Duemiliardesimo film sugli squali, genere cinematografico che evidentemente non conosce esaurimento, è sempre il momento per un nuovo film sugli squali, soprattutto d'estate, soprattutto in America. Dopo aver dovuto sopportare la ridicola saga di Sharknado (che parrebbe finalmente avviarsi a conclusione) era il caso di produrre qualcosa di meno svaccato ed insensato, e tornare ad onorare la "bestia" degli oceani, tale da che Steven Spielberg l'ha messa sul trono, nel 1975. Fresco ancora di visione dell'ultimo Jurassic World - Il Regno Distrutto, non poteva non saltarmi agli occhi l'eco che si riverbera - e che da lì proviene - in questa coproduzione cino-americana . Di Cina, e più in generale di Asia, qui dentro ce n'è in quantità industriale (...."industria" in effetti è proprio il termine adatto). Influssi giurassici si diceva... beh, è presto detto, non abbiamo a che fare con uno squalo qualunque, qui siamo al cospetto di messier megalodonte, estinto da un cazzigliardo di anni, antenato secolare dello squalo bianco e lungo almeno 70 metri.
Bigger is better è la filosofia degli americani, che di solito va di pari passo con the bigger they are the bigger they fall. Tutto giusto, tutto vero, tutto come scritto nel grande libro del destino. Sapete cosa aspettarvi, sapete cosa vedrete. Il punto è il "come", non il "cosa"; perché che il film andrà in un certo modo, finale compreso, lo sapete ancor prima di trovare parcheggio sotto al cinema. Il grande eroe/antieroe della situazione è il redivivo Jason Statham (etichettare alla voce "die hard"), uno Stallone di seconda generazione, che magari non ha saputo creare il mito di Sylvester, di Schwarzenegger, di Van Damme e di Chuck Norris, ma che con i Dwayne Johnson, i Jason Momoa, etc., sta tentando di tenere alta la bandiera dell'action fracassone dello zio Sam. Qui la sceneggiatura è veramente un orpello, quasi un fastidio. Lo stereotipo viene sublimato a vera e propria forma d'arte. Abbiamo il maschio alfa, abbiamo la delicata biologa con gli occhi a mandorla, abbiamo il severo padre scienziato, a mandorla pure lui, abbiamo il negro paciocco con la battuta facile, abbiamo il giapponesino cicciottello e occhialuto uscito fuori da una puntata di Doraemon, abbiamo la capa spedizione coniglietta di Playboy, bionda, occhi chiari e seno gonfio, abbiamo il troll scandinavo, abbiamo il capo progetto di pelle olivastra, il miliardario americano col cuore a forma di deposito di Zio Paperone, una bimba di 8 anni che è l'unico personaggio veramente simpatico di tutto il circo e un'ingegnera che grida vendetta. Il personaggio di Ruby Rose è in assoluto uno dei più imbarazzanti, miserabili, demenziali della storia della cinematografia di sempre. Il taglio dei capelli, i tatuaggi, il fisico tutto... niente di niente lascia anche solo per un attimo credere, immedesimarsi, accettare l'idea che quella figura lì sia un ingegnere con i controcosì, per giunta pure hacker informatico. Sembra una pubblicità vivente di qualche stilista gay albino vegano mancino..
Non che gli altri personaggi siano la quintessenza della credibilità e verosimiglianza, ma a tutto c'è un limite, anche se si tratta di un action in cui Statham fa a botte con un megalodonte. I dialoghi sono scritti con lo scalpello, la tensione è completamente azzerata; praticamente ogni volta che serve che compaia il mostro loro schioccano le dita e lui arriva come un fidato cagnolino scodinzolante. Fa casino e il pubblico applaude soddisfatto. Nei primi 10 minuti abbiamo già disintegrato qualsiasi riferimento scientifico, la Fossa delle Marianne è fuffa, altro che fondo marino, si supera il "termoclino" (questione di minuti eh) e si penetra un nuovo ecosistema rimasto separato dal resto dell'Oceano per millemila anni. - SPOILER: da lì risale il Meg, e lascia fare che la sola pressione della Marianne basterebbe ad annullare l'esplosione di una bomba atomica, lascia fare l'alterazione climatica tra laggiù e quassù; lui, il bestione, sciaguatta fino in superficie e comincia a terrorizzare i bagnanti delle spiagge come fosse una medusa di Capalbio. SI diverte proprio, perché punta i soggetti più folcloristici. Nel frattempo Statham e compagni non si arrendono, hanno una sfiga bestiale perché perdono praticamente qualsiasi nave su cui mettono piede, ma alla fine due sganassoni e bon, a casa megalodonte, muto.
Detta così, parrebbe essere un disastro questo film; invece è divertentissimo, a patto di spegnere il cervello, ma completamente proprio. Niente di ciò che vedrete potrebbe verificarsi, niente andrebbe in quel modo, nessuno avrebbe idee risolutive simili e colpi di culo a ripetizione così improbabili. Però siete al cinema, avete pagato il biglietto e vi dovete divertire come sulle montagne russe. La pellicola è una adattamento del romanzo Meg pubblicato nel 1997. All'epoca i diritti li aveva comprati la Disney che però abbandonò il progetto perché le sceneggiature che ne aveva ricavate erano più "ridicole" che scientifiche. Ecco, esattamente lì siamo rimasti solo che poi il film è stato fatto (dalla Warner Bros). Shark - Il Primo Squalo è una sorta di b-movie fatto però con un budget da blockbuster, le due cose coesistono perfettamente nelle quasi due ore di durata, ed un po' come per il sangue di San Gennaro, alla fine il miracolo si compie.