
Steven Knight è uno sceneggiatore con tanti copioni (cinematografici e televisivi) nel curriculum ma solo tre regie, ad oggi. L'ultima di queste è il qui presente Serenity, al quale i distributori italiani hanno ritenuto stupidamente di aggiungere "L'Isola Dell'Inganno", stupidamente perché non ce n'era alcun bisogno (il titolo era conciso e sufficientemente "facile" da essere memorizzato persino da spettatori italiani), perché in parte spoilera ma spoilera male, visto che fa pensare qualcosa che poi in realtà è più complicato della prima sommaria impressione. Serenity è il nome della barca del protagonista, un pescatore di tonni dell'isola di Plymouth, da qualche parte nel mondo (Caraibi?). Baker Dill (Matthew McConaughey) è un relitto umano, una specie di capitano Achab oramai metafisicamente in lotta con questo tonno gigante che è diventato la sua ragione di vita. Porta a spasso i turisti facendoli pescare ma è riottoso, scontroso e strafottente con tutti. Inoltre è perennemente in bolletta. Un bel giorno dal niente gli si presenta la ex moglie Karen (Anne Hathaway) la quale pagherebbe 10 milioni di dollari per liberarsi dell'attuale marito, Frank Zariakas (Jason Clarke), un ricco imprenditore violento e squallido, per altro divenuto patrigno del figlio che Karen ha avuto con Baker, un ragazzino nerd e autistico che trascorre la vita davanti al pc. Baker dapprima nicchia ma poi accetta, vuoi per la sgradevolezza insostenibile di mr. Zariakas, vuoi perché i soldi servono, vuoi perché si convince progressivamente che è suo figlio a volerlo e addirittura a guidarlo in qualche modo telepatico.
Sin qui il film sarebbe meritevole. Fatta la debita premessa che siamo in pieno "genere", una sorta di thriller noir dove clima, scenari naturali e fotografia non sono per niente noir, ma tuttavia i cliché del genere ci sono tutti. Personaggi e dialoghi sono sterotipatissimi e però questa assoluta identificazione stilistica crea indubbiamente un'atmosfera intrigante, come leggere un libraccio pulp con il protagonista alcolizzato e deprecabile, un villain ancora più deprecabile (e criminale), una dark lady che pare un puzzle di tante suggestioni da Veronica Lake a Jessica Rabbit, una bettola tutta arredamento di legno scricchiolante, uomini barbuti, marinai appestati, birre e rum, e la pioggia tropicale che arriva puntuale a mondare l'antieroe dai crimini commessi (o ancora da commettere). Dunque, stabilito che Serenity (fin qui) è assolutamente incasellato su dei binari prevedibili, dico anche che tutto sommato funziona egregiamente. Si parte storcendo la bocca (soprattutto per la recitazione estremamente teatrale e stropicciata di McConaughey), ci si abitua e ci si lascia portare dalla corrente, scoprendo che in qualche modo il film si fa avvincente. Per 3/4.
- SPOILER: Arrivato sin qui Knight era ancora sobrio, poi deve aver pensato di tracannare pure lui le due bocce di rum che fa bere in sequenza a McConaughey, ed ecco che la sceneggiatura prende una piega inaspettata. Non completamente inaspettata perché prima Knight aveva naturalmente seminato degli "hooks", indizi che dovevano far drizzare le antenne, ma tutto deflagra a circa 3/4 di film. Una svolta che non esito a definire in stile Matrix (...), francamente inappiccicabile al resto del film precedente, neanche usando un bostik concepito nei migliori laboratori della Acme. Tutto va a ramengo (ma avrei dovuto usare un altro termine più appropriato). Il film svacca clamorosamente, dapprima assecondando questa pazza e furiosa svolta filosofico-sci-fi, poi chiudendo invece all'insegna del sentimento più diabetico e spezzacore. Davvero impressionante come un intero castello di carte - ancorché fragile poiché tutto issato sullo stereotipo - crolli miseramente per un'idea strampalata. E' come se Knight avesse avuto due copioni in mente e ad un certo punto avesse detto: "fanculo, due storie un film, e risparmio metà tempo!" Lì per lì stai un po' a pensare se quello che hai visto era figo o una str....upidata, poi inesorabilmente la seconda opzione abbatte a martellate la prima. Peccato davvero, nonostante tutto mi stava piacendo, McConaughey mi aveva convinto (i suoi pettorali scolpiti e le sue natiche avevano di sicuro convinto molte spettatrici), i comprimari pure; troppo sforzata la Hathaway, davvero un cartone animato per certi versi, ma alla fin fine sarebbe stato l'unico neo di un film a suo modo accattivante. La stessa Diane Lane (compagna di sesso senza tante implicazioni per il protagonista) avrebbe potuto essere una dark lady assai più corposa, sfumata e credibile, Knight ce l'aveva a portata di mano, proprio lì sul set.
Lo scenario vero dove è stato girato il film sono le Mauritius. Inizialmente il ruolo della Lane sarebbe dovuto essere di Uma Thurman, che tuttavia non riuscì ad adattare i molteplici impegni lavorativi. A livello di promozione il film venne subito acciaccato, poiché le prime proiezioni riservate per pubblico e critica lasciarono presagire il probabile insuccesso (cosa poi puntualmente verificatasi, critiche lapidarie comprese). A livello di spot e pubblicità Serenity è stato spinto ben poco, con la comprensibile insoddisfazione da parte di McConaughey e della Hathaway, che sembrano averci creduto davvero. Costato circa 25 milioni di dollari ne ha incassati complessivamente circa 16, su tutto il globo, compresi i diritti per l'home video. Raramente capita di vedere un film così spezzato in due così, se volete provare un simile elettrizzante esperienza, beh.. sapete a che titolo rivolgervi.