Piace A Troppi

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Piace A Troppi, pessimo titolo italiano per E Dio...Creò La Donna (Et Dieu...Créa La Femme), è il film che trasforma una giovane francesina belloccia in...."Brigitte Bardot", la Donna con l'articolo davanti e la D maiuscola, scomodando addirittura il Padreterno per la sua creazione, segno che per plasmare una simile magnificienza ci voleva la scintilla divina. L'occhio lungo però ce l'ha Roger Vadim che, da aiuto regista, si imbatte nella Bardot per un casting; afferrato il potenziale della ragazza, la prende sotto la propria ala e le affida il ruolo di Juliette Hardy nel suo esordio dietro la macchina da presa. La Bardot veniva già da diverse pellicole, ma certo E Dio...Creò La Donna è quella che la impone come la nuova icona al femminile sul grande schermo, la Diva, il sex symbol definitivo, il desiderio di ogni uomo, controbilanciato dall'invidia di ogni donna. Ed è proprio questa dicotomia di reazioni quella che vine messa in scena nel film di Vadim.

A Saint Tropez, Juliette è un'orfana ospite di una famiglia locale, qui si occupa dell'edicola di famiglia e fa girare la testa a tutti gli abitanti passeggiando (rigorosamente scalza) per le vie del paese (non vi suoni strana la definizione di "paese" affibbiata a Saint Tropez, prima di questo film quella località era fuori dal jet set e dal glamourama). Tre in particolare sono gli uomini che l'hanno messa a bersaglio, i due fratelli Tardieu (Antoine/Christian Marquand e Michel/Jean Luis Trintignat) e un riccone borghesotto con mire espansionistiche (Curd Jurgens) proprietario di un night e di un cantiere navale. Come dice lo stesso Jurgens, "quella è una femmina fatta apposta per rovinare gli uomini", e la passione per Juliette renderà infatti incandescente Saint Tropez al punto da esasperare di tensione i rapporti dentro e fuori la famiglia Tardieu.

Forse solo Marilyn avrebbe potuto e saputo prendere il posto della Bardot; nessun'altra femmina sulla faccia della Terra avrebbe dato al film quello che B.B. riesce a imprimere sui fotogrammi. Puro magnetismo animale, seduzione senza filtri, erotismo, sensualità, animalità selvaggia. La Bardot ha 22 anni quando gira E Dio...Creò La Donna impersonando una 18enne, e pare proprio una ragazzina appena cresciuta, il corpo è esile ma le forme no; non importa neanche fasciarla in abiti da capogiro, basta un semplice paio di pantaloni anonimi ed una fruit bianca per esaltarne le curve, e trattenere a stento un seno già esplosivo, devastante. Molto coerentemente con la storia, la Bardot vive in un villaggio di pescatori, il suo è un aspetto semplice, quasi dimesso, con la sola eccentricità di non conoscere le scarpe e aggirarsi sempre a piedi nudi, né più né meno di un felino nella savana, come fosse il suo ambiente naturale. La Bardot che passeggia per le strette viuzze di Saint Tropez è una minaccia per qualsiasi uomo, ed il compagno che ha la fortuna/sciagura di starle accanto dovrà sopportare ogni sguardo, ogni invidia, ogni gelosia, ogni maldicenza. Un ruolo di una pressione estrema che infatti né il "debole" ma generoso Trintignant, né lo spavaldo e arrogante Marquand riescono a portare sulle proprie spalle, finendo per farsi la guerra e mettere in gioco persino il cantiere navale nel quale lavorano entrambi. A questa lotta intestina si unisce Jurgens, un saggio quarantenne che gioca con la Bardot come al gatto col topo, ma che rimane egli stesso intrappolato dal fascino irresistibile della vitalità, e della libertà della Bardot. Tuttavia Jurgens è il più saggio in campo, e metterà una pezza al precipitare degli eventi, pur restando a bocca asciutta.

Si dice che Vadim abbia rappresentato un pezzo della sua vita vera con questo film. Il matrimonio con la Bardot arriva nel '52 e certo non deve essere stato facile per il regista convivere con il simbolo assoluto della bellezza della sensualità. Tutto ciò che accade a Trintignant è probabilmente una versione idealizzata e romanzata della difficile routine matrimoniale di Vadim, marito "semplicemente" della più bella donna del mondo, come veniva considerata la Bardot in quegli anni. E Dio...Creò La Donna è anche un film di rottura, perché rifugge i cliché femminili delle donne angelo del focolare, le brave ragazze delicate, romantiche, sognatrici e fedeli al proprio principe azzurro (alla "povera ma bella" insomma); descrive invece un "tipo" che col sopraggiungere degli anni '60 si farà sempre più strada nella società occidentale, la donna sulla via dell'emancipazione, consapevole della propria sessualità, tenace, decisa, volitiva. Juliette Hardy in realtà è tutto fuorché decisa e consapevole, non sa quel che vuole esattamente, è rosa da un'insoddisfazione tormentata, da un demone che la divora dall'interno e che vuole strapparla ad una felicità serena. Juliette ama il suo Michel, ma per capirlo deve passare attraverso l'egoismo, deve infliggere dolore ed umiliazione a sé e ai suoi cari. Juliette deve pure subire la guerra che le altre donne le fanno, riconoscendo nella giovane una provocazione dello status quo ed un'insidia per i propri uomini, soggiogati e stregati da quel potere oscuro, misterioso, quasi diabolico che esercita il suo corpo. Juliette è una "sex kitten" dolce e crudele, una versione più raffinata ed elegante del prototipo della "vixen" di Russ Meyer (assai più spinto in chiave triviale e boccaccesca). Sfida e protegge il suo uomo al contempo, una vera tortura il dover accettare la sua bellezza, perché provocherà sangue e ferite.

Vadim non è mai stato un regista forte, un violento sovvertitore della costumanza sociale; le sue trasgressioni sono sempre state in punta di fioretto, celebrate con ironia, velluto ed eleganza (si veda Barbarella o Il Piacere E L'Amore); E Dio...Creò La Donna, pur avendo singoli momenti anche divertenti, rinuncia in parte all'ironia (è pur sempre il primo film di Vadim), esaltando di contro un clima torbido e limaccioso, dove l'eros potrebbe portare fino alle estreme conseguenze, mutandosi in tanathos. E ci andiamo assai vicino nella scena del ballo del mambo (una pagina di storia del cinema), quando Trintignant punta la pistola contro la Bardot, e Jurgens si mette di mezzo. Saint Tropez diventerà meta famosa e ambitissima proprio grazie a questo film. In effetti la fotografia di Vadim la incornicia e la valorizza splendidamente, infiniti gli scorci mozzafiato ed i colori sgargianti. La stessa Bardot vi acquisterà un villone che farà da calamita per la mondanità. Ed è qui che si ritirerà una volta lasciato il cinema; un sorta di omaggio, forse inconsapevole, proprio a E Dio...Creò La Donna.

Un leit motiv che purtroppo ci accompagna è quello che la censura italiana si è abbattuta assai più che in altri paesi su pellicole anticonformiste. E Dio....Creò La Donna non fu risparmiato. Nel doppiaggio italiano i due fratelli diventarono "cugini", poiché la famiglia democristiana non poteva tollerare un simile subbuglio tra le mura domestiche portato da un diavolessa pettuta come la Bardot. A parziale consolazione (?) pure l'americana National Legion Of Defenct - organizzazione dedita all'identificazione e alla avversione nel cinema di contenuti immorali, secondo il punto di vista della Chiesa Cattolica Romana - si abbattè puritanamente sul film, condannandolo senza appello. Nel 1988 Vadim realizza un remake di E Dio...Creò La Donna, con Rebecca De Mornay al posto della Bardot, Vincent Spano per Trintignant, Donovan Leitch per Marquand e Frank Langella per di Jurgens. Non fu esattamente un successo.

Trailer ufficiale

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