Suspect – Presunto Colpevole

Suspect – Presunto Colpevole
Suspect – Presunto Colpevole

Purtroppo per me che sono devotissimo, i film di Cher sono appena una manciata, per una carriera cinematografica che sarebbe potuta essere altrettanto magnifica quanto quella discografica, viste le doti recitative di una delle artiste più complete della storia dello spettacolo. Suspect, a firma Peter Yates, arriva nell'anno più prolifico di Cher in tal senso, ben tre film (gli altri sono Le Streghe Di Eastwick e Stregata Dalla Luna). Thriller di scuola, con tutte le carte in regola per fare bene, cosa che in effetti avviene, salvo un finale un po' troppo fiacco per quello che era stato il crescendo della tensione nei 3/4 precedenti. Abbiamo un'avvocatessa idealista (Cher) ma con poco successo professionale ed una vita personale pressoché inesistente, ed abbiamo un portaborse del Congresso piuttosto arrogante ed arrivista (Dennis Quaid); i due incrociano le proprie esistenze in tribunale, coinvolti in una casa per omicidio ai danni di un barbone sordo muto (Liam Neeson) trovato col coltello in mano nel posto sbaglia, al momento sbagliato.Nella miglior tradizione delle avvocatesse e delle procuratrici di cuore generoso degli Stati Uniti, Cher si appassionerà alla vicenda del povero Cristo, sempre più estraneo ai fatti col procedere dell'inchiesta, coadiuvata da Quaid, membro della giuria.

Suspect vive dei suoi personaggi, figure che riempiono lo spazio, anche laddove la sceneggiatura ha qualche buco o qualche banalità di troppo. A livello di complessità del meccanismo Suspect scorre via un po' facilotto, è tutto molto consequenziale, razionale e fin troppo apparecchiato, per scordarsi questa discesa senza intoppi occorre quindi soffermarsi a godere delle prove attoriali. Cher mette anima e cuore nel personaggio esattamente come richiesto; per altro stavolta è caratterizzata senza alcun eccesso glamour, donna estremamente semplice, anche se il diavolo sta sempre nei dettagli e abiti, trucco e parrucco sono appositamente poco appariscenti pur essendo in realtà studiati in ogni minimo particolare. Dennis Quaid qui è un Tom Cruise sotto mentite spoglie, stesso doppiatore (Roberto Chevalier), stesso taglio del personaggio (il suo è il più debole, soprattutto nell'immediato twist comportamentale, ovvero il passaggio da "stronzetto" strafottente a coscienzioso ricercatore di verità). A doppiare Cher invece è Maria Pia Di Meo (Meryl Streep, Barbara Streisand, Faye Dunaway, tra le migliaia di attrici alle quali ha prestato la sua voce, compresa la Fenech, per dire). Liam Neeson offre una prova di intensità ma, suo malgrado, ha zero battute. Da segnalare anche l'antipaticissimo Joe Mantegna (il suo avvocato borioso, non l'attore, sempre solido).

Molto gradevoli i titoli di testa, alla maniera di un vecchio film hollywoodiano, di un thriller hitchcockiano, classico, teso e tenebroso. In effetti tutta l'impostazione del film è piuttosto classica, anche se, come già anticipato, il finale non mi ha convinto granché; non tanto per l'identificazione dell'assassino, ma proprio per l'assoluta mancanza di forza e potenza dello smascheramento. Tutto si sgonfia nei minuti immediatamente precedenti, quando Cher è braccata dall'assassino, poi ci ritroviamo in tribunale e in quattro e quattr'otto Cher inchioda il manigoldo. Fine. Ora l'avvocatessa può finalmente può godersi il suo bel giovanotto e tanti saluti al pubblico, titoli di coda. Chiusa molle e poco roboante, come aver costruito un'architettura preziosa e raffinata, e poi terminarla con un tetto dell'Ikea, uno qualunque, il primo a portata di mano. Peccato.

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