
The Day After Tomorrow è puro catastrofismo on the run del solito inguaribile ottimista Roland Emmerich, che firma sceneggiatura e regia. La storia è nota, il pianeta si surriscalda perché noi inquiniamo, per paradosso il surriscaldamento provoca una nuova glaciazione nell'emisfero nord, perché il calore fa sciogliere i ghiacci ai poli, l'acqua dolce dei ghiacci inonda quella salata dei mari, l'equilibrio dolce/salato (come il gelato al cioccolato di Pupo) negli Oceani si disequilibra, e ciò causa l'arresto delle correnti che rendono acque e clima miti. Risultato: supercazzola prematurata con sfondamento a destra, sbirigudi, e culo all'addiaccio. Tutto l'ambaradan è previsto da una paleo-climatologo, uno che studia il clima della preistoria, ma si rende conto che pure oggi stiamo messi malino, allora relaziona al governo yankee, ma gli fanno spallucce, i dollari baby, l'economia se ne fotte del tuo clima. E patatrac, lui aveva ragione, arriva pioggia, poi grandine, poi uragani, poi nevica, poi ghiaccia, e la gente mmmuore, a Los Angeles, a New York, in tutto il nord del mondo. E il climatologo che è a Washington che ti fa? Va a New York, sfidando la glaciazione con la tendina di Decathlon in spalla e le racchette ai piedi, a salvare il suo ragazzo intrappolato laggiù, che cercava di limonare con una che se lo filava e non se lo filava.
Happy ending, però il mondo del nord, la grande Padania globale, è andato in malora, ma ci vogliamo tutti più bene ora, è diventato ecologista pure lo zio Sam, e il ragazzo mi zifona con la tipa, e il babbo aveva ragione su tutto, un grande. Lui è Dennis Quaid, grandissimo per davvero, sempre chapeau al vecchio Dennis. Il ragazzo è Jake "brutto affare a Brokeback Mountain" Gyllenhall, e il regista è Emmerich, che se non distrugge qualcosa ogni 3 secondi non si mette neppure dietro alla macchina da presa. Qui manda in malora tutto il mondo, si è divertito tantissimo. Maremoti che annegano New York, statua della libertà che viene umiliata peggio che ne Il Pianeta Delle Scimmie, navi cargo che solcano le avenue come nulla fosse, eccetera eccetera. Dal 1994 Emmerich sta facendo sempre lo stesso film, solo che ogni volta cambia i mostri; gli alieni, poi Godzilla, poi il clima, poi le tigri coi denti a sciabola, poi i Maya, insomma basta che si disintegrino le scenografie e si spacchi ognibene, tipo pub irlandese in un quartiere operaio al venerdì sera. Il problema di Emmerich è che è maledettamente prevedibile, addirittura Stargate mi aveva annoiato, e dico Stargate, figuriamoci.... The Day After Tomorrow forse non è neppure dei suoi peggiori, però - per una volta - ha ragione il Morandini (urca!), non c'è mai tensione drammatica nei suoi fatti incredibilmente sconvolgenti, è tutto blockbusterizzato a millemila, tanto che aspetti solo l'esplosione successiva e l'arrivo del Settimo Cavalleggeri.
Gli effetti speciali sono il suo vero marchio di fabbrica, e in effetti, gli effetti, sono notevoli, però film del genere dopo pochissimo tempo risultano già datati. The Day After Tomorrow è del 2004, mica è Metropolis, ma sembra già la preistoria, se non te lo sei visto in tempo reale, adesso è praticamente un telefilm di Italia 1. A livello di profondità di personaggi siamo al minimo sindacale, ci sono i buoni e i cattivi, i coraggiosi e gli stronzi, e nel mezzo c'è sempre l'America, col suo bel bandierone che sventola ardimentoso e pieno di great expectations. Due momenti ganzi: quando gli americani sono costretti a chiedere aiuto al Messico per salvare le chiappe, e i messicani, giustamente, dopo aver subito quello che hanno dovuto subire, nicchiano alla frontiera; e quando i bravi ragazzi, la meglio gioventù USA, asserraggliati nella biblioteca del Congresso, attaccano a bruciare libri per riscaldarsi, e i moralisti pottoni a inorridire: "aaaaahhh, ovvove, non si bvuciano i libvi!" (guardate bene, sullo sfondo c'è sicuramente la Melandri), e Emmerich a ridacchiare: "cazzo ce ne frega a noi, azione 1 - cultura 0, brutti rammolliti".