Cannibali.

Thunder arriva dopo che Gregory ha già girato due film del Bronx e il fantasy metastorico Adamo Ed Eva - La Prima Storia D'Amore. Thunder 1, 2 e 3, una trilogia (vabbè....voliamo un po' alto con i termini) che viene girata nell'arco di 5 anni e che va al traino dei successi che arrivano dagli Usa, secondo la consuetudine piuttosto rodata del nostro cinema bis di replicare i grossi incassi di botteghino in salsa amatriciana. Il romanissimo Gregory (Thunder) è un pellerossa navajo che torna alla riserva della sua tribù (in Arizona, dove il film è effettivamente stato girato) dopo un periodo di assenza, qui scopre che delle ruspe stanno profanando la sacra montagna dove sono sepolti gli avi dei navajo, alla faccia dei trattati firmati dal Governo con gli indiani. Una banca sta finanziando la costruzione di un osservatorio e pare proprio che non ci sia niente da fare. Thunder non ne vuole sapere, si rivolge dapprima alle autorità, dalle quali viene sbeffeggiato, quindi alla banca, dalla quale manco viene considerato, finché non viene etichettato come ospite indesiderato e spedito fuori confine. Come se non bastasse, attacca briga pure con gli operai che lavorano sulla collina. Una volta creatosi nemici ovunque, comunque e semprunque, Thunder dà inizio alla sua guerra personale con il mondo, armato di arco e bazooka.

Evidente da subito la fotocopiancollatura del primo Rambo di Stallone (al quale si aggiunge un po' di speziatura western); lo schema narrativo è molto similare, personaggio solitario che torna a casa e trova il disastro. La comunità lo rifiuta, lo tratta da reietto; la Polizia in primis anziché difendere gli ultimi li umilia. John Rambo era mal tollerato perché reduce del Vietnam, Thunder perché pellerossa, uomini fuori dal tempo e dal "progresso". Ed ecco che entrambi si industriano a rovesciare la situazione per come è in loro potere, con la guerriglia, soli contro tutti. Rambo parla poco, Thunder parla ancora meno; le loro gesta sono spiegate al popolo da altri. Nel caso di Stallone c'è il colonnello Trautman (il cui doppiatore tra l'altro qui dà voce allo sceriffo Bo Svenson), che ben conosce il potenziale distruttivo del marine; nel caso di Thunder è un telecronista che si fa carico di mettere in buona luce le gesta del guerriero, coadiuvato da uno speaker radiofonico (nientemeno che Michele Mirabella, altro che Elisir!). - SPOILER: esattamente come in Rambo, il finale non è particolarmente consolatorio; l'impresa è improba e Thunder riesce semplicemente a non rimetterci la pelle e a fuggire essendo creduto morto (non senza aver messo a ferro e fuoco la città). Altra importante similitudine è la violenza innocua della battaglia; per quanto sembri paradossale, in Rambo alla fine della fiera abbiamo un solo cadavere, in Thunder zero. Botte, esplosioni, scazzottate, rivoli di sangue dalla bocca, ma Thunder non ammazza nessuno. In fin dei conti è un ragazzone buono.

Zero personaggi femminili di rilievo; c'è la fidanzata di Thunder, Valeria Cavalli, ma la si vede pochissimo e non ha praticamente alcuna funzione (ciò nonostante fa in tempo a rimanere a seno scoperto quando gli operai brutti e cattivi della banca tentano di usarle violenza per attirare in una trappola Thunder). De Angelis mette una certa spettacolarità nel film (che del resto, vive solo di quello), con inseguimenti, incidenti, cappottamenti d'auto, elicotteri e aerei. Gregory è una mschera impassibile, incazzato nero dal primo all'ultimo fotogramma, sarebbe andato benissimo nelle photosessions di "...And Justice For All", l'espressione d'ordinanza c'era tutta. Terribile l'effetto sonoro dei cazzotti al rallenty, una roba che fa parecchio kitsch. E improbabile anche l'uso che Thunder fa del bazooka, quando ad esempio nella banca, a 50 cm dal caveau protetto da inferriate bianche, spara proiettili esplosivi a ripetizione, distruggendo tutto ma inspiegabilmente non facendo neanche un graffio alla grata attraverso la quale spara. Gregory è pure un po' goffo nei movimenti; saranno gli stivaloni che deve tenere ai piedi per contratto per tutto il film, ma la sua corsa è molto pesante, ed in generale gli scatti di agilità non sono proprio un bel vedere. Thunder è innegabilmente un film trash, con qualche momento di non sense e un po' di approssimazione, tuttavia sarebbe ingiusto non riconoscere il divertimento che è in grado di procurare in chi lo vede, e lo sforzo assolutamente lodevole di De Angelis di assemblare scene spettacolari e di taglio "americano" (aiutato in questo anche dagli scenari altamente suggestivi che incorniciano il film).

Trailer ufficiale

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