Quarto Protocollo

Quarto Protocollo
Quarto Protocollo

Nel 1984 Federick Forsyth scrive Il Quarto Protocollo e tre anni dopo arriva nelle sale il film, a firma John Mackenzie, già assistente alla regia di Ken Loach, nonché regista de Il Console Onorario (1983). Come è lecito aspettarsi, trattasi naturalmente di una britannicissima storia tutta di spie, il cui valore aggiunto risiede nella partecipazione come attore protagonista del mitico Michael Caine, abbuonato a ruoli di irriverente indisciplinato, ma sarebbe ingiusto non spendere anche qualche parola per il suo comprimario cattivo, un giovane Pierce Brosnan che aveva esordito proprio con Mackenzie in Quel Lungo Venerdì Santo (1979). Ancora lontano dai ruoli di bello, buono e impossibile, qui Brosnan incarna il villain della situazione, un impenetrabile spia russa sotto copertura, cinica e spietata, poche battute in copione, uno sguardo di ghiaccio ed una risolutezza degna di un serial killer. Ottimo sparring partner per il piacione Caine.

La prima mezzora è piuttosto ingarbugliata, non è mai semplice tradurre in pellicola una buona spy story letteraria, soprattutto quando è scritta da chi sa il fatto suo come Forsyth. Non ho letto il libro, quindi non saprei dire quali differenze apporta il film o quanto questo sia più o meno involuto rispetto alle pagine cartacee (Wikipedia però ne dà un ampio resoconto); fatto sta che si avverte una certa difficoltà iniziale ad entrare dentro la storia, fatta di mille angolazioni e personaggi, ripresa da diversi punti di vista, tante tessere di un mosaico che impieghiamo un po' a mettere assieme per definire un'immagine unitaria coerente e razionale. Però poi quel momento arriva ed il senso di spaesamento sparisce; Si punta sui due cavalli vincenti, Caine e Brosnan, lanciati in un testa a testa fino all'ultimo secondo. Ottima anche tutta la partita di personaggi secondari, pedine della scacchiera (talvolta pure re e regine, nei rispettivi ruoli apicali) che servono a dare profondità e spessore alla storia. Curioso come il cast sia infarcito di attori e caratteristi non inglesi (Ned Beatty, Matthew Frewer e Joanna Cassidy sono americani, Ray MacAnally è irlandese, come Brosnan) sebbene l'atmosfera di Quarto Protocollo sia estremamente, inconfondibilmente, totalmente british. Ed è pure divertente vedere Brosnan, la Cassidy e MacAnally spacciati per russi; se per Brosnan e MacAnally quasi quasi ci può stare, la Cassidy sprizza stars and stripes da tutti i pori. Per altro bellissima in questo film, elegante e seducente come una gran signora del cinema d'altri tempi.

Il ritmo non è indiavolato, perché Quarto Protocollo non è un action e non è nemmeno un thriller adrenalinico, è un film di posizionamento, strategia, analisi, una vera e propria partita a scacchi dove l'abilità sta nel calcolare, prevedere e prevenire le mosse dell'avversario; esattamente il gioco a cui gioca (egregiamente) Michael Caine, quando non è impegnato a fare a sportellate con il suo superiore Julian Glover. Il personaggio di Caine è un guascone dotato di un pungente sense of humor, spirito di intuizione ed insofferenza alle regole ed alle gerarchie. Paradigmatica in tal senso la scena finale del film in cui ne canta quattro rispettivamente ai colletti bianchi del MI5 e del KGB. Fu proprio Caine ad interessarsi al romanzo di Forsyth e ad offrirgli una coproduzione del film. Inizialmente si penso a Frankenheimer come regista (il che sarebbe stato divino), ma non vennero raccolti finanziamenti sufficienti per ingaggiarlo. Lo script venne invece scritto dallo stesso Forsyth ed infatti si sente e si vede.

Trailer ufficiale

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