Cominciamo col dire che non ho letto il romanzo omonimo dal quale è tratto il film, scritto da Ernest Cline nel 2011 ma, per quello che visto, credo che la pellicola di Spielberg sia tranquillamente godibile e comprensibile anche senza il sostegno delle pagine scritte. Per altro naturalmente si sono levate diverse voci a sottolineare come il film ometta tutta una serie di cose rispetto al libro, come sia colpevolmente più stringato e sintetico; già così stiamo parlando di 140 minuti, non so cosa altro avrebbe voluto la gente, evidentemente oramai completamente imbambolata da prodotti seriali che durano per intere stagioni prima di quagliare (e talvolta nemmeno quagliano). Spielberg era senz'altro il regista più indicato per girare una storia simile, basata sulla tecnologia, sui ragazzini, sulla voglia di riscatto, sull'amicizia, sugli affetti, pane per i suoi denti. Un'altra critica fortemente mossa al film è stata la chiave retrò, nostalgica e citazionista, tuttavia questa sussiste fin dal libro poiché il protagonista, il nerd diciottenne cicciottello Wade Owen Watts, è un appassionato degli anni '80, nonostante viva nel 2045, magari fa un po' strano perché dubito che tra 25 anni qualcuno sarà appassionato al mondo di 60 fa, ma così l'ha pensata Cline e così l'ha restituita al pubblico Spielberg. Viene facile dire che, essendo in piena riesumazione di quel decennio, Spielberg vince con agio, giocando su un terreno che in questo momento sembra essere assai allettante per il pubblico.
Ecco quindi sfilare la DeLorean di Marty McFly, la Bat-mobile dei telefilm del '66, la moto di Akira, il furgone dell'A-Team, poi King Kong in persona scimmiesca, Lara Croft, Robocop, Gundam, il Gigante di Ferro, Chucky la bambola assassina, supereroi DC e Marvel a palate, l'astronave di Buck Rogers, l'X-Wing di Star Wars, iconici capi di vestiario riconducibili a Michael Jackson, ai Duran Duran, a Prince, poi le tartarughe ninja, Hello Kitty, i Looney Tunes, Nathan Drake di Uncharted, Chun-li di Street Fighter, Sonic, i cavalieri di Joust, quindi Ultraman, Godzilla e chi più ne ha più ne metta, in una infinita fluviale sequenza di richiami e strizzate d'occhi (nel senso che a volte la citazione è così fugace e relegata all'angolo dello schermo che devi persino strizzare l'occhio per metterla a fuoco e segnarla sul taccuino). Questo gioco di sponda è parte integrante del film, è un elemento costitutivo di quell'universo e dunque non si tratta unicamente di accalappiare i nostalgici da parte di Spielberg, ma di riprodurre fedelmente quanto contribuisce a rendere Ready Player One ciò che è, un futuro passato estremamente accattivante e un po' ruffiano.
Personalmente mi sono divertito come un matto poiché, sebbene il film sia un tripudio ininterrotto di effetti speciali, di computer grafica e di mondi virtuali, il gran cerimoniere Spielberg ha tutto sotto controllo e sa come non far deragliare il film in uno sterile videogame privo di anima, di cuore e di vita pulsante. Qui entra in ballo il suo cinema, quello appunto dei ragazzini, del senso di avventura, dei sentimenti primari e umani che vengono sempre un passo prima delle macchine. Splendida la parte iniziale nella cornice delle baraccopoli proletarie, costituite da roulotte a prefabbricati accatastati uno sopra all'altro; Wade (Tye Sheridan) vive con gli zii in una di queste e lo spazio è talmente poco che il suo giaciglio è posto sopra una lavatrice che lo sballotta continuamente. Certo le forze in campo sono molto polarizzate, ai limiti del cartone animato, ed in particolare Nolan Sorrento (Ben Mendelsohn), ceo della IOI, la cattivissima multinazionale contro cui si battono i nerd, è poco più che una caricatura; ma va anche detto che il realismo ed il verismo non sono esattamente i binari lungo i quali il film intende muoversi e che la cornice fiabesca e "di formazione" sottintende un po' tutto l'ambaradan. Stereotipi (nel senso neutro del termine), tipizzazioni, personaggi archetipici sono lì a fungere da bussole di orientamento per passare di schema in schema, proprio come in un gigantesco videogame e guadagnarsi l'accesso allo schema finale, con relativo boss da abbattere.
Tanti i parallelismi con la nostra realtà odierna; il mondo virtuale di Oasis rispecchia fedelmente i social network nei quali la gente, soprattutto quella meno "attrezzata" umanamente e culturalmente, riversa tutte le proprie aspirazioni, speranze e frustrazioni. Il suo creatore James Halliday è altrettanto un nerd (autistico pure), qui estremizzato ai limiti (anche nella recitazione di Mark Rylance, sempre più attore feticcio di Spielberg, ma forse stavolta non la scelta più convincente per quel tipo di personaggio), una sorta di Zuckenberg assai più problematico e bizzarro, mescolato ai geni di Steve Jobs, di Elon Musk e di qualche altro profeta del nuovo mondo 2.0. Il piatto forte di Ready Player One è il comparto visivo, la forma prima del contenuto, ed in un film del genere, a meno che di non spingere drammaticamente sul pedale della distopia adulta e angosciante, non poteva essere altrimenti. I ragazzi di Spielberg sono tutti "diversi", sono nerd appunto che nel mondo reale verrebbero bullizzati per mille motivi, mentre qui si prendono la loro rivincita e salvano il mondo. Siamo sempre dalle parti dei Goonies più o meno. Nolan, Zemeckis, Peter Jackson erano alcuni dei nomi circolati tra i desiderata della Warner Bros per la regia del film, per fortuna - dico io - poi affidata a Spielberg.(tutt'al più avrei potuto digerire Zemeckis, ma gli altri due....ussignur). Colonna sonora tutta eighties e con tanto rock. Perla assoluta tutta la parte ambientata dentro l'Overlook Hotel, una chicca che fa svenire ogni cinefilo che si rispetti e per altro resa con un'attenzione al dettaglio maniacale. In originale si sarebbe dovuto trattare di Blade Runner ma poiché Blade Runner 2049 di Villeneuve era in lavorazione in contemporanea, la Produzione optò per Shining (un sentito omaggio di Spielberg al suo caro amico Kubrick)..Cline è già al lavoro sul sequel del romanzo che potrebbe verosimilmente tradursi in un sequel anche filmico; non è dato di sapere se Spielberg lo dirigerebbe poiché, un po' a sorpresa, ha dichiarato che Ready Player One è stato il terzo film più difficile che abbia mai girato.