
Si potrebbe pensare che il successo riscosso dal primo capitolo del film firmato da Richard Donner fu alla base del la produzione del sequel, ma in realtà sin dall'inizio si concepì i due film come quasi un unicum, tant'è che sostanzialmente vennero girati in contemporanea, sebbene inizialmente - come è ovvio - fu privilegiato il primo, motivo per il quale il set del secondo si interruppe di tanto in tanto per permettere a Donner di concentrarsi prioritariamente sull'esordio. Paradossalmente ci furono invece problemi di budget, a tal punto che Donner pur avendo girato circa 3/4 di pellicola venne licenziato mediante telegramma e gli subentrò Richard Lester (seconda scelta dopo l'indisponibile Guy Hamilton), così come tra i membri del cast sparì l'esoso Marlon Brando. Stavolta infatti c'è solo Susannah York, madre di Superman, a dare preziosi consigli all'uomo d'acciaio. La Produzione agì in modo molto cinico, tagliando costi e fastidi, e badando al sodo. Fortunatamente il fatto che i due film fossero girati contemporaneamente permise perlomeno di conservare integralmente il cast tecnico ed il reparto effetti speciali, che dunque si mantennero al livello dell'esordio. Non ci sono grandi scossoni per il pubblico quanto a "continuità" narrativa, tutto scorre piuttosto coerente e lineare, ed anzi i primi 8 minuti di film, quelli con i titoli di testa e la meravigliosa fanfara di Superman composta da John Williams (sebbene assente in questa produzione), si incaricano di riassumere quanto proiettato in sala nel 1978 a beneficio di chi si non lo avesse visto. Gli incassi furono molto buoni, ma inferiori di 100 milioni di dollari rispetto a Superman. Richard Donner ha poi realizzato una propria versione del film, quella che in effetti sarebbe dovuta essere l'originale, inserendo nuove scene e eliminando quelle di Lester. E' possibile reperire online tutto l'elenco degli inserti e delle espunzioni. Questa director's cut è stata distribuita anche in Italia in homevideo nel 2006.
La trama di Superman II è solida e piuttosto divertente tant'è che Reeve lo riteneva il migliore della saga. Dei super criminali kryptoniani riescono a liberarsi da una prigione cosmica nella quale in teoria erano stati confinati per l'eternità proprio da Jor-El, padre di Superman. Ed è l'eroe dei terrestri a causare inconsapevolmente la fine della loro detenzione mentre scaglia nello spazio una bomba all'idrogeno che dei terroristi intendevano usare su Parigi, la cui onda d'urto frantuma la "phantom zona" nella quale erano bloccati i condannati. La Francia è salva ma la Terra sta per essere invasa dal generale Zod (Terence Stamp) e dai suoi due soldati, il muto e mastodontico Non (Jack O'Halloran), e la subdola Ursa (Sarah Douglas). Tutto ciò accade mentre Superman (Christopher Reeve) rivela la propria identità a Lois Lane (Margot Kidder) ed accetta di essere ridotto ad uomo mortale in nome del suo amore, così come richiede la legge di Krypton. In breve la Terra viene assoggettata da Zod, proprio nel momento in cui ha maggior bisogno del suo protettore. Rammaricato per aver peccato di egoismo, Superman cerca di tornare in possesso dei suoi poteri che in teoria avrebbe dovuto perdere per sempre, una volta compiuta la sua scelta d'amore. La battaglia finale tra Zod e Superman ha luogo in due tempi, dapprima a New York, poi all'Artico, dove Superman si è rifugiato per allontanare i criminali dalle strade di Metropolis popolate da innocenti. Sconfitto Zod, per Superman rimane il cruccio più grande, far dimenticare all'amata Lois la sua vera identità, la donna non è più in grado di reggere una verità così dolorosa senza poterla rivelare, e da parte sua Superman non può amarla conservando i propri poteri e i propri doveri verso la Terra.
La meraviglia di un film come Superman II sta nella incredibile cura dei dettagli, al netto del supereroe, del cast, degli effetti speciali e quant'altro, Donner e poi Lester (su sceneggiatura di Mario Puzo con David e Leslie Newman) si preoccupano di infarcire il film di mille sfumature e particolari che danno una eccezionale tridimensionalità ad una vicenda fatta di persone in calzamaglia e tute luccicose. Questo franchise, e più in generale i film supereroistici precedenti alla bulimia marvelliana degli ultimi decenni, avevano un'anima generosa e molto umana che francamente si fa fatica a trovare nelle odierne produzioni, tanto sature di computer grafica quanto povere di cuore. Dall'Ispettore della Sécurité francese che in italiano è doppiato come il Couseau di Peter Sellers, al povero Clark Kent che prende le porte in faccia da Lois Lane; dalla stessa Lane che si fa le spremute di arance salutiste ma il primo piano sul portacenere della sua scrivanie tradisce una quantità abnorme di cicche fumate, al Ned Beatty che chiama Superman "boyscout omogeneizzato", o al "racket delle lune di miele" sulle quali Clark e Lois vengono mandati ad indagare presso le cascate del Niagara, si oscilla continuamente tra momenti esilaranti e momenti romantici, di una dolcezza e di una pulizia quasi poetiche. L'immagine di Clark e Lois adagiati nel meraviglioso cuscino argentato, un nido d'amore eterno sprofondato tra i ghiacci dell'Artico, è qualcosa di iconico e memorabile, e persino commovente. Ci sono anche molte semplificazioni e facilonerie, come ad esempio tra le tante, gli alieni che immediatamente comunicano (in inglese?) con gli umani, Lex Luthor (un gigantesco Gene Hackman) che svolazza in mongolfiera sul Polo Nord vestito solo con la tutina da carcerato senza morire assiderato, e lo stesso Clark Kent che raggiunge il Polo a piedi e con abiti chiaramente inadeguati al clima.
E ancora, quando Zod e la sua cricca assaltano il Daily Planet per richiamare l'attenzione di Superman, Margot Kidder che cambia make-up e acconciatura di capelli nel volgere di una scena, la cosa si ripete anche più avanti, nella casa di Superman. Disattenzioni del montaggio o molto più probabilmente assestamenti dovuti al fatto che Lester girò le parti mancanti due anni dopo Donner. Sempre a proposito di capelli, è quasi risibile il fatto che quando Superman fuoriesce dalla cabina di cristallo che lo ha privato dei poteri, non solo assume vestiti umani (jeans e camicia bianca, simbolo di purezza), ma ha pure un nuovo taglio. E' di una intensità drammatica pazzesca invece la scena nella quale Clark Kent si ferisce per la prima volta, una sensazione del tutto sconosciuta al super uomo; prende sberle e cazzotti da un bullo in un bar e alla vista del proprio sangue rimane terrorizzato, desiderando immediatamente di tornare ad essere Superman. In quei fotogrammi prosegue l'allegoria cristologica di un essere divino che si fa uomo e che nel farlo ha paura e tentenna davanti alla propria scelta. Per altro Superman dimostra un grande egoismo nella sua ferra volontà di anteporre se stesso ed il proprio amore per Lois Lane alla sua missione di proteggere l'umanità. Questo in qualche maniera lo rende già uomo prima del tempo, prima di perdere i poteri. La Kidder e Reeve cambiano fisicità durante il film, a causa della distanza di tempo tra le varie parti girate. Stamp, O'Halloran e la Douglas indossano dei costumi alquanto kitch, differenziati per altro dagli stivali, piatti quelli di Zod, con il tacco quelli di Ursa, con la zeppa in stile Kiss quelli di Non. Durante la distruzione di Metropolis si approfitta di ogni marchio pubblicitario possibile (Fiorucci, Marlboro, Coca Cola) per fare del product placement ed evidentemente racimolare un po' di fondi. Delizioso quando Hackman impaurito dai tre criminali e opportunista come sempre, arriva a parteggiare per Superman temendo la furia distruttiva di Zod. Il film rimane formalmente accreditato a Lester benché ne abbia girato la minima parte, ma quando fu chiesto a Donner di condividere il credito, il regista newyorkese rispose che lui non intendeva fare a metà. Un'ultima curiosità, nel film Superman sfoggia poteri inesistenti nel fumetto, come il lancio della sua esse appiccicosa contro Non o la capacità di smaterializzarsi e rimaterializzarsi altrove.