Pierino Colpisce Ancora

Pierino Colpisce Ancora
Pierino Colpisce Ancora

Visto il successo popolare ed oceanico di Pierino Contro Tutti nel 1981, nel volgere di pochi mesi, a malapena un anno, arriva Pierino Colpisce Ancora, peggio dell'Impero di Palpatine e Darth Vader. Tra le due pellicole c'era pure stato Pierino Medico Della Saub, che pierinesco non lo era affatto, ma avendo Alvaro Vitali come interprete, venne naturale sfruttare il successo del film di Girolami. Il vero sequel di Pierino Contro Tutti arriva dunque nell'82, di gran carriera, sempre a firma Girolami e sempre con VItali protagonista, stesso cast familiare (Liberti il padre cialtrone, Billi il nonno rincoglionito, la Stella procacissima cameriera della trattoria), e ovviamente stessa professoressa, la Rizzi (nomen omen), passata da supplente al ruolo effettivo, sto parlando della indimenticabile Michela Miti, la quale aveva in realtà 13 anni meno del suo presunto pestifero allievo, ma poco importava (credo che veramente nessuno in Italia e nel mondo si sia posto questo problema mentre la Miti sfoggiava lo spacco di gonna a favor di camera, con giarrettiera fiammeggiante e taumaturgica). C'è pure Robutti, che anziché fare il ferramenta stavolta fa il preside del collegio nel quale viene mandato Pierino, alla faccia della continuity e della coerenza narrativa. Molti fan della serie e del sottogenere pierinesco, considerano questo addirittura come il punto più alto della leggenda dell'eterno ripetente con la papalina e il saltello "col fischio o senza". Personalmente non sono mai stato un devoto adepto di Pierino e di Vitali, anche se il primo capitolo tutto sommato mi aveva divertito e lo avevo trovato meno osceno di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Pierino Colpisce Ancora spinge parecchio, va sul greve, si involgarisce alquanto (dato per assodato che pure il precedente non era poesia stilnovista), fatto che incontra indubbiamente il favore del botteghino. Bisogni fisiologici declinati in ogni stato, solido, liquido e gassoso, continui riferimenti sessuali, battute a mitraglia di Vitali (praticamente ogni sua singola riga in sceneggiatura è una battuta, singola o anche multipla), Pierino Colpisce Ancora è incessante e non dà tregua, solo che perlopiù non fa ridere, o perlomeno, non mi ha fatto ridere granché. Bellissima la Miti, un soprammobile con i tacchi alti, il rossetto e le giarrettiere. Come nel primo film, ha in realtà una sola scena di nudo (spogliarello dal buco della serratura). Niente di che.

Di sesso se ne parla più di quanto se ne concretizzi visivamente, e per fortuna, visto che in teoria saremmo in una quinta elementare. Per i feticisti della materia c'è persino una comparsata di Serena Grandi. E' intorno alla mezzora, è la ragazza che sta portando il caffè a Robutti, incontrata da Vitali e Enrichetta (Nicoletta Piersanti, bullizzata oltre ogni misura) nel corridoio del collegio. Ha il maglioncino giallo, una gonna corta nera e un grembiule a quadretti bianco e giallo legato alla vita, ve lo dico perché è importante che la notiate, scoprire dai titoli di coda che c'era la Grandi e non averla notata vi getterebbe nello sconforto più profondo, fidatevi. C'è anche Stefania Stella, cameriera che intrattiene Liberti nel retrobottega della trattoria. Il reparto cosce lunghe finisce qua, poi è tutta una guerriglia tra studenti, Pierino contro l'antipaticissimo primo della classe Oronzo (Walter Piretti), vi lascio immaginare la poesia... Due scene memorabili, la formula algebrica alla lavagna (+ melo - / + vengo -) e l'incontro di pugilato tra Vitali e Piretti, con un cascatore da circo a controfigurare Vitali in improbabili cadute spettacolari. Le musiche di Berto Pisano ti si piantano nel cervello e non vanno più via. Il motivetto di Pierino (la sigla sui titoli di testa) è peggio di un virus, sopravvive nelle sinapsi dello spettatore per decenni e decenni. Lo schema è in tutto e per tutto identico al film precedente, praticamente un flusso ininterrotto, senza soluzione di continuità. Medesimi mestieranti, anche tecnici, sceneggiatura all'impronta, barzellette e situazionismo audace. Non c'è neppure un vero e proprio finale.

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