Sexy Girl è un altro di quei titoli (una lunga avvilente serie) per i quali bisognerebbe sparare ai distributori italiani. Nel 1956 Marc Allégret gira Voulez-Vous Danser Avec Moi?, che un po' ovunque viene tradotto fedelmente come Vuole Ballare Con Me?, tranne che in Italia, dove siamo più furbi; si decide di puntare tutto sull'avvenenza della Bardot, ideando un titolo understatement, Sexy Girl appunto, che non ha alcuna attinenza con la trama del film, se non il puerile fatto che B.B. era un gran pezzo di figliola. Superato lo scoglio di tanta idiozia, ci si trova per fortuna di fronte ad un brillantissimo film che tenta abbastanza vistosamente di ripetere il modello delle commedie con Marilyn Monroe. Il dualismo tra Brigitte e Marilyn era plateale, un vero e proprio derby della celluloide e dello star system che ha contrapposto Europa e States; entrambi i continenti schieravano in campo la propria fuoriclasse, donne da capogiro, che si sono sfidate a colpi di ottime commedie e ruoli drammatici. Già, quando infatti si liquida troppo sbrigativamente la Monroe (meno la Bardot) come mera bomba sexy, ochetta e scioccherella, quella delle gocce di Chanel al posto del pigiama insomma, e del pu-pu-pi-dù, bisognerebbe tenere ben presente che attrici come queste sono state in grado di adattarsi dinamicamente a ruoli e pellicole molto diverse tra loro; sarei molto curioso di vedere i talenti contemporanei passare con nonchalance da un noir come Niagara ad un dramma come La Tua Bocca Brucia per poi ammiccare come in Come Sposare Un Milionario, al di là del physique du role.
Hervé (Henri Vidal), dentista macho e giocatore di poker, si innamora di Virginie (Bardot), la quale accompagna il padre per curare una brutta carie. I due convolano a nozze e da subito il matrimonio si fa litigarello, per colpa dello scontro di caratteri, un po' buzzurro lui, molto peperina lei. Dopo l'ennesimo litigio, Virginie va via di casa e Hervé cade nelle braccia di Anita Florès, una maestra di ballo incontrata in un night. I due si spostano a casa di lei, dove la donna tenta di sedurre il dentista che all'ultimo però tiene fede al suo legame matrimoniale e rifiuta le avances. Non sufficientemente in tempo però poiché l'amante di Anita (nientemeno che Serge Gainsbourg), nascosto nella penombra, ha fotografato i primi approcci. Presto Hervé, viene ricattato dalla donna, fotografie alla mano; ma quando egli si reca alla scuola di ballo per risolvere la faccenda, trova Anita morta. Un'abile messa in scena lo inchioda come colpevole, e mentre la Polizia svolge le indagini, Virginie si fa assumere come maestra di ballo alla scuola e investiga per conto suo per scagionare il marito. Naturalmente ci riuscirà, trovando i veri colpevoli e consegnandoli alla Giustizia.
Siamo dalle parti di un giallo rosa, molto ben bilanciato nelle sue componenti, che poi sono tre a ben vedere, la commedia, il sentimento e il giallo. Chiaro, la tinta poliziesca non è Scerbanenco, ma neppure era l'intenzione; l'idea era rendere più piccante una commedia rosa, arricchendola di elementi gialli e spionistici. Il ritmo è tutto, brioso e scattante; terminata la prima parte di costruzione della storia e dei personaggi, quella più sentimentale, la sceneggiatura prende discese vorticose, sia per quanto riguarda il dipanarsi del plot, sia soprattutto per il protagonismo della Bardot, che mette a segno uno dei suoi personaggi più divertenti. Virginie Decauville-Lachenée è un'impertinente, testarda, indipendente bambina nel corpo di una donna fatta (e che donna!). Il film all'epoca fece scalpore per due scene in particolare, i balli della Bardot - non solo molto seducenti, come era ovvio, ma anche assai ben fatti, come se si trattasse di una ballerina professionista - e le esibizioni come travestito di Daniel Gèlin, che nel film ha un numero in un night chiamato il Feticcio Blu (tutto un programma....). Siamo nel '65 (in Francia, non in Italia, badate bene), eppure vengono toccati temi come l'omosessualità ed il travestitismo; da una parte dunque abbiamo la felina carica erotica della Bardot, dall'altra una sessualità più ambigua e sfumata, sicuramente più "pericolosa" di quella classica della Bardot. Per altro c'è anche una certa attenzione e delicatezza nel rappresentare l'amore diverso, basti pensare alla accorata e disperata telefonata che Gèlin fa al suo amato, una volta che realizza di essere stato incastrato dalla Polizia. Il film si caratterizza anche per due eventi sfortunati, ai limiti della maledizione. Il personaggio di Anita Florès era stato inizialmente assegnato a Sylvia Lopez, che si ammalò di leucemia fulminante durante i primi giorni di riprese e purtroppo morì. Le subentro così la splendida Dawn Addams. Allo stesso tempo, non appena terminato il film, pure Henri Vidal morì, a soli 40 anni, per una crisi cardiaca (dovuta all'uso di stupefacenti, dai quali dipendeva dall'età di 17 anni).